…Conoscere l’Antartide è come viaggiare attraverso un mondo così estraneo a quello in cui viviamo che ci da l’impressione di aver cambiato Pianeta o di aver messo piede nell’Era Glaciale della preistoria del mondo… (Hernan Pujato, Esploratore argentino)

  • La collaborazione con la Rai Abbiamo guidato la troupe RAI di “Stella del Sud” alla scoperta del continente antartico, fra mari impetuosi, picchi arcigni e paesaggi immacolati. Un reportage unico che vi consigliamo di gustare, come anteprima di una vostra futura esperienza.

Visti e passaporti

Nessun visto né documento specifico è richiesto per l’ingresso in Antartide. E’ sufficiente il passaporto in corso di validità. Può essere utile, per eventuali formalità doganali nei Paesi del Sud America, portare con sé alcune fotocopie e i dati anagrafici. Tuttavia, poiché i piani di navigazione dipendono totalmente dall’imprevedibilità delle condizioni atmosferiche e del ghiaccio, anche se possedete un biglietto per un viaggio diretto, oltre al passaporto potrebbe essere conveniente avere un visto valido per ognuno dei paesi in cui la vostra nave potrebbe essere costretta a cercare riparo in porto.

 

Vaccinazioni e altre informazioni sanitarie

Non sono richieste vaccinazioni.
Consigliamo precauzioni e attenzione per problemi di ipotermia, scottature solari, disidratazione, congelamento e cecità da riflesso della neve.
E’ fortemente consigliato stipulare polizze assicurative personali per l’assistenza medica ed altri servizi alla persona durante il Vostro viaggio. Tutte le navi dispongono di un medico a bordo e di un’infermeria, ma in caso di bisogno é bene essere coperti da polizze stipulate nel paese di origine.
Le condizioni climatiche nelle zone dell’Antartide normalmente visitate non sono così difficili come si potrebbe immaginare. Tuttavia si tratta sempre di zone estremamete inospitali, senza strutture e lontane da qualsiasi punto di soccorso rapido, eccezion fatta per la nave.
Per questa raggione é importante:

  • essere consci delle proprie capacità e dei possibili pericoli e comportarsi di conseguenza; programmare le proprie attività tenendo sempre presente la sicurezza personale
  • in terra come in mare, mantenere una distanza di sicurezza dalla fauna
  • rimanere con il proprio gruppo e seguire le istruzioni del capogruppo
  • non camminare sui ghiacciai e sulle distese di neve senza l’equipaggiamento adatto: c’è il pericolo reale di cadere nei crepacci
  • non confidare troppo nell’aiuto altrui; programmarsi seriamente per essere autosufficienti, cosa che riduce anche il rischio

 

Vestiario

Per essere adatto alle regioni polari, l’abbigliamento deve:

  1. mantenere caldo il corpo e specialmente le mani e i piedi,
  2. evitare la sudorazione,
  3. consentire la libertà dei movimenti e
  4. essere confortevole nelle diverse condizioni di clima.

Il modo migliore per realizzare questi obbiettivi è impiegare il ” metodo degli strati “. Più strati sovrapposti di tessuti leggeri risultano molto più efficaci di uno o due strati di tessuti pesanti: infatti permettono la traspirazione cutanea e allo stesso tempo trattengono più strati di aria, che esercitano un notevole effetto termoisolante. Il numero degli strati e il tipo di tessuto possono essere scelti di volta in volta in funzione delle condizioni meteorologiche.

Per gli sbarchi lo staff fornirà ai passeggeri capi di abbigliamento speciali da indossare (parka e stivali)

Come indicazione generale non devono mancare:
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  • Occhiali da sole/binocolo, Gli occhiali scuri o gli occhiali da neve polarizzati sono sempre indispensabili, per proteggersi dal riverbero della luce solare sui ghiacci.
  • Parka e Pile
  • Cappello, guanti e sciarpa
  • Abbigliamento termico
  • Creme solari
  • Costume da bagno
  • Scarpe confortevoli
  • ­ Stivali di gomma (preferibilmente alti almeno fino al ginocchio).
  • Abbigliamento informale per la vita a bordo della nave.
  • Preferibilmente abbigliamento termico e non sintetico.
  • Creme solari.
  • Costumi da bagno.
  • Scarpe confortevoli per camminare
  • Molto utile può rivelarsi una piccola borsa impermeabile, da portare sulle spalle, a tracolla o applicata alla cintola.

Gli iceberg e la calotta glaciale

L’Antartide è la terra dei ghiacci, che si distinguono in ghiaccio continentale e ghiaccio marino.
Il ghiaccio continentale deriva dalla trasformazione della neve sotto la pressione del suo stesso peso. Forma una calotta che ricopre il continente e i suoi rilievi e scivola verso la costa e il mare, estendendosi sulla superficie dell’oceano per alcune centinaia di chilometri. Dal suo limite esterno si distaccano gli iceberg.
Dall’altro canto, le fredde acque dell’Oceano Antartico raggiungono durante l’inverno temperature così basse che il loro strato superficiale congela, formando il ghiaccio marino. Si forma così la banchisa, la distesa marina di ghiaccio che circonda il continente fino a 1300 Km dalle coste, imprigionando la calotta e gli iceberg che da essa si distaccano. e impedendo l’accesso alle navi per la maggior parte dell’anno.
Il ghiaccio non è una materia statica bensì dinamica. Infatti si forma e si dissolve. Ha un suo bilancio di massa, che esprime il rapporto tra i processi d’accumulo e quelli di sottrazione, determinati dall’evaporazione, dalla fusione e dal distacco degli iceberg. Inoltre la calotta glaciale si muove. Il movimento è determinato dalle pendenze dei rilievi del terreno sottostante, dal suo peso e dalla temperatura atmosferica. I crepacci sono una conseguenza dei movimenti della calotta glaciale e a loro volta ne influenzano l’evoluzione, condizionando l’infiltrazione e la circolazione delle acque di fusione.
Il volume della calotta glaciale dell’Antartide è di circa 28 milioni di chilometri cubi. Se si sciogliesse interamente, il livello dei mari si alzerebbe di oltre 70 metri. Rappresenta il 90% del ghiaccio totale della Terra e il 70% delle riserve globali di acqua dolce. La calotta ricopre l’Antartide per il 98% della sua superficie e ha uno spessore medio di circa 2.000 metri; tuttavia non è uniforme e la sua altezza varia da poche centinaia a più di 4.000 metri. Si muove in senso centrifugo, dal centro del continente verso la costa, ad una velocità che varia da un minimo di 10-30 metri ad un massimo di 2.000 metri l’anno. Sotto la spinta del suo peso, la calotta scivola dalla superficie del mare per centinaia di chilometri, formando le banchise. Esse rappresentano l’11% dell’area dell’Antartide. Le due più grandi sono la banchisa di Ross (mezzo milione di chilometri quadrati ) e la banchisa di Ronne: esse occupano rispettivamente i bacini dei mari di Ross e di Weddell. Più piccole sono le banchise di Larsen, Abbott e Getz nell’Antartide Occidentale e quelle di Shackleton e Amery nell’Antartide Orientale.
Dalle banchise e dai ghiacciai sulla costa si distaccano gli iceberg, che sono forse l’elemento più suggestivo del paesaggio antartico. Hanno forme e dimensioni assai variabili. Se ne distinguono due tipi: quelli simili a montagne, che originano dai ghiacciai, e quelli tabulari, che nascono da una frattura della banchisa. Questi ultimi sono i più numerosi: a volte sono larghi più di 100 chilometri e hanno uno spessore anche di 200 metri. Gli iceberg galleggiano sul mare, dal quale emerge solo la quarta parte della loro massa. Essi viaggiano alla deriva, spinti dalle correnti marine e dai venti, risalendo verso nord fino a 45-50 gradi di latitudine.
Il cambiamento stagionale più straordinario in Antartide è il congelamento dell’Oceano. Verso la fine dell’estate, il mare inizia a ghiacciare formando il pack, che a settembre, al termine della stagione fredda, raggiunge l’immensa estensione di circa 20 milioni di chilometri quadrati: gli iceberg vi rimangono imprigionati e lo scenario marino assume un aspetto movimentato. Poi in primavera, l’aumento della temperatura ambientale determina il progressivo scioglimento del ghiaccio marino, che a marzo è nuovamente ridotto ad una superficie intorno ai 3 milioni di chilometri quadrati.

 

Storia e popolazione

A differenza di altre masse terrestri continentali, l’esistenza dell’Antartide fu ipotizzata molto prima della sua scoperta. Infatti, sia Pitagora sia Aristotele ritenevano che il globo terrestre, per eccesso di peso nella parte superiore, si sarebbe sbilanciato sino a rovesciarsi se non ci fosse stata una considerevole massa di terra a equilibrarlo alla base.

James Cook fu il primo ad attraversare il Circolo Polare Antartico nel 1773 ma circumnavigò l’Antartide senza mai avvistare la terra. Le osservazioni raccolte da Cook sull’enorme popolazione di foche e balene incoraggiarono l’arrivo a frotte di molte imbarcazioni per la caccia di questi animali; queste, in seguito, scoprirono quasi un terzo delle isole a sud dell’Antartide e dell’Oceano Pacifico.

Nel gennaio 1820 il russo Fabian von Bellingshausen fu il primo ad avvistare l’Antartide. Egli lo descrisse come ‘un campo di ghiaccio coperto da piccole colline’. Ma la sua impresa fu presa in considerazione soltanto 120 anni dopo, quando l’Unione Sovietica avanzò le sue rivendicazioni territoriali sull’Antartide.

Rivendicazioni territoriali

  • Argentina: (Antártida Argentina), da 25°W a 74°W; si sovrappone alle rivendicazioni cilene e britanniche; rivendicata nel 1943.
  • Australia: da 160°E a 142°E e da 136°E a 45°E; rivendicata nel 1933.
  • Brasile: da 28°W a 53°W; si sovrappone alle rivendicazioni argentine e britanniche; rivendicata nel 1986 soltanto come zona d’interesse.
  • Cile: (Territorio Chileno Antártico) da 53°W a 90°W; si sovrappone alle rivendicazioni argentine e britanniche; rivendicata nel 1940.
  • Francia: (Terre Adélie) da 142°E a 136°E; rivendicata nel 1924.
  • Nuova Zelanda: (Dipendenza di Ross) da 150°W a 160°E; rivendicata nel 1923.
  • Norvegia: (Terra di Regina Maud) da 45°E a 20°E e l’Isola Pietro I; rivendicata nel 1938.
  • Regno Unito: (British Antarctic Territory) da 20°W a 80°W; si sovrappone alle rivendicazioni argentine e cilene; rivendicata nel 1908.

Il Trattato Antartico mantiene congelate queste rivendicazioni e la maggioranza delle altre nazioni non le riconoscono. Non sono state fatte rivendicazioni nel settore tra 90 gradi est e 150 gradi ovest.

Esistono anche bandiere di territori dell’Antartide e proposte per bandiere uniche.

Popolazione

L’Antartide non ha una popolazione in senso stretto, nelle oltre 80 basi scientifiche vivono però circa 4.000 persone nei mesi estivi che si riducono a circa 1.000 durante i mesi invernali.
Nel luglio del 2005 (nel mezzo dell’inverno) risiedevano nella base più grande, quella di McMurdo, 79 donne e 162 uomini.

Il primo essere umano nato in questo continente è l’argentino Emiliano Palma, nato nel 1978 nella colonia argentina di Esperanza, nel 1986/87 sono nati due bambini nella Villa Las Estrellas, nella stazione cilena Marsh, oggi chiamata Frei.

L’Antartide non ha una popolazione stabile ma molti governi mantengono stazioni di ricerca permanenti sul continente; fra le principali ci sono due italiane:

 

La conquista dell’Antartide

La stella polare indica il Nord. Fa parte della costellazione dell’Orsa Minore. La parola del greco antico per orsa è “ arktòs ”. Per questo il termine “artico” indica l’estremo nord del mondo. Al contrario, “antartico” è l’estremo sud del pianeta. E’ questa l’etimologia del nome Antartide e suggerisce già gli antichi Greci conoscessero il continente di ghiaccio. In realtà, ne supponevano solamente l’esistenza, ritenendo che una terra sconosciuta dovesse esistere nell’emisfero australe, per bilanciare le terre note dell’emisfero settentrionale.

Magellano, 1520
Numerosi secoli trascorsero dall’ipotesi geografica degli antichi Greci, al primo viaggio di scoperta nell’estremo sud del mondo, che fu compiuto da Magellano nel 1520. Al comando di una squadra di cinque navi di 120 tonnellate di stazza, il grande navigatore portoghese stava cercando, per conto dei Reali di Spagna, il passaggio che ancora oggi porta il nome di “ stretto di Magellano ”, dal capo delle Vergini, sull’Atlantico, al Capo Pilar, sul Pacifico: ne percorse però almeno cinque volte tante tra la cota e le innumerevoli piccole isole di fronte, per trovare un’uscita da quei bracci di mare. Si convinse che la terra a sud dello stretto da lui individuato fosse il limite settentrionale del continente sconosciuto – la Terra Australis Incognita – e le diede il nome di Terra del Fuoco, per i fuochi che vi si osservano di notte nei campi indigeni. Un prezioso diario dettagliato della spedizione fu tenuto dall’italiano Antonio Pigafetta, che pagò per partecipare al viaggio.Sulla base di queste scoperte, il continente dell’Antartide apparve sulle carte geografiche del tempo con il nome di Terra Australia Incognita: occupava l’intera area a sud dello stretto di Magellano.

Hoces, 1526 e Drake, 1578
Questa immagine dell’emisfero sud rimase invariata per la maggior parte del sedicesimo secolo, fino a quando alcune impreviste deviazioni spinsero ancora di più a sud le navi che tentavano di percorrere lo stretto di Magellano. Fu ciò che accadde allo spagnolo Fernando Hoces nel 1526 e a Sir Francio Drake nel 1578. I venti di burrasca portarono la nave ammiraglia Pelican verso sud per 52 giorni, tra la punta estrema del Sud America e le isole Shetland Australi. Quel tratto di mare fu chiamato “ stretto di Drake ” e la sua esistenza dimostrava che la Terra del Fuoco era in realtà un’isola e che a sud vi era ancora mare aperto.

Schouten e Le Maire, 1616: il Capo Horn
Nel 1615, un ricco commerciante olandese finanziò una spedizione per creare una nuova via di navigazione dall’Atlantico al Pacifico, alternativa allo stretto di Magellano. La spedizione fu posta al comando di Willelm Shouten e, come commissario di bordo, vi partecipò Jakob Le Maire, fratello dell’armatore. Due navi salparono da Texel, attraverso l’Atlantico e raggiunsero il Sud America. Qui, una di esse venne distrutta da un incendio. L’altra – la Unitie – proseguì la sua rotta, superò l’estremità meridionale della Terra del Fuoco re percorse il braccio di mare che la separa dall’isola degli Stati: lo “ stretto di Le Maire”. Uscita dallo stretto, la Unitie mantenne per cinque giorni la prua verso sud-ovest e il 29 gennaio 1616 doppiò l’isola, che fu scambiata “ per un promontorio montuoso, coperto di neve, che terminava con una punta aguzza”. Fu chiamato Capo Horn, dal nome della piccola cittadina olandese, 40 chilometri a nord di Amsterdam, in cui era nato Schouten. Si trovava a 67°16’ di longitudine ovest da Greenwich e segna il confine geografico tra gli oceani Atlantico e Pacifico.

Cook, 1768-1775
I primi viaggi a carattere scientifico furono compiuti da James Cook tra il 1768 e il 1775. Al servizio della royal Society of Science, egli lasciò l’Inghilterra con l’obbiettivo di esplorare e circumnavigare la Terra Australis Incognita. Al comando dell’Endeavour, egli compì u primo viaggio tra il 1768 e il 1771, doppiando il Capo Horn e circumnavigando la Nuova Zelanda. Dimostrò così che si trattava di un’isola e non di una regione del Continente Sconosciuto, come si era ritenuto fino ad allora. Nel suo secondo viaggio, tra il 1772 e il 1775, con la Risolute e l’Adventure, Cook circumnavigò il mondo a latitudini meridionali inesplorate. Confermò la scoperta delle isole di San Pietro, cambiando il loro nome in isole della Georgia del Sud, in onore del Re Giorgio I d’Inghilterra. Scoprì una nuova terra, di cui non fu in grado di accertare la natura continentale o insulare, che chiamò Terra di Sandwich. Tuttavia nonostante avesse superato per tre volte il Circolo Polare Antartico in tre aree diverse e si fosse spinto fino a 71° di latitudine sud costeggiando il limite esterno del pack, non avvistò mai il continente leggendario. Per questo, al termine del suo viaggio, durato tre anni e seimila miglia marine, fece ritorno in Inghilterra con la ferma ma erronea convinzione che la Terra Australia Incognita non esistesse.

I cacciatori di foche
I primi decenni del XIX secolo furono caratterizzati dalla caccia alle foche dei mari del sud, dalle isole Falkland a quelle della Georgia del Sud e in seguito alla Penisola dell’Antartide. Rapidamente, la caccia si trasformò in un’attività industriale su larga scala, alla quale parteciparono numerose nazioni, con gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’Argentina ai primi posti. I cacciatori erano costantemente alla ricerca di luoghi nuovi, non ancora sfruttati, e divennero così i primi esploratori sistematici della Penisola dell’Antartide e delle isole vicine. Essi tuttavia non divulgarono bensì cercavano di mantenere segrete le loro scoperte.

Palmer e Powell, 1818
Nathaniel Brown Palmer, un cacciatore di foche americano, sbarcò nel 1818 sull’isola Deception – l’isola dell’Inganno – e fu ol primo ad esplorare le isole Shetland Australi e le coste della Penisola dell’Antartide. Più tardi, insieme all’inglese Powell, scoprì le isole Orcadi Australi.

Bellinghausen, 1819-1821
Tra il 1819 e il 1821, la Russia organizzò una spedizione di due navi, la Vostock e la Mirny, agli ordini di Thaddeus Bellinghausen. Egli aveva il compito di circumnavigare il Continente Sconosciuto ad una latitudine più meridionale di quella raggiunta da Cook. Scoprì la terra di Alessandro I, che in realtà è un’isola a ovest della Penisola dell’Antartide, ed esplorò il mare che porta il suo nome.

Weddell, 1820-1824
Le isole Shetland e Orcadi Australi furono esplorate sistematicamente tra il 1820 e il 1824 dall’inglese James Weddell, per conto della Compagnia Enderby Brothers di Londra, impegnata nella caccia alle foche. In condizioni del pack molto favorevoli, Weddell riuscì a raggiungere le latitudine di 74°15’ sud, addentrandosi nelle acque che fuorno chiamate di Weddell.

Dumont D’Urville, 1837-1840
Il francese Dumont D’Urville comandò una spedizione di due navi, l’Astrolabe e la Zelèe, finanziata dall’Accademia delle Scienze di Parigi, tra il 1837 e il 1840. Costeggiò l’Antartide a latitudini molto meridionali e compì importanti osservazioni di fisica terrestre. Durante il viaggio, scoprì una nuova regione che, in onore di sua moglie, chiamò Terra di Adèlie.

Ross, 1839-1843
Quasi contemporaneamente, l’Ammiragliato britannico inviò una spedizione in Antartide, per realizzare studi geografici, oceanografici e meteorologici ed effettuare rilevazioni di geologia, botanica, zoologia e sul magnetismo. La missione fu affidata a James Ross, che aveva da poco raggiunto il Polo Nord magnetico. Ross lasciò l’Inghilterrra nel 1839 con le navi Erebus e Terror. Doppiò il Capo di Buona Speranza, passò al largo della Tasmania e raggiunse il continente antartico nel luogo che chiamò Capo Adare. Di qui proseguì la sua navigazione verso sud ma, alla latitudine di 78°04’, fu bloccato da un’insuperabile barriera di ghiaccio: la banchisa di Ross. Ross tracciò le carte della regione e scoprì alcune catene montuose e alcuni vulcani, ai quali diede il nome delle sue navi: il monte Erebus, con i suoi 5.000 metri, è la cima più alta dell’Antartide.

I cacciatori di balene
I cacciatori di balene fecero la loro comparsa in Antartide negli ultimi decenni del XIX secolo. Erano alla ricerca di aree di caccia meno sfruttate di quelle dell’emisfero settentrionale, dove le balene erano state decimate. Al pari dei cacciatori di foche, anche quelli di balene contribuirono alla conoscenza del continente antartico. Alcune compagnie ebbero una base sull’isola di Deception, nell’arcipelago delle Shetland Australi, e la prima base permanente fu costruita a Grytviken nel 1904, in un’isola della Georgia del Sud.

L’Anno Polare Internazionale, 1882-1883
Nel 1882-1883, a comunità scientifica internazionale proclamò l’Anno Polare per sottolineare la necessità di una conoscenza più approfondita dell’Antartide.

Il VII° Congresso Internazionale di Geografia, 1899
Quattro anni dopo, nel 1889, a Berlino, si tenne il VII° Congresso Internazionale di Geografia. Le spedizioni sporadiche furono ritenute ormai inadeguate all’esplorazione dell’Antartide e si decise si promuovere una Spedizione Internazionale, articolata in cinque missioni. Furono realizzate dalla Germania, la Svezia, la Gran Bretagna e la Francia, tra il 1901 e il 1905. Le comandarono il tedesco Drygalsky, lo svedese Nordenskjold, gli inglesi Scott e Bruce, e il francese Charcot. I risultati più importanti fuorono la scoperta della Terra di Guglielmo II, la permanenza in Antartide di alcuni gruppi di esploratori durante tutto l’inverno, il raggiungimento della latitudine di 82° sud (Scott) e la costruzione di Osmond House: fu la prima base scientifica permanente. Impiantata da Bruce sull’isola Laurie delle orcadi australi e poi ceduta al governo argentino, è tuttora in funzione!

Shackleton, 1907-1909
Nel 1907, l’inglese Ernest Shackleton, a bordo della Nimrod, raggiunse l’Antartide sulle coste del mare di Ross e vi impiantò un campo base. Due anni dopo, nel 1909, tre membri della sua spedizione raggiunsero via terra il Polo Su Magnetico ( 72°25’ S e 155°16’ E ), compiendo un viaggio di 4 mesi e più di 2.000 chilometri. Quasi contemporaneamente, Shackleton partì con quattro uomini alla volta del Polo Sud Geografico. Impiegò slitte trainate da pony siberiani ma gli animali non resistettero alle avverse condizioni ambientali. Fu perciò costretto a proseguire a piedi e ciò nonostante raggiunse l’altopiano centrale dell’Antartide, Vi si addentrò per centinaia di chilometri ma nel gennaio del 1909, dopo aver raggiunto la latitudine di 88°23’ sud, fu costretto a tornare indietro: era a soli 180 chilometri dal Polo. La spedizione di Shackleton segnò il passaggio dalla fase dell’esplorazione navale dell’Antartide all’ “epoca eroica ” delle spedizioni terrestri, alla conquista del Polo Sud. ù

Scott e Amundsen, 1911-1912
Due spedizioni partirono dall’Europa alla volta della Antartide nel 1910; una inglese, agli ordini di Robert Falcon Scott, e l’altra scandinava, al comando del norvegese Roald Amundsen. Raggiunsero l’Antartide nel mare di Ross agli inizi del 1911 e stabilirono i campi base sulla costa, a poco più di 400 miglia di distanza l’uno dall’altro. Amundsen partì all’inizio di settembre, con una squadra di sole quattro persone, dotate ognuna di una slitta trainata da cani e di un equipaggio molto leggero. I cani morirono durante il viaggio di andata ma nonostante questo la spedizione proseguì tra i ghiacci alla media di 25 chilometri al giorno. Il 14 dicembre del 1911 venne raggiunto il Polo Sud: 90° di latitudine ! Amundsen fece ritorno al campo base il 25 gennaio 1912, dopo una marcia ininterrotta di tre mesi e più di 3.000 chilometri. Scott partì a novembre, con sedici uomini, alcuni carri tirati da pony siberiani, 13 slitte trainate da 233 cani un equipaggio piuttosto pesante. Ad intervalli regolari, piccoli gruppi lasciavano le spedizione e tornavano indietro, predisponendo depositi lungo la via del ritorno. Scott e altre quattro persone formavano l’ultima squadra. Superando difficoltà enormi, il 17 gennaio 1912 raggiunsero il Polo Sud ma provarono la terribile delusione di essere stati preceduti di 34 giorni da Amundsen. Esausti, intrapresero la via del ritorno. Ma le avverse condizioni ambientali impedirono loro di raggiungere il campo base: perirono drammaticamente, a soli 18 chilometri di distanza da un campo intermedio.

L’esplorazione aerea
Le prime esplorazioni aeree dell’Antartide vennero effettuate tra la Prima e òa Seconda Guerra Mondiale. L’australiano Hubert Wilkins sorvolò per primo la Penisola nel 1928. Richard Byrd, americano, raggiunse per primo il Polo Sud in aereo, nel 1929. E sempre un americano, Lincon Ellsworth, compì il primo volo transantartico, nel 1935.

L’Anno Geofisico Internazionale, 1957-1958
Il 1957-58 fu proclamato Anno Geofisico Internazionale ( IGY – International Geophysical Year ). Vi aderirono 67 nazioni che in nome della libertà della ricerca scientifica costruirono in Antartide più di 50 stazioni e fondarono il Comitato per la Ricerca Scientifica in Antartide. Lo SCAR ( Scientific Commitee on Antarctic Research ) esercita la funzione di coordinamento e controllo di tutte le attività in Antartide.

Il Trattato dell’Antartide, 1959
Nel 1959 fu stipulato a Washington il Trattato della Antartide. Costituisce la normativa internazionale che si applica in tutta l’area a sud dei 60° di latitudine. Fu sottoscritto inizialmente da dodici nazioni alle quali in seguito se ne sono aggiunte molte altre.

Verso l’Antartide

 “ Immaginate una regione grande quanto gli Stati Uniti e l’Europa insieme; più assolata della California, più arida dell’Arabia, più deserta del Sahara e più alta delle montagne della Svizzera. Soltanto un posto al mondo corrisponde a questa descrizione: l’Antartide, il meraviglioso continente all’estremità della Terra. ” ( Joseph M. Dukert, “ This is Antarctica ” )

Se si osserva il mappamondo, appare evidente che la distribuzione dei continenti e dei mari ai due poli del pianeta è completamente diversa. Nell’ emisfero nord, le terre circondano il mare coperto da ghiacci e formano un anello intorno alla banchisa, al centro della quale si trova il Polo Nord. Al contrario, nell’emisfero sud gli oceani circondano un continente coperto dalla calotta glaciale.

E’ l’Antartide, al centro della quale si trova il Polo Sud.Simile a una grande torta di ghiaccio, è quasi interamente compresa all’interno del Circolo Polare Antartico ( 66° 33’ latitudine sud ). E’ il luogo dell’assoluto. Qui sono estreme le condizioni ambientali, la pace e la tranquillità. Il ghiaccio che la ricopre raggiunge lo spessore di quattromila metri e rappresenta il 90% del ghiaccio di tutta la Terra.

Non è una massa statica, ma si muove a una velocità anche di due chilometri l’anno in direzione della costa, dalla quale scivola in mare a ricoprirne la superficie. Un terzo della linea costiera è formata dalla banchisa che può essere alta centinaia di metri. Dalle sue pareti, si distaccano le masse di ghiaccio che formano gli iceberg. Lunghi alcuni chilometri e spessi più di quaranta metri, galleggiano sui mari e navigano alla deriva, fino a più di mille chilometri dal continente. Uno di essi basterebbe al fabbisogno di acqua di una città come Los Angeles per alcuni secoli !

E’ difficile usare il termine continente per quella che a prima vista sembra semplicemente un’enorme massa di ghiaccio, senza foreste, né fiumi, né laghi, con forme di vita del tutto particolari e senza una popolazione indigena. Tuttavia, nonostante che le condizioni climatiche siano estreme, in Antartide ferve la vita. Lungo le coste, dove il ghiaccio e la terra incontrano il mare, si trovano le colonie dei pinguini, che contano milioni di esemplari, e delle foche. Gli albatros, che con la loro apertura alare di più di due metri sono forse gli uccelli più impressionanti, sorvolano numerosi l’oceano Antartico, insieme alle putrelle, gli skua e le rondini di mare: alcune di esse compiono ogni anno una migrazione di più di sedicimila chilometri per trascorrere l’estate australe in Antartide.
I mari inoltre sono ricchi di plancton e di calamari e per questo sono molto popolati dai pesci e tra i più frequentati al mondo dalle balene. La vegetazione è limitata a poche specie di muschi e licheni, alcune delle quali hanno un’intensa colorazione rossa e gialla, che risalta sul bianco della calotta di ghiaccio. L’ Antartide è forse il continente più antico del mondo. Tuttavia è l’unico ad essere rimasto sconosciuto all’uomo tanto a lungo.
Le prime spedizioni risalgono ad appena duecento anni fa e la corsa al Polo Sud è l’ultima impresa eroica della storia delle grandi scoperte geografiche. Viene raggiunto dal norvegese Roald Amundesen il 14 dicembre 1911 e pochi giorni dopo l’inglese Robert Falcon Scott. In seguito, l’esplorazione dell’Antartide è stata fortemente ostacolata dalla lontananza degli altri continenti e delle avversità ambientali. Ciò nonostante, il Continente Bianco è diventato ben presto uno degli argomenti più dibattuti della politica internazionale.
La sua importanza strategica per il controllo della navigazione marittima ed aerea nell’emisfero sud del mondo e le sue enormi ricchezze, in particolare minerarie, sono all’origine di contrastate rivendicazioni di sovranità territoriale da parte di numerose nazioni.
Negli ultimi decenni è però prevalsa nella comunità internazionale la convinzione che l’importanza dell’Antartide risieda nel suo ecosistema, assolutamente unico e virtualmente intatto: costituisce infatti una chiave insostituibile per la comprensione dei grandi fenomeni del nostro pianeta.
Per questa ragione, l’Antartide è oggi universalmente considerata patrimonio della conoscenza dell’intera umanità, da preservare a qualsiasi costo. Il Protocollo di Madrid del 1991, siglato da più di quaranta nazioni, ha infatti designato l’Antartide “riserva naturale consacrata alla pace e alla scienza ”.
Le prime immagini sorprendenti e suggestive di questa ultima regione sconosciuta e intatta del mondo ci sono giunte dalle stazioni di ricerca, installate negli ultimi decenni. Hanno suscitato un grande interesse e attratto un numero sempre crescente di visitatori.

Posizione geografica

L’Antartide è la massa di ghiaccio che ricopre la regione più a sud della Terra. Il Trattato Internazionale dell’Antartide la definisce sotto il profilo geopolitica come l’intera area che si estende al di sotto dei 60° di latitudine sud. Ai fini scientifici, è invece più utile il confine oceanografico e biologico della Convergenza Antartica, che segna il limite della differenza di temperatura tra le acque polari e quelle temperate.
Osservata dallo spazio, l’Antartide appare come uno scudo di ghiaccio, che ha il suo centro al Polo Sud e di qui si estende in ogni direzione per circa 2.500 chilometri, fino al mare. Una grande penisola – la Penisola dell’Antartide – , lunga più di 1.500 chilometri, si proietta verso il Sud America. Due grandi baie contrapposte, una ad est e l’altra a ovest della Penisola, delimitano i due mari – il mare di Weddell e il mare di Ross rispettivamente -, che entrano nel continente per 500-1.000 chilometri di lunghezza e 1.000 chilometri di larghezza. Entrambi sono in gran parte ricoperti da un’estesa banchisa glaciale.
La massa continentale è quasi interamente compresa all’interno del Circolo Polare Antartico ( 66° 33′ lat. sud ) ed è circondata dall’oceano Antartico, che la separa dagli altri continenti. Il più vicino è il Sud America, a circa 1.000 chilometri; l’Australia e la Nuova Zelanda sono a circa 2.200 chilometri; il Sud Africa a 3.600.
L’oceano Antartico è formato dalla confluenza meridionale degli oceani Pacifico, Atlantico, Indiano. Le sue caratteristiche fisiche e chimiche ( temperature molto basse e alto contenuto di minerali ) e la sua elevata produttività biologica ne fanno un ben definito e separato ecosistema marino. Il suo limite settentrionale è costituito dalla Convergenza  Antartica , che è la linea dove le acque fredde e poco saline che risalgono dalle coste dell’Antartide  incontrano e vengono spinte verso il basso dalle acque più calde e saline provenienti dalle regioni più temperate: la differenza di temperatura è di 2-3 gradi centigradi. Disposta come una cintura intorno al continente antartico, tra i 50° e i 60° di latitudine sud, a 300-400 chilometri dalla costa, la Convergenza Antartica rappresenta un confine biologico e non geografico: a sud di essa, tutte le forme di vita sono altamente specializzate e adattate alla sopravvivenza nel particolarissimo ecosistema antartico.
La superficie dell’Antartide è stimata intorno ai 14 milioni di chilometri quadrati, che comprendono anche la parte di calotta glaciale che si protende sui mari: equivale all’estensione degli Stati Uniti e dell’Europa insieme. La calotta ricopre il 98% della superficie del continente ed ha uno spessore medio di 2.000 chilometri. Da essa emergono solo le cime delle montagne più alte, che superano i 4.500 metri sul livello del mare e sono piuttosto numerose. Per questa ragione, l’Antartide è il continente con l’altitudine media più elevata del mondo.

Il Polo Sud al centro dell’Antartide è Polo Sud Geografico. E’ il punto nel quale l’asse di rotazione della Terra incontra la superficie: corrisponde alla latitudine più meridionale – 90° sud -, dove tutti i meridiani si incontrano. Oltre a quello geografico, si definiscono i poli magnetico e di inaccessibilità relativa.

Il Polo Sud Magnetico è il punto nel quale convergono le linee di forza del campo magnetico terrestre. La sua posizione varia con il variare del campo magnetico e si sposta ogni anno di 10-20 chilometri: attualmente è localizzato nella Terra di Adelia.
Il Polo d’Inaccessibilità Relativa è il punto del continente più distante dalla costa e quindi da ogni altra Terra: è situato a 86° 06′ di latitudine sud e 40° 58′ di longitudine est.
Nell’area che circonda la Convergenza Antartica, si trova un gran numero di piccole isole e arcipelaghi, disseminati ai limiti degli oceani. Si tratta di un’area geografica non omogenea ma indicata col nome d’Area Sub Antartica, per indicare che è strettamente correlata all’Antartide sebbene ne rimanga distinta da alcune caratteristiche climatiche, biologiche e oceanografiche.
Tra i gruppi più importanti di isole vi sono: sul versante atlantico, la Georgia del Sud, le Orcadi e le Sandwich Australi, Tristan da Cunha e Bouvet; sul versante indiano, Prince Edward, Crozet, le Kerguelen, Amsterdam, Saint Paul, McDonald e Heard; sul versante pacifico, Macquarie, Auckland, Campbell, Antipodes, Bounty e Balley.
L’Antartide è una delle regioni più antiche della Terra. Non ha però sempre occupato la sua posizione attuale. Faceva parte del continente scomparso di Gondwana, che era formato dal Sud-America, l’Africa, l’India, il Madagascar e l’Australia, prima che si separassero. Se ne distaccò circa 65 milioni d’anni fa e un movimento di deriva la spinse sempre più a sud, fino alla sua posizione odierna, intorno al Polo, in una delle aree più fredde del nostro pianeta.

20-25 milioni d’anni fa, si formò la calotta glaciale che ricopre quasi interamente e alla quale si doveva la convinzione, oggi superata, che l’Antartide fosse un’unica grande massa continentale. Grazie ai più recenti studi geologici e geofisici, sappiamo invece che se tutto il ghiaccio che la riveste venisse asportato, l’Antartide si mostrerebbe formata da due grandi regioni, separate dall’oceano, sul quale il ghiaccio forma un ponte tra il mare di Ross e il mare di Weddell. La regione ad est del meridiano di Greenwich è l’Antartide Orientale e consiste in un’unica placca di forma rotondeggiante. L’altra regione è l’Antartide Occidentale, molto meno estesa e formata da alcuni gruppi di isole di differente grandezza, separate da tratti di mare chiusi. All’origine faceva parte del sistema montuoso all’estremità meridionale dell’oceano Pacifico – il Sistema Andino -, che s’interrompe a sud della Terra del Fuoco ma prosegue con il così detto Arco della Scozia (isole Shetland e Orcadi Australi, isole della Georgia del sud) e la Penisola dell’Antartide.

La maggior parte del territorio sub-glaciale dell’Antartide Orientale è occupata da una pianura, sepolta sotto la calotta glaciale. L’area è delimitata da alcuni sistemi montuosi che superano spesso i 3.000 metri d’altezza ed emergono dal ghiaccio. Il sistema più esteso è la Catena Transantartica, che attraversa il continente, dalla Terra di Coats, sul mare di Weddell, alla Terra Vittoria, sul mare di Ross. E’ la spina dorsale dell’Antartide e corre lungo la linea di demarcazione tra le regioni Orientale e Occidentale. La cima più alta è il monte Kirkpatrick con i suoi 4.500 metri sul livello del mare.
La catena montuosa principale dell’Antartide Occidentale è la Catena Antartica Andina, che si estende lungo la Penisola, con rilievi che oltrepassano spesso i 4.000 metri d’altezza. La Catena d’Ellsworth è l’altro sistema montuoso importante di questa regione, e va dalla base della Catena Antartica Andina alla parte centrale di quella Transantartica. Il monte Vinson tocca i 5.140 metri ed è la vetta più elevata.

Le aree non coperte dai ghiacci sono solo il 2% della superficie dell’Antartide, Corrispondo a isolati picchi montuosi, chiamati con il nome eschimese “nunataks”, o a piccole valli con un clima particolarmente favorevole, chiamate “oasi”.

Anticamente, l’attività vulcanica è stata molto intensa in Antartide, in particolare lungo l’Arco della Scozia. Il vulcano più importante è il monte Erebus, alto 5.000 metri: si trova all’isola di Ross, al largo della Terra Vittoria.

Viaggiare in Antartide

Narra un’antica leggenda che i primi ad avvistare l’Antartide furono i navigatori Maori, quasi mille anni fa, ma il continente comparve per la prima volta sulle carte geografiche soltanto nel XVI secolo. I grandi navigatori di quell’epoca si avvicinarono, ma non riuscirono a raggiungerlo e ne negarono l’esistenza. Miglior fortuna ebbero in seguito i cacciatori di foche, che all’inizio del secolo scorso toccarono per primi le coste della Penisola dell’Antartide.
Quasi cento anni dopo, un nuovo impulso alla conoscenza del continente venne dal mondo scientifico internazionale. Furono gli anni della corsa al Polo, legata ai nomi Shackleton, Amundsen e Scott, protagonisti del più recente capitolo della storia delle grandi scoperte geografiche, prima della conquista della Luna.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, furono costruite in Antartide le prime basi di ricerca scientifica, che oggi ospitano oltre cinquemila persone durante l’estate australe. Seppur non residenti in senso stretto, sono la vera popolazione dell’Antartide. Ben più numerosi giungono i turisti, che da oltre venticinque anni sono attratti dal continente dei ghiacci. Si calcola che nella stagione 93-94 siano stati più di diecimila. I primi visitatori arrivarono a bordo di navi militari con spedizioni private, in una grande avventura a scapito di ogni confort. Nel corso degli anni questa forma di turismo si è notevolmente evoluta e dei primi viaggi rimangono solo lo spirito di scoperta e la curiosità della conoscenza diretta, che spingono un numero sempre più grande di persone a visitare l’Antartide.
Le navi che si usano oggi sono estremamente confortevoli e dotate delle strumentalizzazioni più moderne. Sono classificate rompighiaccio e si possono considerare grandi yacht privati, che offrono un’elevata qualità di servizio ad un numero limitato di ospiti.
Piccoli gruppi di passeggeri vengono accompagnati da esperti di livello internazionale, per rendere minimo l’impatto ambientale delle escursioni in questa regione della Terra così vulnerabile dal punto di vista ecologico.
L’ Antartide non è e non potrà divenire una destinazione turistica, ma è l’obiettivo di un viaggiatore di avventura e di scoperta. Un viaggio per chi del nostro pianeta vuole conoscere quasi tutto e anche questo luogo, regno di pinguini, delle foche e delle balene, dove è bene che l’uomo lasci ogni cosa com’ è.

La nave Ocean Nova

La Ocean Nova è una confortevole nave di moderna concezione. Costruita in Danimarca nel 1992 per navigare inizialmente nei ghiacci dei mari della Groenlandia, è l’ideale, grazie al suo scafo rinforzato, per le spedizioni marine sull’Oceano Antartico. La Ocean Nova ha una capienza di 62 passeggeri nel pieno confort di cabine, tutte cn bagno privato e vista esternas, disponibili in singole, doppie e triple.

In più una sala con proiettore per presentazioni e con vista panoramica, un ristorante spazioso, un bar, una biblioteca, un locale adibito a palestra e un’ infermeria. I gommoni tipo Zodiac permettono anche facili sbarchi e piccole spedizioni marine.

La nave Clipper Adventurer

122 passeggeri
72 membri dell’equipaggio
61 cabine tutte esterne, con letti bassi e servizi privati

  • Cat. 1  doppia ponte inferiore (oblò)
  • Cat. 2  doppia ponte inferiore (oblò)
  • Cat. 3  doppia ponte superiore (oblò)
  • Cat. 4  doppia ponte superiore (finestra)
  • Cat. 5  superior (finestra)
  • Deluxe (finestra)
  • Suite (finestra)
  • Suite Armatoriale (finestra)

 

Uccelli Marini

Circa 35 specie di uccelli volano nei cieli a sud della convergenza antartica e la quasi totalità di essi appartiene a due ordini: Procellariformi e Caradriformi.
Procellariformi.
Caratteristica comune delle varie famiglie che compongono l’ordine dei Procellariformi è la conformazione delle narici, sboccanti sul becco attraverso cavità tubolari (è, del resto, noto anche come ordine dei Turbinati). I più affascinanti uccelli del ciclo australe sono gli albatri (Diomedeidi). Il loro nome deriva da un vocabolo portoghese che significa ” uccello del mare”. La grande apertura alare e l’abilità nel volo permettono loro di starsene per anni lontani dalla terraferma; l’oceano, del resto, è il loro regno. L’albatro urlatore (Diomedea exulans) è il più grande: può raggiungere un’apertura alare anche di quattro metri e mezzo. Nei mesi di novembre e di dicembre abbandonano l’oceano e preparano i loro nidi, non avendo nemici naturali depongono un solo uovo per volta, lusso questo che ben pochi altri uccelli possono permettersi. Con le loro ali smisurate gli albatri si lasciano trasportare con maestria e senza sforzo dai venti oceanici. essi scorrazzano sulle immense, ribollenti distese dei mari antartici, di cui sono i veri, solitari padroni. Per gli albatri la terraferma ha una sola funzione: fare da proscenio alle bizzarre danze che inscenano nelle parate nuziali e depositare l’uovo che assicurerà la nascita della loro progenie. Diffusi in quasi tutti i mari del globo, i Procellaridi costituiscono la famiglia più numerosa dei Procellariformi e comprendono un notevole numero di generi   (petrelli, prioni,fulmari, puffini, ecc.). Essi nidificano prevalentemente nelle aree sub-antartiche e sulle coste occidentali della Penisola Antartica. Una delle specie più numerose tra tutte le procellarie glaciali e certamente la più diffusa sulla terra, è il priore del capo, che solca i cieli tra l’Antartide e la Nuova Zelanda. Il Petrello delle Nevi (Pagodroma nivea) ed il Fulmaro Antartico (Fulmarus glacioides) sono in grado di nidificare parecchi chilometri all’interno del continente antartico nelle aree prive di neve (“nunataks”). Questi uccelli si nutrivano, un tempo, prevalentemente di plancton; oggi, soprattutto dei rifiuti delle navi. I petrelli delle tempeste presentano dimensioni che variano da quelle di una rondine a quelle di uno storno, per cui sono i più piccoli uccelli pelagici.  Nei cieli australi si trova il Petrello di Wilson (Oceanites oceanicus), così chiamato in onore del grande medico-naturalista che trovò la morte nella sfortunata spedizione antartica di R. F. Scott.

La Convergenza Antartica

La Convergenza Antartica, nota anche come Fronte Polare Antartico oppure Zona Frontale Polare, é la frontiera biologica che limita a nord l’oceano Australe. In realtà, le acque dell’Oceano antartico vanno un pò più a nord ma non è possibile definire i confini.
La convergenza Antartica è una fascia con larghezza che varia da 40 a 80 Km tra le latitudini 40° Sud e 60° Sud a circa 1600 Km dalle coste. Qui l’acqua che fluisce verso Nord, fredda, densa e vicina al punto di congelamento, sprofonda sotto l’acqua più temperata sub-antartica che si muove verso Sud. Le due masse d’acqua non si mescolano, dato che i venti occidentali le deviano in due correnti parallele. Una differenza di temperatura marca chiaramente il confine tra i due flussi: quando si supera questo limite verso Sud, quasi subito, la temperatura d’acqua cala di 2-3° C. Diverso è anche il grado di salinità delle due diverse masse d’acqua.
In pratica, sia a causa delle correnti che della diversa densità dell’acqua (temperatura + salinità), le acque dell’oceano Antartico non si mescolano con quelle dell’oceano Indiano né con quelle dell’oceano Pacifico.
La Convergenza Antartica costituisce una barriera insormontabile per gran parte degli organismi marini di minori dimensioni soprattutto planctonici. E’ per questo che a Sud della Convergenza Antartica si sono evoluti ecosistemi del tutto particolari, infatti, gran parte degli esseri viventi dell’Antartide sono in parte endemici, cioè di questi luoghi, e non vivono in nessun altro posto del pianeta. Una volta superata la Convergenza antartica incontreremo numerose specie di uccelli, dai diversi tipi di Albatros alle petrelle, al piccione del capo. In prossimità delle isole Shetland meridionali inizieranno gli avvistamenti dei primi icebergs.

Le foche

Le foche sono mammiferi di origine terrestre, che discendono probabilmente dalle lontre primitive e si sono gradualmente evolute verso una forma acquatica. L’adattamento è avvenuto attraverso la ritrazione degli organi esterni, l’acquisizione di una forma idrodinamica e la trasformazione degli arti in pinne. Ciò nonostante, le foche, a differenza delle balene e dei delfini, non hanno abbandonato completamente l’ambiente terrestre, al quale fanno ritorno per riprodursi.

Delle sei specie di foche che popolano l’Antartide, la foca da pelliccia appartiene alla famiglia degli Otaridi, caratterizzata dalla presenza delle orecchie esterne e dall’andatura a quattro zampe sulla terraferma. Le altre – la foca cancrivora, la foca Weddell, la foca leopardo, la foca di Ross, e la foca elefante – fanno tutte parte della famiglia dei Focili: non hanno orecchie esterne e sulla terraferma possono spostarsi solamente strisciando.

La riproduzione è annuale. Un maschio può fecondare più femmine ma ognuna di esse genera un solo cucciolo. La gravidanza dura da 8 a 12 mesi e il piccolo nasce generalmente durante la primavera australe.  Viene allattato per un periodo che varia da uno a quattro mesi e raggiunge la maturità sessuale a 4-6 anni. Il più terribile predatore delle foche è l’orca, affiancata per alcune specie dalla foca leopardo.

Le dimensioni delle foche variano a seconda della specie e del sesso. Vanno da 1.80 metri e 140 kg del maschio della foca leopardo e i 5 metri e 3.500 kg del maschio della foca elefante. L’alimentazione è costituita prevalentemente dal Krill, che le specie più grandi intergrano in diversa misura con i calamari e i pesci. La foca leopardo è inoltre un forte predatore dei piccoli delle foche cancrivore e di Weddell e dei pinguini.

In passato le foche, in particolare quella da pelliccia e la foca elefante, sono state oggetto di una caccia spietata per la loro pelliccia e il grasso. Oggi sono specie protette e la loro popolazione è stazionaria o in aumento. Si calcola che essa vari dai 150 mila esemplari della foca di Ross agli 800 mila della foca elefante e di Weddell.

Le balene

Le balene sono i più grandi mammiferi marini e le più grandi creature viventi: possono raggiungere i 25 metri di lunghezza e il peso di 100 tonnellate, come la balena azzurra.

Si sono adattate all’ambiente marino con la perdita degli arti posteriori e la trasformazione di quelli anteriori in prima di coda che, a differenza che nei pesci, è orizzontale. La pelle è piuttosto sottile ma copre uno strato adiposo eccezionalmente spesso, che assicura un perfetto isolamento termico e un abbondante riserva di energia per i digiuni prolungati. Devono venire alla superficie per respirare. E’ allora che, con il caratteristico getto, espellano dallo sfiatatoio sulla testa l’aria contenuta nei polmoni e l’acqua di condensa, formatasi nelle vie aeree superiori.

Alcune balene sono provviste di denti forti, in un numero che varia da 2 a 206. Sono le balene dentate o Odontoceti. Le altre balene sono Misticeti. Al posto dei denti hanno delle formazioni cornee sfrangiate, chiamate fanoni, che funzionano da filtri e trattengono i piccoli organismi fluttuanti nell’acqua, come il Krill, del quale le balene si nutrono.

Le balene non risiedono più in Antartide. Durante l’inverno risalgono a nord, verso latitudini più temperate, per riprodursi. La femmina dà alla luce un piccolo ogni due o tre anni, dopo una gestazione che varia da 10 a 16 mesi. A differenza che negli altri mammiferi, il parto avviene con l’espulsione prima della coda e poi della testa del neonato, per evitare che anneghi; viene subito portato alla superficie per respirare. Allattato per 6-12 mesi, raggiunge la maturità sessuale tra i 3 e gli 8 anni di età: molto precocemente, se si considera che la vita media di questi cetacei si aggira intorno ai 100 anni !

Poiché le balene migrano, la loro alimentazione varia con i luoghi in cui si trovano. In inverno, quando risalgono a nord, sfruttano prevalentemente il loro grasso di riserva. Durante l’estate fanno invece ritorno all’oceano Antartico, dove trovano una grande ricchezza di cibo. Le balene dentate si nutrono del Krill, dei calamari e dei pesci. L’orca e le altre predatrici anche di foche e pinguini. Le balene con i fanoni sfruttano invece unicamente il Krill.

Le balene non sono animali solitari. Si uniscono spesso in piccoli gruppi, guidati da un maschio adulto, nei quali hanno un comportamento sociale e cooperativo per la ricerca del cibo, la felicitazione dell’accoppiamento e del parto e la protezione degli individui giovani o malati. E’ accertato che le balene comunicano tra loro, emettendo suoni dalle sacche nasali sotto lo sfiatatoio e a volte emergendo dall’acqua e battendo le pinne.

Ogni anno, almeno otto specie di balene raggiungono le acque dell’Antartide. Tra le balene dentate, le più numerose sono il capodoglio e l’orca . Tra le balene con i fanoni sono più comuni la balenottera azzurra, la balenottera comune, la balenottera boreale, la balenottera minore, la megattera e la balena franca australe.

I pinguini

I pinguini sono gli animali più caratteristici dell’Antartide. Si calcola che ve ne siano alcuni milioni di esemplari. Sono uccelli senza ali, che si sono adattati all’ecosistema marino dell’Antartide. Fanno tuttavia ritorno alla terraferma per completare il processo di riproduzione. Sulla terra sono molto goffi, per la forma del loro corpo che li obbliga a mantenere il peso sulla parte posteriore dei piedi, controbilanciando i movimenti con le ali aperte.

Al contrario, in acqua sono eccezionalmente idrodinamici e, grazie alla poderosa spinta delle ali, possono raggiungere la velocità di 30 chilometri orari. Non possono respirare sott’acqua e quindi emergono al massimo ogni tre minuti, compiendo rapidi salti sulla superficie dell’acqua. Sono animali a sangue caldo, con una temperatura corporea di 37-38 gradi centigradi. Mantengono costante la temperatura grazie a uno spesso strato adiposo a alle penne, che ricoprono la pelle rendendola impermeabile all’acqua e al vento. Si nutrono di crostacei, calamari, pesci e anche di Krill.

1.     I pinguini pigoscelidi
I pinguini del genere pigoscelide sono le specie di Adelia, papua e antartico. Sono alti 60-70 centimetri e pesano da 4 a 6.5 chili. Sono molto comuni nell’area della Convergenza Antartica, dalle isole sub-antartiche alla costa del continente. Vivono e nidificano in colonie, formate da migliaia di individui. Durante l’inverno vivono sul pack e solo all’inizio di ottobre migrano per raggiungere le aree costiere libere dai ghiacci: tornano quasi sempre nello stesso posto dove sono nati e dove hanno allevato i piccoli l’anno precedente. I maschi giungono per primi e, dopo aver lottato per la supremazia territoriale, nidificano. I nidi sono circolari, larghi 30-40 centimetri, e vengono costituiti con sassi. All’arrivo delle femmine si riconoscono con suoni e grida. Verso la fine di ottobre, ogni femmina depone le uova, mentre l’altro raggiunge il mare per nutrirsi. I piccoli vedono la luce dopo circa 40 giorni. Rivestiti da una delicata lanugine nera, rimangono nel nido per almeno due settimane sotto il corpo dei genitori, che li nutrono rigurgitando il cibo dalle loro bocche. Crescono molto rapidamente, mutano la lanugine di rivestimento in una peluria marrone scuro e, divenuti più indipendenti, cominciano ad uscire dai nidi. Mentre gli adulti si procacciano il cibo in mare, i cuccioli rimangono uniti in piccoli gruppi chiamati “ asili ”, che riducono la dispersione del calore corporeo e hanno una funzione protettiva contro gli attacchi degli uccelli marini predatori ( in particolare lo skua, che è il più temibile nemico del pinguino ). Solo nella tarda estate, la lanugine viene sostituita da un vero piumaggio e i cuccioli possono entrare per la prima volta in acqua finalmente capaci di procurarsi il cibo da soli. Lo sviluppo è tuttavia ancora incompleto. Il piumaggio definitivo viene infatti acquisito nel secondo anno di vita e la maturità sessuale raggiunta all’età di cinque anni.

2.     Il pinguino imperatore
Il pinguino imperatore è il più grande. E’ alto 100-120 cm e pesa 30 chili. Il suo peso varia però dai 20 ai 40 chili, per il lungo digiuno che deve affrontare durante la riproduzione. Il dorso è scuro, di colore grigio-blu; la parte frontale è bianca; il capo è nero ma con due caratteristiche chiazze giallo-arancione sui lati, unite anteriormente nella parte più alta del torace. Il becco è pronunciato e curvo verso il basso e i piedi rimangono quasi completamente coperti dall’addome molto voluminoso.
Abita nelle latitudini più meridionali del mondo, sulle coste e l’altopiano centrale dell’Antartide e, a differenza degli altri pinguini, non migra verso le isole subantartiche. Per questo è considerato il vero abitante dell’Antartide. Due aspetti del suo ciclo di vitale sono esclusivi e ne fanno l’esempio più completo di adattamento all’ambiente glaciale.
Innanzitutto, vive in aree coperte permanentemente dai ghiacci e non tocca mai il suolo libero. Pertanto non può raccogliere alcun tipo di materiale, né costruire un nido. Così è costretto a deporre l’uovo tra i piedi, per poterlo sorreggere durante la cova con le pliche addominali inferiori. Ciò spiega perché depone un solo uovo per ciclo riproduttivo anziché due come le altre specie di pinguini.
L’altro aspetto singolare del suo ciclo vitale è il ritmo stagionale. E’ opposto a quello delle altre specie di pinguini. Il pinguino imperatore trascorre infatti l’estate in mare e si riproduce sulla terraferma durante l’inverno, quando le condizioni ambientali sono più avverse. Questo comportamento apparentemente strano è dovuto al fatto che alla fine dell’estate il piccolo deve aver già acquisito il piumaggio impermeabile. Solo grazie ad esso potrà infatti immergersi in mare e procurarsi il cibo necessario a sopravvivere al nuovo inverno.
All’inizio dell’autunno, il pinguino imperatore si riunisce in colonie. Dopo l’accoppiamento, che avviene secondo un rituale preciso, la femmina depone un solo uovo, che viene prontamente raccolto dal maschio. Poi la femmina si allontana verso il mare per procurarsi il cibo. I maschi restano invece sul posto, tutti insieme, in piedi a covare le uova tra le pliche addominali inferiori. Per tre mesi rimangono in digiuno assoluto, uniti in gruppi nei quali si accalcano quanto più è possibile per difendersi dal freddo. Poco prima che le uova si schiudano, le femmine ritornano alla colonia, dove con suoni e grida riconoscono ognuna il proprio maschio. Appena i piccoli vedono la luce, le femmine li nutrono con il cibo che hanno portato, mentre i maschi denutriti iniziano il loro viaggio verso il mare. A volte devono percorrere più di mille chilometri, prima di raggiungere la costa e tuffarsi in mare per nutrirsi.

3.     Il pinguino reale

Il pinguino reale somiglia molto a quello imperatore, sebbene sia circa venti centimetri meno alto e pesi circa la metà. I colori sono quasi uguali ma le macchie auricolari sono arancio piuttosto che gialle, il becco è meno pronunciato e i piedi non sono nascosti dalle pliche addominali.
A differenza del pinguino dal ciuffo dorato e il pinguino crestato sono piuttosto piccoli ( circa 5.4 e 2.5 chili rispettivamente ) e popolano in prevalenza le isole subantartiche, anche se talvolta nidificano sulla Penisola. Vivono in colonie molto numerose e depongono due uova per ogni ciclo riproduttivo, che vengono covate a turno dal maschio e dalla femmina. La cova dura cinque settimane e viene riservata all’uovo più grande, per allevare un solo piccolo. I piccoli divengono autosufficienti dopo circa dieci settimane.

 

Ecosistema Terrestre e Marino

Ecosistema terrestre
Le temperature fredde, la calotta di ghiaccio che copre il 98% della superficie del continente e le variazioni estreme dell’irraggiamento solare ( nel semestre d’estate il sole non tramonta mai e in quello invernale non sorge mai ) rendono l’ambiente dell’Antartide del tutto inadatto allo sviluppo delle forme di vita complesse.

La flora e la fauna crescono solo nelle aree costiere, dove si trova la maggior parte delle terre non coperte dai ghiacci e le condizioni climatiche sono meno severe. Per queste ragioni, l’ecosistema terrestre è assai povero.

E’ caratterizzato infatti dall’assenza di alberi, arbusti e prati. Il suolo, nelle aree non coperte dal ghiaccio, è in genere ghiaioso e privo di humus, per la  scarsa umidità e l’eccessiva salinità. Ciò costituisce un ostacolo quasi insuperabile per lo sviluppo delle piante. Due sole specie, presenti in un limitato numero d’esemplari nella Penisola, sono fanerogame e fioriscono: sono la Deschampsia Antartctica e la Colobanthus Crassifolius.

Tutte le altre specie vegetali sono crittogame, cioè non generano semi e si riproducono per mezzo delle spore. Sono alghe, muschi e licheni: sono molto diffuse e se ne contano numerose specie diverse. Poche sono le specie di insetti, di dimensioni microscopiche. Non vi sono rettili né mammiferi terrestri e tutti gli animali superiori, come le foche, i pinguini e gli uccelli, appartengono all’ecosistema marino.

Ecosistema marino
Mentre l’ecosistema terrestre consente la sopravvenga solo di poche comunità isolate, l’ambiente costiero e oceanico è al contrario molto ricco di piante e di animali e costituisce un ecosistema marino ben sviluppato e strutturato. La fonte di questo dinamismo è l’elevata produttività dell’oceano Antartico, dovuta alla Corrente Circumpolare. Essa apporta infatti un rifornimento continuo di acqua calda e ricca di sostanze nutritive, proveniente dalle latitudini più basse, e assicura il costante ricambio dell’ossigeno.

Queste condizioni favoriscono lo sviluppo del “ plancton ”, che è il prodotto primario dell’oceano e lo stadio più basso della catena del cibo in Antartide.Il plancton è formato da un grandissimo numero di microrganismi, sia vegetali (fitoplancton) che animali (zooplancton), che si trovano a mezz’acqua nel mare. Possono muoversi solo verso l’alto e il basso, per avvicinarsi o allontanarsi dalla superficie marina e dalla luce.

La dislocazione e il movimento delle masse di placton sono perciò determinate unicamente dalle correnti marine. Il fitoplancton è composto da alghe microscopiche, per lo più unicellulari, e da protozoi che si nutrono dell’energia solare. Lo zooplancton è formato da piccolissimi animali sia erbivori che carnivori.

 

Il Krill, gli organismi invertebrati e i pesci

Il Krill
Il componente più importante dello zooplancton è il “ Krill ”. la parola è di origine norvegese e significa “ pesciolino ”. Il nome identifica alcuni piccolissimi crostacei della famiglia delle Euphausidae, dei quali il più conosciuto e diffuso è la euphausia Superba, molto simile a un gamberetto lungo da 4 a 6 centimetri. Il Krill forma ammassi enormi, alti 10-20 metri ed estesi per centinaia di metri, con una densità spesso superiore ai 15 chilogrammi per metro cubo.

La tendenza dei microrganismi ad addensarsi per formare il Krill è correlata alla loro capacità di emettere una luminescenza tra il verde chiaro e il blu , che consente loro di rimanere gli uni in vista degli altri. Le masse di Krill si trovano intorno al continente a sud della Convergenza Antartica, più abbondanti in direzione del Sud-America e del continente indiano.

Le stime più recenti calcolano l’ammontare delle intere riserve tra i 200 e i 600 milioni di tonnellate.Il Krill gioca un ruolo chiave nella dinamica dell’ecosistema marino dell’Antertide. Direttamente o indirettamente, tutte le specie animali dipendono infatti dal Krill, le cui migrazioni sono fedelmente seguite dalla grande maggioranza dei calamari, dei pesci, delle balene, delle foche, dei pinguini e degli uccelli marini. In altre parole, l’ecosistema marino dell’Antartide è estremamente lineare e la progressione degli organismi più piccoli ai grandi mammiferi avviene attraverso il Krill.

Gli organismi invertebrati e i pesci
L’oceano Antartico è popolato da un’enorme quantità di organismi invertebrati: spugne, aneliti, echinodermi ( stelle e ricci di mare ) e molluschi. I calamari hanno una grande importanza, perché costituiscono uno degli alimenti fondamentali per l’ecosistema marino dell’Antartide.

Più di cento specie di pesce vivono nei mari dell’Antartide. Molti appartengono alla famiglia delle Nototenidaee, tra le quali il più importante è certamente il merluzzo antartico ( notothenia rosii ) per il suo valore commerciale. Un grande interesse scientifico ha il pesce glaciale ( cryocraco antarcticus ), per il processo di adattamento alle freddissime temperature dei mari antartici.

La caratteristica più sorprendente è la completa assenza della emoglobina nel sangue, che consente al sangue stesso di conservare la sua normale viscosità e la capacità di coagulare anche al di sotto delle normali temperature di congelamento. L’assenza dell’emoglobina, che normalmente colora il sangue di rosso, ha reso però il sangue e il pesce glaciale quasi trasparenti !

 

 

 

 

 

 

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