Le città del Laos

Vientiane

Vientiane, “città del legno di sandalo”, è capitale dal XIX secolo. Situata in un’ansa del fiume Mekong, al centro di un’estesa valle coltivata a riso, questa città riecheggia immagini esotiche in cui le diverse culture lao, tailandese, cinese, vietnamita e francese si fondona a formare un’originale ed affascinante realtà. Pur essendo il centro più grande del Laos, Vientiane è però abbastanza piccola e si visita con facilità.
Il monumento che meglio descrive i laotiani è il Pha That Luang, il più importante monumento del Laos, simbolo della religione buddista e della sovranità della nazione. Nel XVII°sec. lo stupa fu ricoperto da 500kg d’oro.
Altri importanti monumenti sono il monastero di Vat Si Saket, il tempio più antico di Vientiane (1824), con le mura interne ricche di nicchie che contengono più di 2000 immagini di Buddha, e il tempio di Vat Pha Kaew, che in passato era tempio reale ed ora ospita un museo.
In più, ci sono diverse costruzioni che riflettono i passati contatti del Paese con l’Europa (occupazione francese); tra queste spicca il Monumento alla Vittoria, costruito in uno stile appariscente, quasi rococò, e simile all’Arco di Trionfo di Parigi.
Merita infine una visita il mercato del mattino, una disordinata distesa di bancarelle che, a dipetto del nome, restano aperte ogni giorno dalle 6 alle 18.
Circa 24 km a Sud di Vientiane, si trova infine il Wat Xieng Khuan (Parco di Buddha), un complesso di interessanti sculture buddhiste e hindu surrealmente disseminate su un prato dall’aspetto bucolico.

Luang Prabang

Posizionata sulle sponde del Mekong, Luang Prabang è sicuramente la città più affascinante sel Paese, che si sta pian piano destando dal periodo di decadenza dovuto a decenni di guerra e rivoluzione. Grazie alla cornice offerta dal paesaggio montano alle sue spalle e alla sua architettura coloniale, con i templi e i tetti scanalati, la città riserva suggestioni autentiche e profonde. Luang Prabang è stata capitale fino al 1975 e, nel 1995, è stata nominata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Ha 26.300 abitanti e fa ben poche concessioni alla modernità, a eccezione della corrente elettrica, che peraltro funziona in modo alquanto sporadico, e di qualche automobile e camion. La religiosità popolare testimoniata dalla popolare questua dei monaci, che ogni mattina percorrono le strade della città, raccogliendo nelle loro ciotole le offerte (guardare nella sezione “comportamenti”).
Le principali attrattive del luogo sono i suoi templi antichi (dei 66 costruiti prima della colonizzazione francese ne sono sopravvissuti 32) con gli stupa dalle guglie dorate.
Seguendo l’ansa del fiume Mekong, si giunge al Museo del Palazzo Reale, sede anche di un elegante monastero, il Wat Xieng Thong (Tempio della Città d’Oro), costruito nel 1560. L’effetto creato dai tetti spioventi del santuario, che toccano quasi terra, è stupefacente, così come i preziosi rilievi in oro sulle porte e sui muri, le ricche decorazioni delle colonne e dei soffitti, il Buddha sdraiato, le piccole cappelle e i numerosi stupa.
Proseguendo poi verso la collina Phusi, si scoprono templi in rovina o ancora in uso, come il Wat Sean e il Wat Visunalat, il più antico della città. Una scalinata conduce alla sommità della collina, dalla quale si può godere di un panorama spettacolare sulla città, alla luce del tramonto.
Nelle vicinanze della città spiccano poi altri luoghi deliziosi, come le famose grotte di Pak Ou, alcune delle quali, situate nella parte inferiore di un dirupo di pietra calcarea, ospitano statue del Buddha di ogni misura e stile, mentre una trentina di km a sud della città, immersa nella foresta, si trova la grande cascata a più balzi di Kuang Si, assolutamente spettacolare. I turisti possono fare il bagno nelle sue basse piscine naturali.

Piana delle Giare

La misteriosa Piana delle Giare è una zona che parte da 4,5 chilometri a est di Phonsavan, per estendersi fino a Lat Sene, una trentina di chilometri a sud, sempre nella provincia di Xieng Khuang (nordest del Paese). Questa Piana offre il misterioso spettacolo di centinaia di giare (circa 250), sparse nel paesaggio.

L’origine di queste giare (risalente a più di 2.000 anni fa) resta sconosciuta, anche se gli archeologi per lo più concordano sul fatto che esse furono realizzate da popoli austronesiani. Una leggenda narra che, nel sesto secolo, esse venivano usate per fermentare il vino di riso, al fine di celebrare la vittoria di una battaglia. Il loro peso oscilla generalmente fra i 600 kg e la tonnellata, anche se la più grande, alta quasi tre metri e con un diametro di 30 centimetri, pesa ben sei tonnellate. Sono realizzate con pietra dura, ma pare che il materiale non provenga da questa zona.

Molte delle giare più piccole sono state portate via dai collezionisti e altre, sfortunatamente, sono state pesantemente danneggiate dagli intensi bombardamenti americani. Ne sono però rimaste ancora diverse centinaia, suddivise in cinque siti principali. Al Thong Hai Hin, il sito più vasto e più facilmente accessibile, oltre alla giara più grande, ci sono anche due padiglioni costruiti in occasione della visita del principe ereditario di Thailandia.

 

Il Sentiero di Ho Chi Min

Il Sentiero di Ho Chi Min è una rete di sentieri sterrati e strade di ghiaia che corre parallela al confine con il Vietnam. Esso veniva chiamato dai comunisti “Percorso strategico di rifornimenti Truong Son” e, sebbene venga associato alla guerra del Vietnam, essa fu originariamente usato dal Vietminh contro i Francesi negli anni ’50, come strada d’infiltrazione nel Sud. L’uso più massiccio del sentiero, avvenne però tra il 1966 e il 1971, quando più di 600.000 soldati Nord Vietnamiti, con camion, carri armati, armi, munizioni e 100 tonnellate di provvigioni, lo utilizzarono per andare a sud, in diretta violazione degli accordi di Ginevra del 1962. In più, quasi 25.000 soldati proteggevano il sentiero, che venne provvisto di baracche sotterranee, depositi di carburante, centri per la riparazione dei veicoli e postazioni anti-aeree.
Benché i Vietnamiti del nord negassero l’esistenza del sentiero e gli Stati Uniti, dal canto loro, negassero di averlo bombardato, tra il 1965 e il 1969, sotto l’amministrazione Nixon, furono scaricati in questa zona 1,1 milioni di tonnellate di esplosivo oltre a grandi quantità di erbicidi.
Il sentiero di Ho Chi Minh si trova in una zona piuttosto remota del Laos, quindi le strutture intorno sono assai scarse; lungo il percorso si possono però incontrare carri armati sovietici, aerei da combattimento e vari altri residuati bellici. La città più vicina è Sepon, situata circa 600 km a sud-est di Vientiane.

 

Siphandon

Siphandon  è una splendida attrattiva naturalistica nel Sud del Laos, che offre una sorprendente biodiversità, in un territorio relativamente piccolo. Siphandon in laotiano significa “4.000 isole”, essendo infatti una zona in cui il fiume Mekong si allarga fino ad oltre 14 km, creando migliaia di isole tra le sue sponde. Le acque del fiume scorrono quindi in piccoli ruscelli e sopra le rocce, creando diverse rapide e cascate sceniche. Tra queste, le più grandi sono le Cascate Khone Phapheng, che nelle giornate limpide, offrono uno spettacolo incredibile. L’isola maggiore è invece l’Isola Khong, l’unica a non venir sommersa durante i periodi di piena.
Merita sicuramente una visita il sito archeologico di Wat Phou (che significa “tempio sulle montagne”), il più antico del Laos, dotato di un indiscutibile fascino. Dedicato a Shiva, questo sito è stato annoverato tra i “patrimoni dell’umanità” dall’UNESCO. Wat Phou rappresenta le origini della civiltà Khmer (è infatti antecedente al più grande e conosciuto sito di Angkor Wat), che ne fecero il loro principale sito religioso hindu. I resti sono datati tra il IX° ed il XII° secolo. Più tardi, nel XVI° secolo, divenne un sito buddista.
Nei campi antistanti il sito archeologico, si trova un grande stagno ed una passeggiata che porta al palazzo principale, circondato da sculture che simboleggiano le Zampe di Shiva. Dietro al palazzo si trovano i resti di un’antica biblioteca. Più avanti s’incontra una scalinata in pietra molto ripida. Dopo la prima gradinata, si può ammirare la statua che si ritiene rappresenti il fondatore del tempio. In cima invece, si trova il santuario, dove sono ancora visibili dei bassorilievi che ritraggono gli dei Shiva, Bramha e Vishnu. Da qui si può godere lo splendido panorama sull’intero complesso archeologico, in mezzo alle rocce scolpite a forma di animali.
Wat phou si trova pochi chilometri a sud dell’affascinante città di Champasak, la sede reale ufficiale di un antico regno Lao. Si consiglia di visitare la zona durante il festival Wat Phou Champasak, coincidente con la luna piena del terzo mese lunare (solitamente in febbraio). Questo è infatti il più importante evento della provincia, dura tre giorni ed attira migliaia di pellegrini, che vengono intrattenuti da danze e musiche tradizionali e divertenti corse di elefanti.

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