Le città di Myanmar

Yangon
Nota anche con il nome di Rangoon, Yangon (letteralmente “fine del conflitto”) è la più importante città del Myanmar e sua capitale dal 1886 fino al 2006. Essa è situata nel sud del Paese, sulle rive dell’omonimo fiume e rappresenta un vivo porto commerciale e centro culturale, con i suoi 4 milioni di abitanti.
Al periodo dell’occupazione britannica si deve l’affascinante miscelanza e stratificazione di stili architettonici coloniali e autoctoni, quest’ultimi a loro volta influenzati sia dalla cultura cinese, sia da quella indiana. L’impronta indiana è riscontrabile nelle numerose pagode della città, ma anche nella calma dei suoi abitanti, che ricorda stili e ritmi di vita antichi e dona una gradevole sensazione di pace e tranquillità. Questa è alimentata anche dalla presenza di diversi laghetti cittadini, tra cui si distinguono per ricchezza floreale, i laghi Kandawgyi e Inya.
Tra i templi vanno sicuramente citati la Pagoda Chaukhtatgyi, con la gigantesca statua del Buddha sdraiato, e la Pagoda Botatang, ricostruita dopo la Seconda Guerra Mondiale, dall’inconsueta caratteristica di avere uno stupa cavo. Merita poi un capitolo a parte la Pagoda Shwedagon, un maestoso complesso religioso buddista eretto nel XVIII° sec., formato da una pagoda alta 98 metri e ricoperta da tonnellate d’oro e diamanti, circondata da innumerevoli tempietti e meta di continui pellegrinaggi. Questo è sicuramente il luogo di maggiore importanza e culto della città, oltre che l’emblema della nazione.
Altro luogo interessante è il Mausoleo dei Martiri, monumento di architettura tradizionale, dedicato al generale Aung San, ucciso da un avversario politico nel 1947, alla vigilia dell’indipendenza di cui fu il principale fautore. Aung San è poi il padre di Aung San Suu Kyi, celebre pacifista, leader del partito di opposizione alla giunta militare e premio Nobel per la Pace. L’abitazione dove vive reclusa agli arresti domiciliari, seppure sorvegliata da guardie armate e circondata da filo spinato, è una meta turistica molto frequentata.
Con un breve volo da Yangon, è possibile arrivare al Lago Inle, protetto da una cortina di verdi montagne e con una lunghezza di circa 20 km per 10 di larghezza. Questo lago è uno specchio d’acqua punteggiato da giacinti e chiazze di vegetazione che creano vere e proprie isole dove gli abitanti coltivano frutta, ortaggi e fiori. Questi orti galleggianti si trovano lungo tutta la superficie del lago e sono fissati al fondo con pali di bambù, creando così un labirinto di canali solcati quotidianamente dalle caratteristiche imbarcazioni degli Intha. Conosciuti come “i figli del lago”, questi indigeni sono famosi per il modo singolare con cui remano, usando cioè un solo remo spinto da una gamba. L’esplorazione del lago in barca, alla scoperta dei suoi rigogliosi giardini, monasteri e templi costruiti sull’acqua, è davvero piacevole. Curioso è poi il monastero di Nga Phe Kyaung, dove i monaci hanno addestrato alcuni gatti a saltare dentro dei cerchi.
Bagan
Sulla sponda sinistra del fiume Irrawaddy, ai piedi del monte Popa, picco vulcanico meta di antichi pellegrinaggi, si estende una pianura bruciata dal sole e costellata a perdita d’occhio da oltre 5.000 pagode, stupa e monasteri buddisti, glorie dell’impero di Bagan. Qui, tra il 1044, anno di ascesa al trono del re Anawratha, e il 1287, data di arrivo dei mongoli, sorse una splendida capitale.Il grandioso complesso archeologico di Bagan (o Pagan), forse il luogo più attraente del Myanmar, è quanto resta di oltre 13.000 edifici religiosi costruiti all’epoca. Alcuni di questi sono ora solo misere, ma evocative rovine, altri hanno conservato intatto il loro splendore. I templi più importanti sono quelli di Ananda, il Thatbynnyu, quello di Htilominlo e lo Shwezigon che, con la sua elegante cupola dorata a forma di campana, diventò il prototipo di tutti gli stupa del Myanmar.
Il sito è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. I momenti più suggestivi per ammirarlo sono il primo mattino, quando le migliaia di cupole svettano indistinte nella foschia, o al tramonto, quando le cupole dorate dardeggiano agli ultimi raggi del sole, in mezzo alla pianura punteggiata dai radi alberi. Anche Marco Polo rimase colpito dalla suggestiva bellezza di Bagan, che descrisse con queste parole: “Il re ha voluto costruire queste torri per celebrare la sua magnificenza e per il bene dell’anima sua e vi dico che a vederle sono le più belle cose al mondo e quelle di maggior valore”.

Mandalay

Capitale culturale e religiosa della zona settentrionale del Paese, posta lungo le sponde del fiume Irrawaddy, Mandalay un tempo era conosciuta come la “città d’oro” del re Mindon, l’ultimo regnante birmano prima dell’occupazione britannica.

Molte sono le attrattive artistiche ed architettoniche della città, nonostante i danni subito durante l’assedio britannico e la Seconda Guerra Mondiale. Uno dei luoghi più interessanti è la Collina di Mandalay, famosa collina da cui la città prende il nome, caratterizzata da scalinate a spirale e splendidi templi, che offre un’ottima vista panoramica sulla città e sul fiume. Questa collina è considerata da secoli come una zona sacra, meta di antichi pellegrinaggi, in quanto, secondo una leggenda, essa fu visitata dal Buddha, il quale avrebbe profetizzato che qui sarebbe sorta una grande città (il re Mindon, in occasione del 2400esimo giubileo del Buddha nel 1858, volle seguire tale profezia e avvio dunque la costruzione della città).
Molto importante sono poi lo Shwenandaw Kyaung, tradizionale monastero birmano in legno, unico edificio sopravvissuto dell’antico e lussuoso palazzo reale, la Pagoda Mahamuni, al cui interno si trova un’antica statua del Buddha, ricoperta da una miriade di foglie d’oro, e la Kathodaw Paya, conosciuta anche come il libro più grande al mondo. Tutti i 15 libri che formano il “tripitaka” (il canone buddista) sono infatti incisi su 738 tavole di marmo poste all’interno di altrettante pagode in miniatura dipinte con un abbagliante bianco.
Nelle vicinanze di Mandalay sorgono 4 antiche città molto suggestive. Mingun, raggiungibile con un’incantevole navigazione in barca da cui si può ammirare il panorama fluviale, è conosciuta per la sua maestosa Pagoda Mingun, rimasta incompiuta e danneggiata da un terremoto nel 1938. Una volta ultimata avrebbe dovuto raggiungere i 150 metri d’altezza. Sempre a Mingun si trova quella che è considerata la più grande campana sospesa al mondo, realizzata in bronzo e pesante più di 90 tonnellate.
Seguendo il corso del fiume, s’incontra poi Amarapura, una piacevole cittadina sulle rive di un lago, che si distingue per il ponte pedonale U Bein, lungo 1,2 km ed interamente realizzato in legno di tek. Interessante anche il monastero Bagaya Kyaung, anch’esso di legno.
Si arriva poi alla città di Inwa, capitale del regno birmano per quasi 400 anni, oggi un insieme di caratteristici villaggi dai tetti di paglia. Qui si trovano i resti delle imponenti mura e di altri monumenti dell’antica capitale, come la Torre di Guardia, meglio nota come Torre Pendente, per la sua inclinazione. Infine, collegata ad Inwa da un imponente ponte in ferro costruito durante la dominazione britannica, si trova Sagaing. Questa città è un importante centro religioso, vera e propria città santa che ospita numerosi monasteri, con più di 6000 monaci.

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