Le emozioni che regala il mondo

di Sonia Ronconi

Viaggiare attraverso le emozioni di un’agente di viaggio – Oriente, Australia, Sud America

 

“La cosa che preferisco è andare dove non sono mai stata” – Dian Arbus

Amo viaggiare. Mi piace fare tanta strada per raggiungere una destinazione. Mi serve per riflettere, pensare. Soprattutto quando non guido, mi godo al massimo tutto il tragitto. Adoro vedere la strada che passa sotto le ruote dell’auto e il paesaggio incostante che scorre veloce…e godermi il percorso per arrivare alla meta.

Con qualsiasi mezzo infatti (pullman, treno, metrò), spero sempre ci siano ancora tante fermate prima di arrivare alla mia per stare ancora un po’ a guardare i paesaggi diversi e irregolari, per concedermi un po’ di tranquillità, per non trascurare i particolari.
Mi chiamo Sonia, ho 25 anni e sono agente di viaggio da quasi 6. Sarà deformazione professionale, o semplicemente curiosità e voglia di conoscere, ma, non ci crederete, il mio sogno più grande è quello di fare un giro del mondo. Anche in più tappe o in diversi momenti della mia vita, non ha importanza, ma vorrei riuscire a vedere qualche destinazione in ogni latitudine. E così da qualche anno, grazie a questo lavoro, ho iniziato a realizzare questo mio desiderio. Ho deciso quindi di cogliere al volo questa opportunità per raccontare il mio giro del mondo… un po’ vissuto, un po’ immaginato, e un po’ immedesimato attraverso le emozioni provate guardando le fotografie e ascoltando le testimonianze che alcuni clienti mi hanno lasciato.


Tutto inizia con un volo…

L’aereo rimane in assoluto il mezzo che preferisco tra tutti.

La sensazione di essere al di fuori del mondo è una cosa indescrivibile, ed ogni volta che decollo mi sembra di vivere un sogno. Mi capita spesso infatti di cercare di realizzare mentalmente l’evento del decollo e del volo. Perché è un evento, o comunque qualcosa di incredibile. Nulla da togliere al genio inventore della ruota (che fa parte anch’essa dell’aereo) ma l’inventore dell’aereo per me rimane il più grande in assoluto.

Adoro vedere le cose dall’alto, da lontano, ed è strano vedere come tutto quello che ci sembra enorme diventi microscopico. Amo vedere allontanarsi le casette e i campi, laggiù sulla Terra, e ritrovarmi staccata dal mondo, immersa nel cielo.

Tutti al giorno d’oggi dovrebbero provare a prendere un aereo nella loro vita. E’ fondamentale soprattutto per capire e accorgersi che spesso le cose diventano molto più nitide e chiare viste da lontano. Spesso infatti in lontananza si scorgono dei dettagli che da vicino non si riescono a vedere. Quanto sono fondamentali i particolari.

Mi affascina molto anche il corso del volo e il pensare a quanti aerei ci sono nel cielo in quel momento insieme al mio. Ogni aeromobile è come se fosse un piccolo spazio dove c’è vita. Si mangia, si guarda un film, oppure si legge o si ascolta la musica…tutto questo è semplicemente incredibile.
Per non parlare dei tramonti o delle albe che si vedono da lassù. Indescrivibili. Nell’ultimo volo che ho fatto, ho avuto la fortuna di assistere ad un tramonto mozzafiato. I colori andavano dal viola intenso, al bordeaux, rosso, arancione scuro, poi più chiaro fino ad arrivare ad un giallo ocra, in mezzo al quale se ne andava un pallino arancione: Il Sole. Non ci sono parole. Dopo aver fatto qualche fotografia, ho deciso di godermi quello spettacolo ad occhi nudi per riempirmi di infinito, e di quella sensazione di immensità.
Un’atra cosa che mi piace molto, è sorvolare il deserto. Mi è capitato ultimamente con il deserto del Sahara e vedere da lassù tutto il percorso del Nilo. Fa uno strano effetto rendersi conto quanto spazio di niente ci sia, e soprattutto vedere come quel beige composto da dune di sabbia e montagne rocciose, che si estende per chilometri e chilometri, diventi così verde ai lati del grande fiume. Su uno sfondo beige si scorge una linea azzurra irregolare e a farle da contorno un verde acceso, di vita che ha voglia di espandersi ma non lo può fare a causa dell’aridità del territorio.

La natura ci insegna un sacco di cose. E in questo caso ci dice che bisogna sempre dare spazio alla vita, perché c’è. Anche nei posti più impensati, come il deserto.
Continuiamo con questo volo immaginario verso Est…e atterriamo nella magica terra…


Prima tappa: L’Oriente

L’Asia, terra coinvolgente e mistica, terra di sorrisi, di umiltà ed accoglienza. Terra evoluta, e ricca di una natura rigogliosa, di paesaggi mozzafiato e di culture che ti entrano nel cuore.
L’Oriente è ricco di popoli che nonostante abbiano dovuto affrontare situazioni tragiche durante la storia, non hanno mai smesso di sorridere e continuano a farlo anche oggi, orgogliosi di quello che hanno e serenamente proiettati verso il futuro.
E’ una terra di opposti, e di estremi. Basti pensare alla potenza assoluta della Cina, che sta lentamente invadendo tutto il mercato mondiale, o del Giappone, dove tutto è perfetto e sembra di vivere nel mondo del futuro, e all’opposto, paesi come la Corea del Nord, dove esiste ancora un regime dittatoriale, oppure il Vietnam, comandato dall’esercito, che cerca di soffocare la voglia di esprimersi di questa gente, la voglia di essere delle persone.

Nonostante ciò, il sorriso sui loro volti non manca e l’accoglienza è uno dei simboli di riconoscimento di questa gente. Chapeau.
Riguardo a questo continente ho deciso di esprimermi in toni un po’ diversi, e visto che in moltissimi avranno già raccontato delle città e dei paesaggi, ho pensato di analizzare un altro aspetto un po’ alternativo di alcune zone di questo paese, un aspetto che esiste, ma che viene spesso tralasciato, o, peggio ancora, dimenticato.
Non sono mai stata in Oriente, ma non nascondo che è uno dei posti che mi affascinano di più.
Ho letto infatti molti libri e guide a riguardo, e considerato che per scrivere questo racconto non era necessario esserci stata, ho voluto soffermarmi su due realtà di  paesi che ho avuto l’occasione di conoscere meglio grazie a due splendidi libri. Uno è la Corea del Nord e l’altro è l’ India. In entrambi i casi il tema riguarda la tradizione del popolo che vuole ancora oggi che le figlie sposino chi viene deciso dai genitori. Anche se siamo nel 2012, non bisogna dimenticare infatti che in questi paesi esistono ancora purtroppo i matrimoni combinati.
Visto che ho carta bianca e posso scrivere e parlare di emozioni e sensazioni riguardanti questi paesi, mi soffermo proprio su queste due storie, perché mentre a noi sembra difficile la nostra “vita di lusso”, ci sono ragazze che non hanno una vita, non la possono decidere e nemmeno governare. Tutto è già scritto e disegnato, a seconda delle classi sociali e dei popoli.


E’ la storia di Mi Ran, una ragazzina della Corea del Nord che ha avuto la sola colpa di innamorarsi di un ragazzo di una classe sociale differente. I due giovani iniziano ad incontrarsi di nascosto nel buio, considerato che l’elettricità là non è ancora un bene primario, attendono entrambi il calar del sole per vedersi, o meglio, conoscersi, visto che i loro incontri avvengono per dieci anni sempre nel buio più totale. Dopo molto tempo, Mi Ran riesce a ritagliarsi l’opportunità di scappare dall’inferno dittatoriale, e riesce in qualche modo a rifugiarsi in Corea del Sud, rinunciano al suo grande amore. Qui inizia una nuova vita, e scopre un mondo nuovo fatto di sogni e di speranze che non aveva mai avuto.
I Nord Coreani, infatti, come tanti altri popoli, sono convinti di stare bene perché viene inculcato loro che hanno tutto ciò di cui c’è bisogno, e che meglio di così non si può stare. Come fa quindi un individuo a desiderare di avere qualcosa d’altro, o di fuggire da quello che ha, se gli viene fatto credere che il suo paese è ricco, è avanzato ed evoluto, e soprattutto, che il resto del mondo è ridotto peggio del paese in cui vive?

“ Per mano nel buio”, è una storia avvincente che consiglio a tutti voi, perché fa aprire gli occhi sul come quella gente sia convinta che il loro inferno sia tutto quello che un uomo possa desiderare, e di come la mente umana venga manipolata dal regime ancora oggi.


“Il sentiero dei sogni luminosi”, invece, racconta di una giovane ragazza indiana, anch’essa già decisa in moglie ad un ragazzo della sua stessa casta. La giovane però reagisce a quella vita già definita e nella quale non vuole stare, e scappa con il ragazzo che ha sempre amato e di casta inferiore alla sua.

Da qui ne consegue il rifiuto e l’indignazione della madre e del padre. Viene ripudiata dall’intera famiglia, che la reputa addirittura morta, in seguito alla decisione che ha preso.
Si tratta di storie vere, che raccontano di ragazze coraggiose e sopravvissute a difficilissime prove, e che hanno avuto la forza di ribellarsi alle condizioni obbligate che la società impone. Adoro leggere di queste donne che sono riuscite a raccontare la loro storia, sfuggendo alla censura che non vuole che il mondo venga a conoscenza di quanto accade, tristemente, ancora oggi.
Non vedo l’ora di incontrare questi popoli, per confrontarmi con loro e cogliere quanto sia diverso “lo stare bene” per ognuno di noi.


Seconda tappa : Australia

L’Australia è un piccolo mondo nel mondo. 7.617.930 km quadrati di paesaggi diversi, di culture differenti, di natura, di città, di flora, fauna, oceano e barriera corallina.
Chiudo gli occhi e sono là: Sidney, dove più di 200 anni fa approdò il grande James Cook. La sua affascinante insenatura, la città che al calar del sole si accende con le sue mille luci che riflettono nell’acqua, il ponte sulla baia, l’antico quartiere Rocks e le incantevoli spiagge che fanno da contorno a questo mix di razze e idiomi.
Sidney è il lavoratore che in pausa pranzo si toglie la giacca e la cravatta e si mette in costume ed infradito, per divertirsi un’ora con le onde dell’oceano. Sidney è l’alto tenore di vita che ti permette di lasciare una borsa in un negozio e ritrovarla ancora lì qualche ora dopo, Sidney è la tranquillità e la frenesia, è un grattacielo a fianco alla spiaggia, è storia recente, Sidney è modernità, è una grande metropoli con il traffico di una cittadina di provincia. Sidney è una città che ti avvolge nella sua giovinezza e che non ti stanca mai!
Ma l’Australia è fatta di contrasti, di opposti, ed ecco che, dopo aver aperto gli occhi un secondo, li richiudo e mi trovo ad Ayers Rocks, o meglio, di fronte all’Urulu. L’emozione è fortissima.  La maestosità di questa roccia è incredibile e il suo colore ancor di più. Tutt’intorno una distesa piana, e al centro questo enorme massiccio roccioso. Chiunque l’abbia messo lì, ha fatto un grandissimo capolavoro.

Ed ecco che, ad ogni ora del giorno, il colore dell’Urulu cambia e mano a mano diventa sempre più affascinante. Solo quando lo si vede si capisce la sua vera bellezza e il perché questo è considerato dagli aborigeni un luogo sacro. La sua maestosità è talmente impressionante che non c’è spazio per le parole e nemmeno per i pensieri. Ci si abbandona semplicemente al fascino dalla perfezione naturale.
Apro ancora gli occhi per qualche secondo, poi li richiudo e mi trovo a Kangaroo Island, simbolo anch’essa della varietà offerta da questo continente. Mi guardo intorno e mi sento osservata, ma non capisco da chi. Poi scruto meglio e lo vedo: un canguro mi fissa negli occhi quasi a chiedermi cosa ci faccio nel suo territorio. Effettivamente ce ne sono così tanti che sembra quasi di essere di troppo… ci si sente quasi in dovere di chiedere il permesso di permanenza nella loro terra. Si avvicina verso di me saltellando allegramente, mi gira intorno e poi se ne va. Lo seguo con lo sguardo ed è così che sull’albero di fronte a me scorgo un tenerissimo koala.
Adoro questa terra piena di sorprese… apro ancora gli occhi, li richiudo e  mi trovo ad Admiral Arch, dove un numero infinito di foche sbatte continuamente le sue zampe palmate creando un rumore fortissimo, e ancora, poco dopo sono nei paraggi delle Remarkable Rocks, dove regna il silenzio, e l’erosione ha creato uno spettacolo mozzafiato.
Incantata da questa terra, dai suoi colori, dai suoi rumori e dai suoi silenzi, riapro lentamente gli occhi e ritorno alla realtà. Se c’è una cosa che adoro di questo lavoro, è che stimola continuamente la voglia di sognare e fantasticare. Non potrei mai farne a meno.
…e così proseguo il mio viaggio verso l’ultima tappa: il Sud America.


Terza tappa: Sud America

Se dovessero pormi la domanda “in quale posto del Sud America ti piacerebbe andare?” , sarei davvero in difficoltà nel rispondere.
Sono tutti talmente unici e differenti che decidere tra uno di questi credo sia impossibile. Ogni luogo corrisponde ad un’emozione diversa. Proprio per questo, ho deciso di soffermarmi su un paese spesso dimenticato o accantonato, del quale non si parla molto, e proprio per questo ho deciso di farlo io. Il Venezuela.
Il Venezuela è una terra particolare, dove non esiste granché di storia, dove non si trovano monumenti importanti, ma è presente una natura con caratteristiche uniche al mondo. E’ infatti una delle terre più ricche di fratture, e da qui ne deriva l’altissimo numero di cascate. Uno dei posti più caratteristici ed affascinanti al mondo è infatti il parco Canaima, il più grande del pianeta. Qui si trova il Salto del Angel: la cascata più alta della Terra! Quando la si vede non si può far altro che restare a bocca aperta ed ammirare quest’altro spettacolo della natura. Un salto di oltre 900 metri dal quale si butta senza interruzione una quantità enorme di acqua. Non c’è molto da dire: ci pensa il suono dell’acqua che precipita a riempire il silenzio! E ancora una volta, si può solo rimanere incantati da Madre Natura, dalla sua immensità e dalla sua onnipotenza.
Ma il Venezuela è anche molto altro: è il suggestivo fiume Orinoco, con le sue mangrovie giganti, che sembrano quasi finte, le simpatiche tartarughe d’acqua, e gli indigeni che lo navigano con la tipica imbarcazione.

Il Venezuela è il Pico Bolivar, simbolo delle Ande con i suoi quasi 5000 metri di altezza. Venezuela è Caracas, con le sue case colorate, il suo traffico disordinato, e ahimè con la sua elevata criminalità. Qui si scorgono favelas accanto a grattacieli, e si rimane come catturati da questo colore giallo, che domina ed illumina questa città.
Il Venezuela è semplicemente un paese che appaga tutti i sensi!
Ma il Sud America offre anche tantissimi altri luoghi meravigliosi: si potrebbe parlare del Cile, dell’Argentina con le cascate Iguazù, Ushuaia e il punto dove finisce il mondo, si potrebbe parlare di Brasile, con il suo Rio delle Amazzoni e il suo patrimonio naturale/culturale, si potrebbe parlare di Bolivia, di Colombia e di tanto altro ancora, ma anziché descrivere di tutto ciò solo qualcosa, ho deciso di concludere il mio racconto con un luogo in Perù che corrisponde più che mai ad una serie infinita di emozioni. Machu Pichu.
Rimasto nascosto per più di quattro secoli, questo è sicuramente uno dei luoghi più affascinanti del mondo. A più di 2000 metri di altezza, ecco una sfida concreta dell’uomo verso la natura: una città costruita sul dorso di una sporgenza, invisibile dalla valle e dal significato mai scoperto, regala a chiunque approdi lì, emozioni indescrivibili. Il mistero che aleggia tra quello che resta di questa meraviglia fa mancare il fiato. Che si tratti dell’ultima capitale Inca o semplicemente di una fortezza, non credo si scoprirà mai, e una volta che ci si trova lì, passa in secondo piano. Quel che conta è che questo è uno dei luoghi più suggestivi al mondo. Qui si incontra il passato da vicino, qui si tocca con mano qualcosa che una civiltà antichissima ha creato, ma che nemmeno il tempo e gli anni che scorrono hanno avuto il coraggio di rovinare fino ad ora.
Il mio cliente, tornato recentemente dal Perù, mi ha descritto Machu Pichu in questo modo:
“Quando si arriva in questo posto si rimane incantati da tutto. Da quello che è stato, da quello che è e da quello che sarà. Quando si arriva in questo posto non si ha la sensazione di essere arrivati ad una delle tante tappe del tour. Si ha la sensazione di essere arrivati. Punto.”


Ed ora ditemi, c’è qualcos’altro di più eloquente per descrivere quello che un viaggio regala?
Il viaggio è un’esperienza straordinaria, qualunque esso sia. Ci permette di confrontarci e di arricchirci di tutto. Di immagini, di sapori, di profumi, di suoni. E’ ciò che riempie l’anima, è ciò che la completa.
Così si conclude il mio giro del mondo. Anche se puramente immaginario, sono felice di essere riuscita a descriverlo. E Grazie a voi, che mi avete dato lo spunto per sognarlo, raccontarlo, e l’opportunità di condividerlo.
Che sia frutto della fantasia o meno, non esiste nient’altro come il viaggiare che ci aiuti a capire così bene da dove veniamo, dove viviamo, quanto siamo minuscoli rispetto a tutto quello che ci circonda. Ma soprattutto non esiste modo migliore per scoprire noi stessi nel profondo.

“Non avete mai visto l’Alhambra? O le mura di Toledo? O Venezia? Ayers Rock, Machu Pichu? Sono lì che vi aspettano! Luoghi in cui altri sono già stati. ORA, TOCCA A VOI! “ 
Pam Brown, 1928

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