Storia coreana

La Corea è uno dei più antichi Stati al mondo (le sue origini risalgono a circa 5.000 anni fa), con un importante passato storico e culturale.

La mitologia coreana narra che la nascita del Paese avvenne quando un dio chiamato Hwanung scese sulla terra e trasformò un orso in donna, la sposò e dalla loro unione nacque un figlio, Tangun. Fu lui a fondare la prima capitale della Corea nel 2.333 a.C., chiamandola Joseon – “Terra della Quiete Mattutina”.

Reliquie preistoriche rinvenute in Corea indicano che nelle prime fasi della storia della penisola (circa 3.500 a.C.), i suoi abitanti erano già a conoscenza di tecnologie sofisticate per l’epoca. Nel I°sec.a.C., iniziò il periodo dei tre regni: Goguryeo (37 a.C.- 668 d.C.) a Nord, in Manchuria e Nord Corea, Che divenne stato cuscinetto nei confronti dell’aggressiva Cina, Silla (fondata nel 57 a.C.) nella parte sud-orientale della penisola e Baekche (fondata nel 18 a.C.) nella parte sud-occidentale. La Corea è sempre stata una terra soggetta a continue invasioni da parte delle altre nazioni orientali. Il regno di Silla però, data la sua posizione abbastanza isolata, fu l’ultimo ad essere influenzato dalle culture straniere. La sua arte e architettura divennero dunque tratti distintivi della Corea. Fu durante questi Regni che si diffuse il Buddismo e con questo fiorirono templi e Buddha, pagode e lanterne di pietra.

Nel VII°sec. Silla conquistò gli altri regni, tranne per la parte della Manchuria, e diede vita ad una nazione con un unico governo, la Silla Unificata. I governatori della Silla Iniziarono però a combattere tra di loro e nel 918 Wang Kon fondò la dinastia Koryeo , da cui prende il nome la Corea. Nel XIII ° Koryeo fu invasa più volte dai Mongoli e indebolita dalle incursioni dei pirati giapponesi. Quando l’impero mongolo crollò, subentrò la dinastia Joseon (1392-1910). In questo periodo fu creata la scrittura coreana e la capitale del regno fu spostata a Hanyang, l’attuale Seoul.

Negli anni 1592-98 la Corea fu attaccata dai giapponesi che distrussero molti edifici ed uccisero molti coreani. In seguito la Corea chiuse le porte al resto del mondo e rimase lontana da influenze esterne fino all’inizio del XX° sec., quando fu annessa al Giappone come sua colonia (1910). I giapponesi, che rimasero per 35 anni, fino alla fine della seconda guerra mondiale, si dimostrarono governanti particolarmente duri ed ostili, tanto che il sentimento antinipponico è ancora forte sia nella Corea del Nord sia in quella del Sud.

Dopo il crollo del Giappone nel 1945, la penisola coreana venne spartita in due zone d’influenza, sovietica a Nord e americana a Sud, che portarono ad una divisione di fatto lungo la linea del 38° parallelo. In seguito ai disaccordi tra le potenze occupanti, nel 1948 le due zone si trasformarono in due Stati, presto sgomberati dalle truppe straniere: nel nord la comunista Repubblica Popolare di Kim Il Sung, a sud la filoamericana Repubblica di Corea, retta dittatorialmente dal presidente Syngman Rhee.

Nel 1950 la Nord Corea tentò con la forza l’unificazione dell’intera penisola, invadendo la Corea del Sud e dando inizio alla Guerra di Corea, che durò tre anni e vide coinvolte anche America e Cina. Alla fine furono confermati i confini pre-esistenti e fu creata un’area di 4 chilometri lungo tutto il confine, conosciuta come Zona Demilitarizzata, che fu per altri 45 anni una zona di continui conflitti.

I tre anni di guerra causarono però immani costi umani ed economici. Rhee riuscì a rimanere al potere solo ricorrendo a una diffusa corruzione, a misure repressive e alla legge marziale; tuttavia, nonostante gli aiuti statunitensi, non fu in grado di promuovere un efficace programma di ricostruzione. Le intimidazioni e i brogli che contrassegnarono le elezioni presidenziali del 1960 provocarono l’esplosione di violente manifestazioni di protesta in tutto il paese, inducendo Rhee a dimettersi e a riparare all’estero.

Le successive elezioni portarono alla presidenza il democratico John M. Chang, il quale si impegnò a effettuare riforme di segno liberale. La difficoltà della ripresa economica e le agitazioni studentesche, culminarono però nel maggio 1961 con un colpo di stato militare che pose fine alla Seconda Repubblica.

La giunta militare capeggiata dal generale Park Chung Hee andò al potere e il Paese, con gli aiuti giapponesi e poi americani, godette di un periodo di forte crescita economica e industriale. Nel 1972, dopo aver imposto la legge marziale, Park introdusse una nuova Costituzione (detta yushin, “rivitalizzante”), che gli permetteva di restare in carica a tempo indeterminato; nel periodo successivo limitò ulteriormente le libertà civili dei cittadini ed eliminò i suoi avversari politici. In quegli anni la Corea del Sud visse uno spettacolare boom economico, ma crebbe anche il malcontento nei confronti del regime dittatoriale. Nel clima di tensione generale, Park fu assassinato nel 1979 da agenti del servizio segreto sudcoreano.

Il potere andò allora nelle mani dei militari e in particolare del generale Chun Doo Hwan. Agli inizi del 1980 esplose il malcontento e il paese fu sconvolto da una serie di manifestazioni di protesta contro la dittatura militare, severamente represse dal regime. L’episodio più grave avvenne a Kwangju, dove vennero uccisi 200 studenti che protestavano contro il regime. Nel 1987, Chun Doo Hwan fu costretto a concedere alcune riforme democratiche, tra cui l’elezione presidenziale a suffragio diretto.

Le elezioni di dicembre registrarono la vittoria di Roh Tae Woo, un’altra figura appartenente al panorama militare. Le proteste studentesche continuarono ma, contrariamente alle aspettative, Roh liberalizzò il sistema politico del paese, ristabilendo le relazioni internazionali con la Cina e l’Unione Sovietica. Nel 1991 la Corea del Sud e quella del Nord vennero ammesse alle Nazioni Unite come entità statali separate e tre mesi dopo siglarono un mutuo patto di non aggressione, avviando negoziati volti a preparare la riunificazione dei due paesi.

Nel 1992 Roh venne sostituito da Kim Young-sam, esponente del partito liberal-democratico che combatté aspramente la corruzione. Nel 1995 lanciò una “campagna di globalizzazione”, volta a favorire ulteriormente lo sviluppo della vita politica (ampliamento delle libertà civili, riforma delle amministrazioni locali, lotta alla corruzione ecc.), la modernizzazione dell’economia (per affrontare la sfida proveniente dai mercati internazionali) e il dialogo con la Corea del Nord. Nel 1996 la Corea del Sud fu raggiunta dalla crisi finanziaria asiatica e scivolò in una grave crisi economica e sociale, giungendo l’anno successivo sull’orlo del collasso economico.

Per la prima volta, nel febbraio 1998, un candidato dell’opposizione, Kim Dae-jung, divenne presidente del paese. Kim promise di introdurre riforme economiche e democratiche e di migliorare i rapporti con la Corea del Nord. Nel 1999 il paese riuscì a superare la fase più critica della recessione. Anche le relazioni con la Corea del Nord videro un sensibile miglioramento. Tenendo fede alla promessa di riallacciare le relazioni con la Corea del Nord, nel giugno 2000 Kim effettuò una visita storica a Pyongyang per stringere la mano al leader nord coreano Kim Jong II, avvenimento che gettò le basi per una maggiore collaborazione economica e politica tra i due paesi. Come segno di fiducia, Kim accettò anche che fosse il governo della Corea del Nord a occuparsi dell’organizzazione del sistema di sicurezza in occasione della visita e per la sua opera di conciliazione ricevette nel 2000 il Premio Nobel per la Pace. L ’ultima parte del mandato di Kim si svolse però in un clima politico e sociale di grande tensione. Agli inizi del 2001 la ripresa economica subì una battuta d’arresto e molte imprese, giunte sull’orlo del fallimento, annunciarono il licenziamento di decine di migliaia di lavoratori. Alla crisi economica, che causò una massiccia protesta sociale, seguì una fase politica estremamente conflittuale. Mentre l’amministrazione statunitense bocciò la politica di distensione sostenuta dal governo sudcoreano, collocando la Corea del Nord nel cosiddetto “asse del male” accanto all’Iraq e all’Iran, il Partito democratico del presidente Kim Dae Jung venne battuto in diverse elezioni locali dal Grande Partito Nazionale.

Il candidato del Partito democratico Roh Moo-Hyun sconfisse, sebbene di misura, quello del Grande partito nazionale, soprattutto grazie alla straordinaria mobilitazione dei giovani, che ricorsero alle moderne tecnologie per promuoverlo. Roh Moo-Hyun lanciò un ambizioso programma rivolto a colpire la corruzione e il nepotismo, a pervenire a una più equa distribuzione delle risorse economiche e a rilanciare il dialogo di pace con la Corea del Nord. L’esile maggioranza non consentì tuttavia al presidente Roh Moo-Hyun di sostenere il suo piano di riforme. Le opposizioni si opposero in particolare alla strategia di riavvicinamento alla Corea del Nord, ritenuta troppo conciliante, e allo spostamento della capitale amministrativa da Seoul a Yeongi-Kongju, che nelle intenzioni del governo era rivolta a dare un impulso riequilibratore tra le varie regioni del paese. Con le elezioni parziali di aprile 2005, Roh Moo-Hyun perse consensi e nel 2007 abbandonò il suo partito dell’Uri Dang. Gli ultimi importanti atti della presidenza di Roh Moo-Hyun furono l’accordo sottoscritto nello stesso mese dalla Corea del Nord, che accettò di sospendere il suo piano nucleare in cambio di sostanziosi aiuti economici, e l’accordo di libero scambio sottoscritto in aprile con gli Stati Uniti.
Nelle elezioni presidenziali del 2007 si è affermato con il 48,7% dei voti il candidato del Grande partito nazionale Lee Myung-Bak.

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