Storia del Myanmar

Il Myanmar, meglio conosciuto in occidente con il nome di Birmania, è il più grande paese del sud-est asiatico. Terra affascinante e magica, è oggi un Paese che si trova in condizioni di immensa arretratezza e nel quale il potere è ancora nelle mani di burocrati, militari e guerriglieri . Il resto della popolazione vive secondo i ritmi di una civiltà contadina profondamente religiosa, senza ombra di fanatismo che le permette di sopravvivere alle difficoltà di una dura dittatura militare.

Probabilmente i primi abitanti di queste terre furono i mon; mentre nel I secolo a.C., questa zona fu abitata dai Pyu, una popolazione dedita al commercio con la Cina e l’India. Il regno Pyu più potente era quello di Sri Ksetra, che scomparve nel 656. In seguito, questo regno si ristabilì, ma verso la metà del IX secolo furono sconfitti dal regno di Nanzhao.
I Birmani, o Bamar, cominciarono a migrare verso la valle dell’Irrawaddy dal Tibet nel IX secolo. Nell’849, stabilirono un regno che aveva come capitale Pagan; durante il regno di Anawratha (1044-1077), l’influenza dei Birmani si estese anche ben oltre i confini della Birmania attuale, tanto che dal 1100 alcune parti dell’Indocina erano controllate dal loro regno, che viene definito comunemente come primo impero birmano.

Verso la fine del 1200, i Mongoli sotto Kublai Khan invasero il regno, ma nel 1364 i Birmani riuscirono a ripristinare l’ordine, stabilendosi ad Ava: in tale periodo la cultura birmana era al massimo del suo splendore. Tuttavia, nel 1527, gli Shan saccheggiarono la città di Ava. Nel frattempo, i mon si erano ristabiliti a Pegu (Bago), che era diventato un florido centro commerciale e un centro religioso importante.

I Birmani fuggiti da Ava fondarono il regno di Toungoo nel 1531, sotto Tabinshwehti che riunificò la Birmania e fondò il secondo impero birmano, entrando così in una nuova fase di prosperità, che durò però poco a causa di ribellioni e per la mancanza interna di risorse necessarie per controllare le nuove acquisizioni imperiali.

Nel 1613 Anaukpetlun, che aveva espulso gli invasori portoghesi, fondò una nuova dinastia ad Ava, che però fu nuovamente distrutto nel 1752 dai mon, con l’aiuto dei francesi.. Alaungpaya stabilì allora una nuova dinastia, di Konbaung, creando il terzo impero birmano durante il 1700.

La Dinastia Qing della Cina spaventata dalla crescita dell’influenza birmana, tentò di invaderla quattro volte dal 1766 al 1769 senza nessun esito. I monarchi successivi persero il controllo di Ayutthaya, ma conquistarono Arakan e Tenasserim. Nelle guerre Anglo-Birmane (1824-1826, 1851-1852 e 1885-1886), la Birmania fu sconfitta dai britannici e divenne così una provincia dell’India britannica, dalla quale si distaccò nel 1937.

Durante la seconda guerra mondiale i giapponesi fecero una campagna in Birmania, nel 1942 (invasione giapponese) cacciando i nuovi padroni, i britannici. Ma gli alleati reagirono e nel luglio 1945 ripresero il paese, con l’aiuto dell’AFPFL (Lega per la libertà delle persone antifasciste), guidato da Aung San.

Nel 1947, quest’ultimo divenne vicepresidente del Consiglio esecutivo della Birmania, in un governo transitorio. Tuttavia, nel luglio dello stesso anno, alcuni rivali politici assassinarono Aung San e parecchi membri politici. Il 4 gennaio 1948, la nazione si trasformò in una repubblica indipendente, conosciuta come Unione della Birmania, con Sao Shwe Thaik come primo presidente ed U Nu come Primo Ministro. Ma, puntualmente, con l’indipendenza, arrivarono anche le richieste, avanzate dalle minoranze (chin, kachin, karen, mon e shan) di uno Stato Federale, richieste che furono portate avanti con una guerriglia contro lo stato, che rispose con una feroce repressione. Diversamente della maggior parte delle altre ex colonie britanniche, la Birmania non divenne membro del Commonwealth.

Nel 1961 U Thant, allora rappresentante permanente della Birmania alle Nazioni Unite e Segretario precedente al Primo Ministro, fu scelto come segretario generale per l’ONU; era il primo presidente non occidentale che dirigeva tutta l’organizzazione internazionale. Il governo democratico fu destituito nel 1962 da un colpo di stato militare condotto dal Generale Ne Win, che governò per quasi 26 anni e perseguì le politiche socialiste birmane, con la nazionalizzazione delle industrie, la soppressione dei partiti politici (1964),e la proibizione del libero scambio, e che portarono all’isolamento del Paese dal resto del mondo.

Nel 1988, dopo le rivolte studentesche che provocarono migliaia di morti, Ne Win si dimise, e fu proclamata la legge marziale, mentre il generale Saw Maung organizzò un altro colpo di stato. Nel 1990, ebbero luogo per la prima volta in 30 anni le elezioni libere. Il NLD (Lega Nazionale per la Democrazia), il partito di Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la pace nel 1991, e figlia di Aung San, porta alla Assemblea Costituente 392 membri, su un totale di 485, ma lo SLORC (Consiglio di restaurazione della legge e dell’ordine di stato), spalleggiato dall’Esercito, si rifiuta di cedere il potere, rovesciando l’assemblea popolare, ed arrestando Aung San Suu Kyi, ed altri leader dell’NLD. Successivamente si cambiò il nome Birmania in Myanmar. Da allora comincia un periodo molto difficile per Aung San Suu Kyi, che, rimessa in libertà nel 1995, viene nuovamente arrestata nel 2000, liberata nel 2002, e nuovamente arrestata nel 2003. Attualmente si trova agli arresti domiciliari. Il 27 marzo 2006, la giunta militare sposta la capitale nazionale da Yangon verso un luogo vicino a Pyinmana ufficialmente chiamato Naypyidaw che significa “la sede dei re”.

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