Arti Marziali della Cina

Arti marziali cinesi (è una denominazione che si riferisce alla totalità dei vari stili di arti marziali nati in Cina.
Le arti marziali cinesi, nel loro insieme, hanno ricevuto molte denominazioni diverse, a seconda del luogo e del periodo in cui si sono diffuse. Quando, negli anni trenta, le arti marziali cinesi e giapponesi iniziarono ad essere conosciute in occidente, la conoscenza delle lingue e delle culture dell’asia orientale erano molto limitate. Questo ha portato spesso alla creazione di leggende e di miti (molti dei quali sopravvivono ancora oggi) e ad un uso improprio di molti termini cinesi.

Kung Fu (pinyin gong fu) è il termine più popolare in occidente e ad Hong Kong, soprattutto a causa della diffusione, con questo nome, del cinema sulle arti marziali cinesi. In cinese kung-fu letteralmente significa “esercizio eseguito con abilità” e rappresenta il percorso necessario all’apprendimento profondo di una disciplina (non necessariamente marziale). Per estensione, questo termine indica anche il raggiungimento di un ottimo livello; possedere il kung-fu rappresenta il raggiungimento dell’assoluta padronanza della tecnica.
Wushù (Wade-Giles Wu Shu) è il termine più usato nella Repubblica popolare cinese, e si sta sempre più diffondendo anche in occidente. Wu Shu può essere tradotto letteralmente con “arte marziale” ed è un nome collettivo che racchiude al suo interno tutta la miriade di tecniche e stili di combattimento diffusi sul territorio cinese.
Gúoshù (Wade-Giles Kuo Shu) è il termine più diffuso a Taiwan e significa letteralmente “arte nazionale”.
Quánfa (Wade-Giles Ch’üan Fa) è una denominazione generica che significa “tecniche di pugno” ossia il pugilato nel senso di combattimento a mani nude.
Zhongguó quán (Wade-Giles Chung Kuo Ch’üan) significa “boxe cinese”.
Origini leggendarie e storia
Esiste un gran numero di leggende sull’origine delle arti marziali cinesi. Quello che si sa di sicuro è che le prime rappresentazioni artistiche di uomini (probabilmente soldati) in posa marziale risalgono al periodo preistorico (oltre 4000 anni fa). Le arti marziali cinesi rimasero essenzialmente composte da una serie di danze di guerra e da esercizi fisici di preparazione militare fino al periodo denominato “primavere ed autunni” (770 – 476 a.C.) dove nacquero e si svilupparono le grandi correnti filosofiche cinesi come il Taoismo ed il Confucianesimo. In questo periodo le tecniche marziali iniziarono a fondersi con la filosofia e la religione fino a diventare un argomento di studio persino nei monasteri.

Nonostante l’origine delle arti marziali intese più propriamente come metodo di combattimento sia antico e non definito, è da sottolineare che quando si parla di Kung-fu si può più semplicemente prendere come punto di riferimento lo stile Shaolin originario, cioè quello fondato da Bodhidharma nel 500 d.C. circa nell’omonimo monastero. Successivamente si sono sviluppati innumerevoli altri stili e altre arti marziali, ma tutte in modo diretto o indiretto derivate dallo stile Shaolin-quan fondato da Bodhidharma.

Secondo la mitologia dello Shaolin Kung-Fu, i monaci Shaolin furono istituiti dall’imperatore cinese dell’epoca per esercitare la funzione di guardia imperiale. La leggenda vuole inoltre che i monaci, per costruire le loro tecniche, si basassero sul comportamento degli animali determinando in questo modo anche gli odierni nomi dei vari stili che si sono diramati dell’originario stile Shaolin: mantide del nord, tigre bianca, hung gar, ecc. Altre leggende raccontano di gesta eroiche come la presunta sconfitta di un intero esercito di mille guerrieri mongoli da parte di quattro monaci Shaolin padroni di un’invincibile tecnica conosciuta col nome di Qi-Gong (tecnica della camicia di ferro o insensibilità al dolore).

Le varie persecuzioni religiose segnarono il declino di molti templi (fra cui il famoso tempio di Shaolin) e la nascita di “scuole” di arti marziali molto simili a sette segrete ed esoteriche. Questo portò ad un frammentarsi delle tecniche e delle conoscenze dando vita a migliaia di stili molto differenti fra loro, senza contare gli innumerevoli stili detti “del contadino” praticati dagli abitanti delle campagne e che si tramandavano di generazione in generazione.

Durante la grande rivoluzione culturale le guardie rosse, legate alla banda dei quattro, cercarono di distruggere i vari stili di kung-fu. Specialmente quelle più “esoteriche” rischiarono di essere cancellate in quanto viste come un retaggio dell’epoca imperiale sopravvivendo solo come attività sportiva controllata e coordinata da un organismo centrale. Tuttavia oggi stiamo assistendo, sull’onda della nuova età dell’oro del cinema di Pechino ed il conseguente interesse economico del regime, ad una graduale riscoperta delle tecniche e degli stili più tradizionali.

Arti marziali tradizionali
Le arti marziali tradizionali sono le arti marziali propriamente dette, in cui lo studio delle tecniche di combattimento viene accompagnato dallo studio delle rispettive applicazioni. Le arti marziali tradizionali sono discipline incentrate su principi filosofici e fisici profondi, e la loro pratica ha come obbiettivo, da una parte il raggiungimento di una reale capacità di combattimento, dall’altra la cura del corpo e della mente.
Le arti marziali cinesi vengono tramandate da più di duemila anni, e nel corso dei secoli hanno subito vari mutamenti. I maestri che le hanno praticate, spesso non si sono limitati ad apprenderle e riproporle così come gli erano state insegnate, ma le hanno modificate per adattarle alle proprie capacità, ai propri principi filosofici, alle necessità strategiche e geografiche.

Questo processo ha consentito alle arti marziali di migliorarsi continuamente col passare dei secoli, ma ha anche causato una frammentazione che rende molto difficile una classificazione. Si calcola che gli stili andati perduti siano centinaia. Oggi gli stili più praticati sono stati codificati dalle federazioni internazionali che si occupano non solo di tenere vivo lo spirito marziale di quest’arte, ma anche di far sopravvivere un’antichissima tradizione culturale.

La principale suddivisione tra gli stili è tra interni ed esterni. Esiste anche un’altra importante categorizzazione, nata dalle esigenze di adattamento alle condizioni geografiche in cui le arti marziali venivano praticate, quella tra stili del nord e stili del sud. Nel nord della Cina venivano praticati stili con posizioni ampie, con un gran numero di tecniche di gamba e di salti acrobatici. Nel sud invece gli stili si sono caratterizzati per un minore utilizzo delle gambe e per posizioni più corte, questo probabilmente a causa del fatto che in queste regioni vi erano molte risaie, in cui era difficile poter utilizzare gli arti inferiori per combattere.

Stili interni nèijiaquán
Gli stili interni si basano sullo studio e lo sviluppo di elementi come lo spirito, la mente ed il qi (respiro, o energia interiore). La pratica degli stili interni si caratterizza per una completa rilassatezza muscolare che viene chiamata “morbidezza” o “cedevolezza”. Con questi termini non si intende un abbandono del corpo, ma ci si riferisce ad uno stadio psico-fisico in cui i muscoli sono decontratti e i sensi sono reattivi, pronti a reagire. “Cedevolezza” in particolare vuol dire che non bisogna oppore la forza muscolare a quella dell’avversario, ma bisogna sfruttare la sua, cedere, farlo passare oltre, di modo che questo si ritrovi in una posizione sfavorevole nella quale non possa più nuocere. Per questa carretteristica di completa decontrazione muscolare, gli stili interni vengono chiamati anche morbidi, mentre quegli esterni duri.

Tàijíquán ( Wade-Giles T’ai Chi Ch’üan – pugno della suprema polarità)
Forma di combattimento basata sul controllo dell’avversario secondo i principi taoisti dell’alternanza fra Yin e Yang, le tecniche di questo stile vengono applicate evitando il contrasto e ricercando la fluidità e le linee di minor sforzo. È divisa principalmente in cinque stili (Chen, Yang, Wu, Wu Yu-Xiang e Sun) di cui il più antico (lo stile Chen) può esser fatto risalire al 1600. Sebbene sia a tutti gli effetti una disciplina marziale e di combattimento in occidente è diventata popolare nella sua forma di ginnastica per la salute (che è quello che viene insegnato nella maggior parte delle scuole), se si fanno bene gli esercizi (questa arte marziale è la ginnastica cinese) si impara l’uso dell’energia.
Xíngyìquán (Wade-Giles Hsing I Ch’üan – pugno dei cinque elementi)
Stile basato su tecniche rettilinee esplosive e da un controllo lineare dello spazio; le sue tecniche di base sono catalogate, seguendo la cosmologia taoista, secondo i cicli costruttivi e distruttivi dei cinque elementi (metallo, legno, acqua, fuoco e terra) e dei dodici animali (Drago, Tigre, Scimmia, Cavallo, Coccodrillo, Gallo, Aquila e Orso,Uccello Tai, Serpente, Falco, Rondine) in modo che ad ogni attacco corrisponda, in modo più o meno univoco, una parata ed un contrattacco.
Baguàzhang ( Wade-Giles Pa Kua Chang – palmo degli otto trigrammi)
Sviluppato nel XIX secolo sulla base degli esercizi taosti della “meditazione camminando in cerchio” è ben presto divenuta uno dei capisaldi delle tecniche di combattimento interne delle arti marziali cinesi. Le tecniche del Bagua sono principalmente circolari e fluide, tanto da essere spesso viste come il naturale contraltare dello Hsing-Yi. Il nome di questo stile deriva dagli otto trigrammi che formano la base del Yijing (il libro dei mutamenti) e che sono alla base della cosmologia taoista.
Wudangquán ( Wade-Giles Wu Tang Ch’üan)
Inizialmente sviluppato sul monte Wudang, dove, nel corso dei secoli si sono diffusi numerosi monasteri Taoisti, e dove, intorno all’anno 1000, viene collocata la leggenda del monaco, alchimista e grande esperto di arti marziali, Zhang San Feng, al quale viene anche attribuita l’invenzione del Taijiquan. Alla scuola interna di Wudang, resa nota alla massa anche grazie al film pluripremiato agli Oscar “La tigre e il Dragone” del cinese Ang Lee, appartengono i seguenti stili: Wudang Taiji quan, Ba Zhe, Wudang tayi wuxing qinpu quan, Juigong shibatui, Kongmen quan, Liubu sanshou, Wuji quan (si ispira ai principi filosofici taoisti del Tao Te Ching di Lao Tzu), Yaozi chang quan, Yanzhou fudi quan, Yumen quan; Wenshengquan.
Qìgong (Wade-Giles Ch’i Kung – tecniche di energia)
Insieme eterogeneo di tecniche di ginnastica, respirazione e meditazione volte allo sviluppo delle energie interne (qi) che, secondo la filosofia cinese, scorrono nel nostro corpo attraverso i canali ed i meridiani.
Yinggong ( Wade-Giles Ying Kung – tecniche forti di energia)
Variante del Qigong dove gli esercizi di respirazione e di meditazione sono finalizzati alla fortificazione del corpo ed all’aumento della resistenza agli urti. È comune che i maestri di questa disciplina mostrino la loro bravura facendosi rompere mattoni e/o pietre appoggiate su varie parti del corpo o resistendo a colpi inferti con le armi tradizionali senza riportare danni. Attorno a queste tecniche sono nate molte delle leggende metropolitane e dei luoghi comuni sulle arti marziali.
Liangyiquan
Siming Neijiaquan
Stili esterni wàijiaquán
Nell’uso comune (almeno in occidente), quando si parla di Kung-fu, ci si riferisce a questi stili. Sono veloci ed esplosivi, incentrati principalmente sull’uso della forza fisica e dell’agilità. Vengono chiamati esterni per contrapposizione agli stili interni,non perché prediligano l’uso della forza, rispetto a quello dell’energia interna ma perché la base di partenza è il fisico per giungere allo sviluppo del Qi. Nonostante sia meno accentuato, lo studio del qi è presente anche negli stili esterni, nei quali di solito viene unito alle capacità fisiche in una fase avanzata dell’apprendimento.
Choy Lee Fut, Cailifo
stile ideato da Chan Heung nel 1836 dalla sintesi degli stili di kung fu che imparò in gioventù da 3 grandi maestri. Lo stile è composto da innumerevoli forme, sia a mani nude che con le armi. Lo stile è caratterizzato da movimenti ampi e veloci di braccia che mirano al colpire senza tregua uno o più avversari durante un combattimento.
Bajíquán ( Wade-Giles Pa Chi Ch’üan)
Letteralmente boxe delle 8 direzioni, caratterizzato da posizioni basse, calci bassi e colpi portati in modo “esplosivo”; è ora lo stile praticato ufficialmente dai militari dell’esercito cinese.
Fanziquán
Hóngjia ( pinyin wade)
stile ampiamente conosciuto per via della sua efficacia nel combattimento e nel rafforzamento del corpo del praticante. È uno stile duro, basato molto sul wu hsing shaolin ch’uan.
Jeet Kune Do ( pinyin Jiequandao Wade-Giles Chie Ch’uan Tao)
Stile creato negli anni ’60 dal maestro Bruce Lee sulla base del Wing Chun (che aveva studiato in gioventù) con forti influssi provenienti dalla boxe e dalla scherma occidentale.
Shàolínquán (Wade-Giles Shaolin Ch’üan)
Uno dei più antichi e famosi stili delle arti marziali cinesi. Praticato dai monaci del tempio di Shaolin (letteralmente “piccola foresta”) ha influenzato gran parte degli stili successivi. È caratterizzato da tecniche circolari ed esplosive sulla lunga distanza.
Ta Fang Tao
Wing Chun (Wade-Giles Wing Chun)
Stile derivato dallo Shaolin creato, secondo la leggenda, da una monaca in esilio dopo la distruzione del monastero. È uno stile specializzato in tecniche essenziali a corta e cortissima distanza. È anche noto come Wing Tsung, Wing Tzun e molte altre varianti.
Meihuaquan
Hongquan
Baimeiquan
Stile del soppraciglio bianco, leggendariamente praticato da colui che tradì il monastero di Shaolin, il monaco Pak Mei. Insieme di tecniche di caduta e di combattimento a terra. Nella sua versione moderna è uno degli stili più acrobatici e fisicamente impegnativi del Wu-Shu.
Questo stile predilige rapide scivolate all’interno della guardia avversaria e colpi rapidi e mirati alle articolazioni. Esistono in realtà molti stili diversi che si ispirano alla mantide. In particolare le tecniche di gamba (passi, spostamenti e calci) differiscono in maniera notevole fra gli stili del nord e quelli del sud della Cina.
Conosciuto anche come Zui Baxianquan o “stile degli otto immortali” in riferimento alle figure leggendarie cui prende ispirazione. Stile molto versatile e coreografico dove l’accento è posto sulle tecniche di sbilanciamento e sulle posizioni di non equilibrio o di equilibrio precario (ma controllato). Molto diffuse anche le tecniche con la spada e col bastone.
Arti marziali sportive
In seguito alla rivoluzione culturale nella Repubblica popolare cinese, intorno alla seconda metà del XX secolo, le arti marziali sono state ricodificate da nascenti federazioni sportive eliminando l’aspetto marziale, nel tentativo di rilanciare sottoforma di sport queste antiche pratiche.

Wushu moderno
Il wushu moderno è un’esibizione sportiva simile alla ginnastica acrobatica che si basa su una reinterpretazione dei movimenti delle arti marziali tradizionali cinesi. Il Wushu è stato sport dimostrativo alle Olimpiadi del 2000. Alle Olimpiadi di Pechino del 2008 si terrà una competizione di Wushu ma non sarà uno dei 28 sport ufficiali.
Gli stili di wushu moderno sono:

Changquan (boxe lunga)
Stile creato sulla base di un gran numero di stili non codificati provenienti dal nord della Cina. Caratterizzato da movimenti ampi ed eseguiti in allungamento e da un gran numero di salti acrobatici.
Nanquan (boxe del sud)
Stile creato sulla base di un gran numero di stili non codificati provenienti dal sud della Cina. Caratterizzato da tecniche potenti, da una forte predominanza dell’uso delle braccia rispetto all’uso delle gambe e dalla presenza di tecniche di combattimento a terra.
Sanda
Il Sanda (o Sanshou) è un sport di combattimento codificato sulla base di alcune tecniche delle arti marziali cinesi.
Le competizioni di questo genere esistevano fin dall’antica Cina (il Lei Tai), purtroppo gli incontri si concludevano spesso con la morte di uno dei contendenti o con gravi menomazioni fisiche, per questo motivo negli anni ’60 il governo cinese, dopo lunghe trattative con i vari Maestri, diede il via libera al Sanda moderno: uno sport completo, marziale, da allora, non violento. Infatti furono sancite regole ben precise, molto severe atte ad evitare che gli atleti si potessero ferire, così permettendo ad ogni scuola di esprimere la loro esperienza e capacità.

Ora si combatte con molte protezioni sul corpo (guantoni, paradenti, caschetto, corpetto, conchiglia e paratibie) e sono valide una gran quantità di tecniche incluse le proiezioni a terra. Sono vietati i colpi alle articolazioni, gomitate, ginocchiate e le leve articolari.

Le armi
Nelle arti marziali cinesi l’uso delle armi si è sviluppato parallelamente alla pratica a mani nude. Non esistono, dunque, stili diversi per le armi: ogni stile applica i propri principi allo stesso modo in qualsiasi situazione di combattimento, sia che si combatta a mani nude che con un’arma.
Nella tradizione delle arti marziali cinesi sono quattro le armi considerate fondamentali:

la sciabola (dao);
il bastone lungo (gun);
la spada dritta (jian );
la lancia (qiang ).

Le influenze che taoismo e confucianesimo hanno apportato alle arti marziali hanno fatto sì che la teoria dei cinque elementi si unisse alla contrapposizione tra le cinque armi fondamentali (compreso anche il pugno come simbolo del combattimento a mani nude). Le relazioni sono le seguenti:

terra – pugno
legno – bastone
metallo – sciabola
fuoco – lancia
acqua – spada
Come nella teoria degli elementi per cui un elemento ne distrugge uno, e a sua volta viene distrutto da un altro, così ogni arma batte la successiva e viene sconfitta dalla precedente. Poiché tutto nasce dalla terra, allora si deve sempre partire nell’apprendimento dalle tecniche a mano nuda. Il legno distrugge la terra, come la zappa solca il terreno, quindi anche l’arma più semplice come il bastone può battere un uomo disarmato. Il metallo taglia il legno, perciò la sciabola batte il bastone. Il fuoco forgia il metallo, così la lancia vince la sciabola.

L’acqua spegne il fuoco, come la spada, l’arma dai movimenti più fluidi, sconfigge la lancia. Infine, la terra batte l’acqua, quindi il pugno batte la spada; questo a simboleggiare il fatto che chi ha compiuto tutto il ciclo d’istruzione è diventato un maestro ed è in grado di battere a mani nude anche l’arma più nobile.

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