Cultura Cinese

La Grande rivoluzione culturale (pinyin: wénhuà dà gémìng), il cui nome completo era Grande rivoluzione culturale proletaria (pinyin: wúchan jiejí wénhuà dà gémìng), è nota anche con l’abbreviazione Rivoluzione culturale. Lanciata nella Repubblica Popolare Cinese nel 1966 da Mao Zedong, già de facto estromesso dagli incarichi dirigenziali dalla dirigenza del Partito Comunista Cinese, era volta a frenare l’ondata riformista promossa in seno al partito principalmente da Deng Xiaoping e Liu Shaoqi, per ripristinare l’applicazione ortodossa del pensiero marxista-leninista. L’epurazione dei riformisti coinvolse anche l’ex Ministro delle Finanze Bo Yibo, che fu condannato a dieci anni di carcere. In appoggio a Mao intervenne Lin Biao, ideatore e curatore della prima edizione del “Libretto rosso”, una antologia di citazioni di Mao inizialmente utilizzato per fare propaganda all’interno dell’Esercito di liberazione popolare. La Rivoluzione culturale era basata sulla mobilitazione dei giovani, universitari e non, che non fossero iscritti al partito contro le strutture del partito comunista stesso. Basi teoriche erano il pensiero di Mao sulle “contraddizioni in seno al popolo e al Partito” in cui il processo hegeliano di tesi-antitesi-sintesi non veniva a cessare con la presa del potere da parte dei comunisti, ma continuava incessantemente per evitare fenomeni di imborghesimento del partito stesso. Ogni città, provincia, qualsiasi Unità di lavoro fu investita dalla critica radicale contro gli esponenti di spicco del Partito comunista. Questi erano costretti a autocritica e alle dimissioni, sovente seguite da un periodo di rieducazione presso i villaggi contadini più sperduti. In caso di resistenza da parte delle strutture del partito comunista contro i giovani rivoluzionari – generalmente chiamati “Guardie Rosse” anche se in effetti erano tantissimi gruppi autonomi con molti diversi nomi in lotta spesso anche fra loro, dato che il partito comunista aveva fondato sue proprie organizzazioni similari ma antagoniste – si ricorreva allo scontro fisico, talora anche armato. Il periodo di caos che ne seguì si interruppe solo nel 1969, tanto che spesso per Rivoluzione culturale si intende solo il periodo 1966-1969. Nel 1969 infatti le Unità di Lavoro e ogni centro dirigenziale burocratico fu affidato a una triplice rappresentanza: del Partito comunista, degli attivisti delle “Guardie rosse” e dell’Esercito di liberazione popolare, che così si trovava nella posizione di garante della stabilità. Nel 1976 la morte di Mao permise di chiudere la Grande rivoluzione culturale addossando tutte le responsabilità alla Banda dei quattro che, pur avendo fatto parte del movimento, non poteva essere considerata ispiratrice o dirigente della stessa. In questo modo il Partito comunista cinese fu nuovamente in grado di avere il controllo delle leve di comando della Repubblica Popolare Cinese. Mao Zedong (scritto anche Mao Tse-Tung) (Shaoshan, 26 dicembre 1893 – Pechino, 9 settembre 1976) è stato un rivoluzionario e politico cinese. Fu portavoce del Partito Comunista Cinese dal 1943 alla sua morte; sotto la sua guida, il partito salì al governo della Cina continentale, come risultato della sua vittoria nella guerra civile cinese e della fondazione della Repubblica Popolare Cinese (di cui fu presidente) nel 1949. Mao sviluppò un marxismo-leninismo “cinesizzato”, noto come Maoismo, parallelo all’ideologia politica nota come Stalinismo, e mentre era al potere collettivizzò l’agricoltura con il “grande balzo in avanti”. Il dittatore cinese forgiò, e in seguito ruppe, un’alleanza con l’Unione Sovietica, e lanciò la Rivoluzione Culturale. A Mao viene attribuita la creazione di una Cina unificata e libera dalla dominazione straniera, per la prima volta dalla guerra dell’oppio, ed al tempo stesso vengono criticati l’uso sistematico della repressione e dei lavori forzati (vedi Laogai), lo sterminio di centinaia di migliaia di contadini nella riforma agraria del 1951, la carestia del 1958-1961 e la violenza della Rivoluzione Culturale. Nel periodo in cui fu al potere (1949-1976) vi furono decine di milioni di morti per cause non naturali. Mao Zedong viene comunemente chiamato Presidente Mao (Mao Zhuxi). Ai vertici del suo culto della personalità, Mao era comunemente noto in Cina come il “Quattro volte grande”: “Grande Maestro, Grande Capo, Grande Comandante Supremo, Grande Timoniere. Mao Zedong nacque nel villaggio di Shaoshan, nella Contea di Xiangtan, provincia di Hunan da una famiglia di coltivatori agricoli moderatamente prospera. I suoi antenati vi erano migrati dalla provincia di Jiangxi, durante l’epoca della Dinastia Ming, e si erano dedicati all’agricoltura per generazioni. Ebbe due fratelli minori, Tse-min e Tse-tan, che non superarono l’infanzia. All’età di quattordici anni, fu costretto dal padre a sposare Luo Shi, una ragazza più grande di lui di qualche anno. Tale matrimonio è stato sempre ricusato da Mao, che ha sostenuto di non aver mai dormito con la ragazza ed ha rifiutato di riconoscerla come moglie. Durante la Rivoluzione del 1911 prestò servizio nell’esercito provinciale di Hunan. Negli anni ’10 Mao ritornò a scuola, dove divenne un sostenitore della forma fisica e dell’azione collettiva. Dopo essersi diplomato alla Scuola Normale di Hunan nel 1918, Mao viaggiò a Pechino con il suo insegnante delle superiori e futuro suocero, Professor Yang Changji, durante il “movimento del quattro maggio”, quando Yang tenne delle lezioni all’Università di Pechino. Seguendo le raccomandazioni di Yang, Mao lavorò sotto Li Dazhao, direttore della biblioteca universitaria, e presenziò ai discorsi di Chen Duxiu. Mentre lavorava per la biblioteca dell’università di Pechino come assistente bibliotecario, Mao acquistò il gusto per i libri, che mantenne negli anni successivi. Sempre a Pechino sposò la prima moglie, Yang Kaihui, una studentessa universitaria e figlia di Yang Changji, dalla quale ebbe due figli, Mao Anying e Mao Anqing. Il matrimonio durò poco, Yang finì imprigionata e uccisa dalle truppe di Chiang Kai-shek nel 1927. Invece di trasferirsi all’estero come molti dei suoi compatrioti radicali, Mao spese l’inizio degli anni ’20 viaggiando attraverso la Cina, e infine fece ritorno nello Hunan, dove prese a guidare la promozione delle azioni collettive e per i diritti dei lavoratori. All’età di 27 anni, Mao partecipò al primo congresso del Partito Comunista Cinese a Shanghai (luglio 1921). Due anni dopo venne eletto nel comitato centrale del partito, nel corso del terzo congresso.
Durante il primo fronte unito Kuomintang-PCC, Mao funse da direttore dell’Istituto di Addestramento dei Contadini del Kuomintang (il Partito Nazionalista), e all’inizio del 1927 venne inviato nella Provincia di Hunan per relazionare sulle recenti sollevazioni contadine avvenute alla luce della “spedizione settentrionale”. La relazione che Mao produsse da questa indagine è considerata il primo importante lavoro della teoria maoista: “Rapporto sull’inchiesta condotta nello hunan a proposito del movimento contadino”. Fu anche la prima di tre analisi dettagliate delle condizioni economiche e della distribuzione delle ricchezze nelle campagne. Durante questo periodo, Mao sviluppò molte delle sue teorie politiche. In campo filosofico, le idee di Mao erano considerate più importanti dal punto di vista culturale che originali; eppure, le sue idee hanno avuto un enorme impatto su generazioni di cinesi ed hanno influenzato significativamente il resto del mondo. Un concetto molto importante era la sua visione dei contadini come sorgente della rivoluzione. La teoria marxista-leninista tradizionale aveva visto i lavoratori urbani come forza motrice della rivoluzione; Mao invece sosteneva che nel caso della Cina era la classe contadina quella dalla quale si sarebbe sviluppata la rivoluzione. Poiché la Cina non aveva una significativa classe proletaria, in particolare scarseggiava di operai urbani, ma molti contadini insoddisfatti, questa idea era necessaria per applicare il comunismo alla realtà cinese. Mao divise le campagne in 4 classi: proprietari terrieri (non lavoravano le loro terre ma le affittavano ai lavoratori), contadini ricchi (lavoravano una parte delle loro terre e affittavano l’altra), contadini medi (possedevano solo le terre che lavoravano e non lavoravano altre terre) e contadini poveri (possedevano terre in quantità nulla o insufficiente e lavoravano le terre di altri). Mao arricchì le teorie di Hegel e Marx, per creare una nuova teoria del materialismo dialettico. Inizialmente applicando la teoria della dialettica ai conflitti del mondo reale, e successivamente asserendo che solo la realtà empirica del conflitto aveva importanza, Mao sviluppò un tipo di teoria dialettica che venne studiato per decenni. Comunque è difficile determinare la reale validità di questa teoria, poiché molte delle analisi fatte su di essa sono state influenzate dall’appartenenza politica. In questo periodo, Mao sviluppò anche delle idee più pratiche, come una teoria a tre stadi della guerriglia e il concetto di “dittatura democratica del popolo”. Mao sfuggì al terrore bianco nella primavera/estate del 1927 e guidò la sfortunata rivolta del raccolto autunnale a Changsha, nello Hunan, in autunno. Sopravissuto a malapena a questo rovescio (sfuggì alle sue guardie mentre veniva portato ad essere giustiziato) ed assieme alla sua malandata banda di leali guerriglieri trovò rifugio nelle Montagne dello Jinggang, nella Cina sud-orientale. Lì, dal 1931 al 1934, Mao aiutò a fondare la Repubblica Sovietica Cinese della quale venne eletto presidente. Fu in questo periodo che sposò He Zizhen, dopo che Yang Kaihui era stata uccisa da forze del Kuomintang. Con l’aiuto di Zhu De, costruì un modesto ma efficace esercito guerrigliero, intraprese esperimenti nella riforma rurale e nel governo, e fornì rifugio ai comunisti che sfuggivano alle purghe effettuate dalla destra nelle città. Sotto la crescente stretta delle campagne di accerchiamento del Kuomintang, ci fu una lotta di potere all’interno della dirigenza comunista. Mao venne rimosso dalla sua posizione e sostituito da individui (fra cui Zhou Enlai) fedeli alla linea ortodossa sostenuta da Mosca e rappresentata all’interno del PCC da un gruppo noto come i 28 bolscevichi.
Chiang Kai-shek, che aveva in precedenza assunto il controllo nominale della Cina, in parte grazie alla “spedizione settentrionale”, era determinato ad eliminare i comunisti. Per sfuggire alle forze del Kuomintang, i comunisti si impegnarono nella “Lunga Marcia”, una ritirata dalla provincia dello Jiangxi nel sud-est, verso quella dello Shaanxi nel nord della Cina. Fu durante questo viaggio, lungo 9.600 km e durato un anno dell’ottobre 1934 all’ottobre 1935, che Mao emerse come capo dei comunisti cinesi, aiutato dalla Conferenza di Zunyi e dalla defezione di Zhou Enlai che gli divenne alleato. Dalla sua base a Yan’an, Mao guidò la resistenza comunista contro i giapponesi nella Guerra Cino-Giapponese (1937-1945). Mao consolidò ulteriormente il potere sul Partito Comunista nel 1942, lanciando la “Cheng Feng”, o campagna di “Rettifica”, contro i rivali interni al PCC, come Wang Ming, Wang Shiwei, e Ding Ling. Sempre a Yan’an, Mao divorziò da He Zizhen, in cura a Mosca per ferite di guerra, e sposò l’attrice Lan Ping, che sarebbe divenuta nota con il nome di Jiang Qing. Durante la guerra Cino-Giapponese, le strategie di Mao Zedong venivano avversate sia da Chiang Kai-shek che dagli Stati Uniti, che da Mosca, la quale vedeva in Chiang Kai-shek il garante dei propri interessi in Cina. Gli USA consideravano Chiang come un importante alleato, in grado di aiutarli ad abbreviare la guerra impegnando i giapponesi in Cina. Chiang, per contro, cercava di costruire l’esercito della Repubblica di Cina, in funzione di un conflitto con i comunisti di Mao dopo la fine della seconda guerra mondiale. Questo fatto non venne ben compreso dagli USA che continuarono a fornire preziosi armamenti al Kuomintang. Secondo una diversa interpretazione, Chiang Kai-shek fu fedele alla tradizione cinese di unificare militarmente e politicamente la Cina prima di combattere gli invasori esterni, che avversava non meno di Mao. Dopo la seconda guerra mondiale, gli USA continuarono ad appoggiare Chiang Kai-shek, ora apertamente schierato contro l’Esercito di Liberazione Popolare guidato da Mao Zedong nella guerra civile per il controllo della Cina, come parte della loro politica di contenimento e sconfitta del “comunismo mondiale”. L’appoggio dell’Unione Sovietica è dubbio: da un lato continuò a mantenere ambasciatori e agenti presso il Kuomintang, dall’altro aiutò Mao ad impadronirsi degli armamamenti giapponesi in Manciuria. Il 21 gennaio 1949, le forze del Kuomintang soffrirono enormi perdite contro l'”Armata Rossa” di Mao. All’alba del 10 dicembre 1949, l’esercito comunista aveva cinto d’assedio Chengdu, l’ultima città controllata dal Kuomintang nella Cina continentale, e Chiang Kai-shek fu costretto a trovare rifugio a Taiwan quello stesso giorno.

Alla guida della Cina

Dopo aver sconfitto i nazionalisti del Kuomintang nella guerra civile, i comunisti fondarono la Repubblica Popolare Cinese il 1 ottobre 1949. Fu il culmine di oltre due decenni di lotta popolare diretta dal Partito Comunista. Dal 1954 al 1959, Mao fu Presidente della RPC e del PCC. Egli prese residenza a Zhongnanhai, un complesso vicino alla Città Proibita di Pechino, nel quale decise la costruzione di una piscina al coperto e di altri edifici. Durante la sua presidenza, Mao portò spesso avanti il suo lavoro mentre era a letto o dal bordo di una piscina, secondo quanto dichiarato dal dottor Li Zhisui, che sostenne di essere stato il suo medico. (Il libro di Li, The Life of Chairman Mao, ha suscitato molto dibattito.) In occasione del settantesimo compleanno di Stalin, il 21 dicembre 1949, Mao si recò a Mosca nel primo viaggio all’estero della sua vita. L’accoglienza fu negativa. Stalin vedeva in Mao un antagonista nella guida dei regimi comunisti e non accolse nessuna delle richieste di restituzione dei territori cinesi occupati dagli zar. Mao ottenne solo un modesto prestito di 300 milioni di dollari in cinque anni e un accordo di collaborazione economica e militare. A seguito del consolidamento del potere, Mao avviò una fase di collettivizzazione rapida e forzata, che durò all’incirca fino al 1958. Il PCC introdusse un controllo dei prezzi che riuscì con ampio successo a spezzare la spirale inflattiva della precedente Repubblica di Cina, ed una semplificazione della scrittura cinese che mirava ad aumentare l’alfabetizzazione. La terra venne ridistribuite dai proprietari terrieri ai contadini poveri e vennero intrapresi progetti di industrializzazione su larga scala, che contribuirono alla costruzione di una moderna infrastruttura nazionale. Nei primi anni (1950-52) i proprietari terrieri e i contadini ricchi vennero sterminati; ancora oggi il numero delle vittime è molto incerto e varia da qualche centinaio di migliaia (800.000 secondo lo stesso Mao) a diversi milioni. Durante questo periodo la Cina sostenne incrementi annui del PIL del 4-9%, oltre a un drastico miglioramento degli indicatori della qualità della vita, quali aspettativa di vita e alfabetizzazione. Tuttavia, considerando l’incremento demografico superiore al 2%, l’effettivo tasso di crescita non è affatto eccezionale. Il PCC adottò inoltre delle politiche intese a promuovere la scienza, i diritti delle donne e delle minoranze, combattendo al tempo stesso l’uso di droghe e la prostituzione. Mao non stanziò mai fondi per la scolarizzazione delle masse, ma anzi fece in modo che chi, nato contadino, rimanesse tale e anche tutte le generazioni future. Molti degli studenti alla fine degli studi iniziali, si trovarono nella condizione di non poter più studiare, essendo stai tagliati tutti i fondi alle scuole e alla istruzione. In questo periodo vennero portati avanti programmi quali la “Campagna dei Cento Fiori”, nel quale Mao indicò la sua volontà di prendere in considerazione opinioni differenti su come doveva essere governata la Cina. Datagli la possibilità di esprimersi, molti cinesi iniziarono ad opporsi al Partito Comunista e a metterne in discussione la leadership. Questo venne inizialmente tollerato e addirittura incoraggiato, poiché si pensava che la critica costruttiva sarebbe stata di beneficio al Partito. Comunque, dopo pochi mesi, il governo di Mao ribaltò la sua politica: fece bloccare la campagna ed iniziò una battaglia contro il nazionalismo. L’incarico di questa offensiva venne affidato a quello che venne successivamente chiamato Movimento Anti-Destra. Nel 1958, Mao lancia il “grande balzo in avanti”, un piano inteso come modello alternativo per la crescita economica, il quale contraddiceva il modello sovietico basato sull’industria pesante che veniva sostenuto da altri all’interno del Partito. In base a questo programma economico l’agricoltura cinese sarebbe stata collettivizzata e la piccola industria rurale sarebbe stata incentivata. Nel mezzo del grande balzo, Khrushchev annullò il supporto tecnico sovietico perché Mao era troppo radicale nello spingere per una rivoluzione comunista globale. Sempre in quel periodo si ebbe anche una grave siccità, che aumentò le difficoltà. Il grande balzo finì nel 1960, dopo che la scarsità di alimentari afflisse sia la città natale del presidente che la stessa Zhongnanhai. Sia in Cina che fuori, il grande balzo in avanti viene ora guardato come una politica disastrosa che contribuì alla morte di milioni di persone. Il ritiro dell’aiuto sovietico, le dispute di confine, quelle sul controllo del comunismo mondiale, se questo dovesse essere rivoluzionario o mantenere lo status quo, e altre questioni riguardanti la politica estera, contribuirono alla crisi cino-sovietica negli anni ’60. A seguito di questo, altri membri del Partito Comunista, compresi Liu Shaoqi e Deng Xiaoping, decisero che Mao doveva essere privato del potere reale e rivestire solo un ruolo principalmente simbolico e cerimoniale. Essi cercarono di emarginare Mao, e nel 1959, Liu Shaoqi divenne Presidente dello stato, mentre Mao lasciò la carica, mantenendo quella di Presidente del Partito Comunista.
Jung Chang & Jon Halliday (Mao. La storia sconosciuta) danno un’interpretazione diversa dei fatti. Il Grande Balzo in avanti aveva l’unico scopo di produrre più generi alimentari per poterli scambiare con l’URSS in cambio di tecnologia e know-how, in funzione della costruzione della Bomba Atomica (fatta scoppiare in Cina per la prima volta nel 1964). Non fu fatto nulla per favorire una effettiva maggior produzione agricola, casomai furono incentivate le espropriazioni e i sequestri, tanto che i contadini che sopravvissero lo fecero mangiando le foglie degli alberi e addirittura le cortecce. Un visitatore sovietico affermò che “era evidente che in Cina c’era la carestia, bastava guardare gli alberi”…. Quanto alla presa di potere di Liu, ci aveva già provato Zhu De un paio d’anni prima per le stesse motivazioni, e finì male. Mao fu effettivamente scavalcato da Liu nella “Conferenza dei 7000”, ma non impiegò molto a riprendere il proprio posto. Davanti al fatto di non essere più ascoltato sul piano politico, Mao rispose a Liu e Deng lanciando nel 1966 la Rivoluzione Culturale, nella quale la gerarchia comunista venne scavalcata, affidando il potere direttamente alle Guardie Rosse, gruppi di giovani, spesso adolescenti, che mettevano in piedi dei tribunali propri. La rivoluzione portò alla distruzione di molto del patrimonio culturale della Cina, ivi compresi migliaia di antichi monumenti, dietro l’accusa di essere retaggio della “borghesia” e all’imprigionamento di un gran numero di dissidenti cinesi, oltre ad altri sconvolgimenti sociali. Fu durante questo periodo che Mao scelse Lin Biao come suo successore, ma questi tuttavia tentò un colpo di stato militare nel 1971, che risultò fallimentare nella sua morte in un incidente aereo. Da quel momento in poi, Mao perse fiducia in molti dei vertici del PCC. La Rivoluzione Culturale ebbe un grande impatto sulla Cina ma Mao, che temeva la degenerazione del movimento, definì chiusa questa stagione nell’aprile del 1969, durante il IX congresso del PCC (anche se la storia ufficiale della Repubblica Popolare Cinese ne indica la fine nel 1976, alla morte di Mao).
Negli ultimi anni della sua vita, Mao dovette affrontare una salute in declino, a causa del Morbo di Parkinson o, secondo Li Zhisui, di un’altra malattia neuro-motoria, oltre ai danni ai polmoni causati dal fumo e ai problemi cardiaci, e rimase passivo mentre diverse fazioni del Partito Comunista si mobilitavano nella lotta per il potere in previsione della sua morte. Quando Mao non poté più nuotare, la piscina coperta che aveva a Zhongnanhai venne convertita, sempre secondo Li Zhisui, in un grande salone d’accoglienza. Durante questo decennio, venne creato attorno a Mao un culto della personalità nel quale la sua immagine veniva mostrata ovunque e le sue citazioni venivano inserite in grassetto o in caratteri rossi anche nelle pubblicazioni più mondane. Ormai stanco e malato, il “Grande Timoniere” iniziò una politica di avvicinamento all’Occidente che ebbe come risultati l’ingresso della Cina nell’ONU (1971) e la visita ufficiale nel 1972 del presidente Richard Nixon a Pechino. In seguito agli accordi SALTI dello stesso anno, iniziò anche un disgelo tra Mao e Leonid BreZnev, anche se non risolta definitivamente, la questione dei confini russo-cinesi non fu più un motivo di scontro tra le due superpotenze. Dopo la sua morte, avvenuta il 9 settembre 1976, si svolse una lotta per il controllo del potere in Cina. Da una parte c’era la sinistra della Banda dei quattro, che voleva proseguire la politica di mobilitazione delle masse rivoluzionarie. Dall’altra la destra, che consisteva di due gruppi; i restaurazionisti guidati da Hua Guofeng, che sostenevano il ritorno ad una pianificazione centralizzata in stile sovietico, e i riformatori, guidati da Deng Xiaoping, che volevano una revisione dell’economia cinese, basata su politiche pragmatiche, e la de-enfatizzazione del ruolo dell’ideologia nel determinare le regole politiche ed economiche.
Dopo l’arresto della Banda dei Quattro e l’iniziale dominio di Hua (che fino al 1980 sarebbe stato capo del governo e fino al 1981 guidò il PCC), questa lotta fu vinta da Deng Xiaoping, il quale introdusse riforme economiche che si sono rivelate di ampio successo, aiutando la Cina a sostenere il più alto tasso di crescita economica del mondo negli ultimi due decenni.

Eredità
Mao si considerava un nemico dei proprietari terrieri, degli uomini d’affari, dell’imperialismo occidentale e statunitense, e un alleato dei contadini impoveriti, dei coltivatori e dei lavoratori. Le sue teorie militari e le sue idee filosofiche sono riassunte nelle Citazioni del Presidente Mao Zedong (note in occidente come il Libretto rosso) e nelle Opere scelte di Mao Zedong. Numerosi manifesti e componimenti musicali dell’epoca citavano Mao come “Un sole rosso al centro dei nostri cuori” e un “Salvatore del popolo”. Mao amava nuotare ed era un forte fumatore.
L’eredità di Mao ha prodotto un grande quantitativo di controversie. Alcuni si concentrano sui fallimenti del “grande balzo” e sui disastri della Rivoluzione Culturale. Il punto di vista ufficiale della Repubblica Popolare Cinese è che Mao Zedong fu un grande leader rivoluzionario, anche se commise gravi errori nell’ultima parte della sua vita. Secondo Deng Xiaoping, Mao aveva “ragione al 70% e torto al 30%”, e i suoi “contributi sono importanti e i suoi errori secondari”. I sostenitori di Mao evidenziano, ad esempio, che prima del 1949 il tasso di analfabetismo in Cina era dell’80%, e l’aspettativa di vita arrivava a soli 35 anni. Alla sua morte, essi sostengono, l’analfabetismo era calato a meno del sette percento, e l’aspettativa media di vita aveva oltrepassato i 70 anni (statistiche alternative citano miglioramenti, anche se non così impressionanti). In aggiunta a questi miglioramenti, la popolazione totale della Cina aumentò del 57% a 700 milioni, dalla cifra costante di 400 milioni del periodo che va dalla guerra dell’oppio alla guerra civile cinese. I sostenitori affermano che sotto il regime di Mao la Cina chiuse il suo “secolo di umiliazioni” e tornò allo status di grande potenza mondiale, e che Mao industrializzò la nazione in modo considerevole e assicurò la sovranità della Cina durante il suo governo. Alcuni dei sostenitori di Mao vedono il Kuomintang come un partito corrotto e danno a Mao il merito di averlo scacciato dalla Cina continentale e costretto al rifugio su Taiwan. Essi sostengono inoltre che l’epoca maoista migliorò la condizione femminile e abolì la prostituzione, un fenomeno che sarebbe ritornato dopo che Deng Xiaoping e i leader post-maoisti del PCC aumentarono la liberalizzazione dell’economia. In effetti, Mao una volta affermò che “le donne reggono l’altra metà del cielo”.
Gli scettici osservano che simili miglioramenti nell’aspettativa di vita si sono avute anche nelle Tigri del Sud-Est Asiatico, soprattutto a Taiwan, governata dagli avversari di Mao, il Kuomintang. Alcuni dei miglioramenti potrebbero semplicemente essere conseguenza di una nazione non più in guerra, quindi forse qualsiasi regime avrebbe potuto ottenerli. D’altra parte, il regime che governò Taiwan era composto dalle stesse persone che governarono la Cina per oltre 20 anni quando l’aspettativa di vita era così bassa. Forse fu solo la sconfitta da parte dei comunisti che creò il clima politico che rese questi miglioramenti possibili a Taiwan. Altri politici filo-statunitensi e in rapporti amichevoli con il Kuomintang, di nazioni asiatiche principalmente rurali, non ottennero tali miglioramenti – si vedano Filippine, Thailandia, e l’Indonesia di Suharto. Le esperienze delle Tigri Asiatiche e delle riforme di Deng Xiaoping suggeriscono che la politica economica di Mao portò a risultati economici molto più poveri rispetto a quelli basati sul mercato. Comunque, Mao stesso credeva che il “socialismo è l’unica via d’uscita per la Cina”, poiché gli Stati Uniti e altre nazioni imperialiste non volevano permetterle di entrare nelle fila del capitalismo avanzato. Come a supportare questa teoria, gli USA posero un embargo commerciale sulla Cina che durò fino a quando Richard Nixon decise che Mao aveva reso sé e la Cina una forza con cui fare i conti. Mentre le Tigri ottennero delle condizioni commerciali favorevoli dagli Stati Uniti, gran parte delle nazioni capitaliste del terzo mondo non godettero dello stesso trattamento, e queste non videro niente di simile ai miglioramenti sociali della Cina o alla crescita economica delle Tigri. Quindi, si ripropone la questione dell’uovo e della gallina. Fu il successo comunista a spingere gli USA a fare concessioni commerciali ai paesi anti-comunisti circostanti, o fu il comunismo cinese che fece sorgere gli ostacoli al commercio posti nei suoi confronti? Molti, compreso il Partito Comunista Cinese, ritengono Mao largamente responsabile per il “grande balzo in avanti” e per la Rivoluzione Culturale, entrambe ampiamente ritenute un disastro economico e politico. Altri critici di Mao lo incolpano per non aver incoraggiato il controllo delle nascite e per aver creato il balzo demografico cui i successivi leader cinesi risposero adottando la politica del figlio unico. Le stime del numero di vittime totali del periodo 1949-1976 sono molto discordanti fra loro e variano da 20 a 80 milioni: comprendono da 2 a 5 milioni di contadini durante il terrore della riforma agraria nel 1951-1952, da 20 a 40 milioni per la carestia del 1959, alcuni milioni per i laogai e da 1 a 3 milioni per la Rivoluzione Culturale. Sono controversi i giudizi di colpa, negligenza e responsabilità rispetto alla terribile carestia del 1959-1961: alcuni autori (Jung Chang, John Halliday Mao. La Storia Sconosciuta, 2005) sostengono che sia stata causata volontariamente da Mao vendendo una quantità di derrate alimentari insostenibile per il paese all’Unione Sovietica in cambio di tecnologia militare nucleare. La maggior parte degli storici e lo stesso governo cinese sostengono comunque che la principale causa non furono i disastri naturali ma la politica del Grande balzo in avanti (vedi cause della carestia). L’intellettuale statunitense Noam Chomsky ha sottolineato, facendo sua una riflessione del premio Nobel Amartya Sen, come il conteggio dei morti provocati non intenzionalmente a fine di valutazioni politiche sia fuorviante. Tralasciando le discussioni sulle stime delle vittime, i due hanno proposto una comparazione tra le condizioni dei due giganti asiatici Cina ed India dal 1950 al 1979. Sebbene la democratica India sotto la spinta dell’opinione pubblica abbia risposto in modo relativamente efficiente alle carestie evitando tragedie di portata paragonabile a quelle cinesi (causate da errori diretti o indiretti del regime), non ha saputo ridurre il tasso di mortalità come invece ha fatto la Cina nello stesso periodo. Gli autori immaginano una situazione del tutto ipotetica in cui l’India fosse stata in grado di attuare le stesse riforme, ottenendo la stessa riduzione di mortalità: in tal caso, stimano che in India sarebbero morte circa 100 milioni di persone in meno. Tuttavia, un ragionamento analogo può portare a considerare che la politica maoista che favorì le nascite ha portato la popolazione cinese a raddoppiare dal 1949 al 1982, causando pesanti ripercussioni anche a lungo termine. Esiste un relativo consenso sul ruolo di Mao come stratega e tattico militare durante la guerra civile cinese e la guerra di Corea. Anche alcuni che trovano l’ideologia di Mao impraticabile o abominevole riconoscono che Mao fu un brillante stratega militare, e gli scritti militari di Mao continuano in buona misura a influenzare quelli che cercano di creare un’insurrezione e quelli che cercano di reprimerla. Restano, tuttavia, delle ombre circa alcune sue decisioni di strategia militare durante la guerra contro i nazionalisti. L’ideologia del Maoismo ha influenzato molti comunisti in tutto il mondo, compresi i movimenti rivoluzionari del terzo mondo, come i Khmer Rossi in Cambogia, Sendero Luminoso in Perù, il movimento rivoluzionario del Nepal e persino il Partito Comunista Rivoluzionario degli Stati Uniti. Ironicamente, la Cina si è distanziata nettamente dal Maoismo fin dalla morte di Mao, e molte delle persone al di fuori della Cina che si descrivono come Maoiste, considerano le riforme di Deng Xiaoping come un tradimento dell’eredità di Mao. Nella Cina continentale molte persone considerano ancora Mao come un eroe nella prima metà della sua vita, ma sostengono che divenne un mostro dopo aver ottenuto il potere. In particolare Mao viene criticato per aver creato un culto della personalità. Comunque, in un’epoca dove la crescita economica ha provocato l’aumento della corruzione in Cina, c’è chi guarda a Mao come a un simbolo di incorruttibilità morale e di auto-sacrificio, in contrasto con l’attuale leadership.
A metà degli anni ’90, il ritratto di Mao iniziò a comparire su tutti i nuovi renminbi, la valuta della Repubblica Popolare Cinese. La scelta era concepita principalmente come misura anti-contraffazione, poiché il volto di Mao è ampiamente conosciuto, al contrario delle figure generiche che comparivano sulle vecchie banconote.

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