In Kirghizistan sono presenti vasti giacimenti di carbone, oro, antimonio ed uranio e l’estrazione di queste materie prime rappresenta la prima fonte di reddito del paese.
L’industria manifatturiera risulta poco sviluppata, limitandosi alla lavorazione di lana, carne e pelli. Nella valle di Fergana sono stati individuati alcuni giacimenti di petrolio e gas naturale, ma i combustibili sono ancora importati da altri paesi. Il settore più importante dell’economia rimane comunque quello primario, in particolar modo la coltivazione di riso, cereali, ortaggi, frutta, barbabietole da zucchero, tabacco e cotone e l’allevamento di cavalli, pecore e bovini. Dopo l’indipendenza, ottenuta nel 1991, il Kirghizistan vive un periodo di stagnazione economica accentuato anche dalle conflittualità etniche che, tra le altre cose, hanno rallentato la privatizzazione delle terre.
Dal 1994 il paese, insieme al Kazakistan e all’Uzbekistan, ha istituito un’area di libero scambio commerciale.
Il Kirghizistan è una repubblica presidenziale in cui il Presidente esercita poteri molto ampli, come la nomina e la revoca del primo ministro e i membri del governo e l’esercizio del potere legislativo, che spetta anche al parlamento. Il parlamento bicamerale è costituito dall’assemblea legislativa e dall’assemblea dei rappresentanti.
Nel 2005, il primo Presidente del Kirghizistan Askar Akayev ha dovuto lasciare la carica in seguito alla famosa protesta dei tulipani. Il leader dell’opposizione Kurmanbek Bakiyev salì in carica promettendo maggiore democrazia, sviluppo economico e lotta alla corruzione, ma, di fatto, ha modificato più volte la costituzione accrescendo i propri poteri, ha chiuso le sedi di alcuni giornali non graditi ed ha represso con violenza le proteste dell’opposizione. Nel 2010 la leader dell’opposizione Roza Otunbayeva si recò a Mosca dove chiese ed ottenne l’appoggio del governo russo. Successivamente scoppiarono nella capitale violenti scontri di piazza che costrinsero il presidente Bakieyev alla fuga, con la conseguente auto proclamazione di un nuovo governo guidato dalla Otunbayeva e appoggiato dalla Russia di Putin.
La popolazione è il risultato della fusione di molti popoli e delle loro culture. I kirghizi sono solo il 65% della popolazione; il restante 35% è costituito principalmente da russi e uzbeki, con minoranze di ucraini e tedeschi.
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