La Città Proibita, si trova nel centro di Pechino, la capitale cinese ed è nota perché, per quasi 500 anni, ha servito come abitazione degli imperatori e delle loro famiglie, così come centro cerimoniale e politico del governo cinese.
Costruita tra il 1406 e il 1420, grazie al lavoro di più di un milione di uomini, l’opera è composta da ben 980 edifici divisi in 8.707 camere e copre 720.000 m², numeri questi che ne fanno “il più grande palazzo del mondo”.
Il complesso del palazzo, esemplifica la sontuosa architettura tradizionale cinese ed ha influenzato anche gli sviluppi culturali e architettonici dell’intera Asia orientale.
Ma perché è stata chiamata con l’aggettivo proibita?
Secondo la tradizione cinese, l’aggettivo “proibita” deriva dal fatto che, a parte i membri della casa imperiale, nessuno vi poteva entrare senza l’esplicito permesso dell’Imperatore, in questo modo si garantiva la massima protezione e riservatezza da possibili attacchi o intrusioni.
Oggi, invece il sito è comunemente conosciuto in Cina col nome di Gugong, cioè “ex palazzo”.
Fra il 1420, anno del completamento e il 1644, la Città Proibita fu la sede della Dinastia Ming fino a quando venne invasa durante la rivolta contadina guidata da Li Zicheng, che fu proclamato imperatore della dinastia Shun.
In ottobre, i Manciù avevano raggiunto la supremazia nel nord della Cina e una cerimonia svoltasi presso la Città Proibita annunciò il giovane imperatore Shunzhi, come sovrano di tutta la Cina sotto la dinastia Qing, i cui esponenti tra l’altro cambiarono i nomi di alcuni edifici principali e apportarono diverse modifiche al palazzo.
Nel 1860, durante la seconda guerra dell’oppio, l’esercito britannico penetrò nella Città Proibita e la occupò fino alla fine delle ostilità.
Dopo essere stata la residenza di 24 imperatori (14 della Dinastia Ming e 10 della Qing), nel 1912 la Città Proibita cessava di essere il centro del potere politico cinese, evento simboleggiato con l’abdicazione del giovane imperatore Pu Yi.
Egli ottenne però di poter continuare a vivere all’interno della Città Proibita, in uno spazio riservato a lui e la sua famiglia, mentre la quasi totalità del complesso venne occupato dal governo della Repubblica di Cina.
Per la precisione Pu Yi restò nella Città Proibita fino al 1924, quando Feng Yuxiang prese il controllo di Pechino con un colpo di Stato, espellendo l’ex imperatore.
Poco dopo, nel 1925, venne istituito il “museo nazionale del palazzo”, in cui furono esposti i numerosissimi tesori raccolti dagli imperatori nei cinque secoli durante i quali avevano dominato la Cina.
Dopo la costituzione, avvenuta nel 1949, della Repubblica Popolare Cinese, la Città Proibita ha subito alcuni danni per colpa del clima rivoluzionario che ha travolto il paese.
Durante la Rivoluzione Culturale, tuttavia, sono stati evitati ulteriori danneggiamenti grazie all’intervento del primo ministro Zhou Enlai, che inviò addirittura un battaglione dell’esercito a guardia della città.
Per il ruolo che ha avuto nello sviluppo dell’architettura e cultura cinese, la Città Proibita è stata dichiarata patrimonio dell’umanità nel 1987 dall’UNESCO.
Attualmente si sta realizzando un progetto di restauro per riparare e ripristinare tutti gli edifici della Città Proibita al loro stato precedente al 1912.
Oggi l’edificio, al suo ingresso, presenta un enorme ritratto di Mao Tse-tung, affiancato da due manifesti, che recitano “lunga vita alla Repubblica Popolare Cinese”, e “lunga vita alla grande unità delle popolazioni del mondo”.
Queste frasi hanno un enorme significato simbolico, poiché la frase “lunga vita” era tradizionalmente riservata all’Imperatore della Cina, mentre oggi è utilizzata anche per la gente comune, esattamente come è successo per la Città Proibita, che da luogo per pochi eletti, è diventata negli anni, una delle attrazioni più visitate ed affascinanti della Cina.
Assolutamente da visitare!
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