L’Ark di Bukhara è una massiccia fortezza situata nella parte nord-occidentale della città di Bukhara, in Uzbekistan.
Oltre ad essere una struttura militare, l’Ark ha rappresentato essenzialmente anche il ruolo di città, abitata dalle varie corti reali che in passato dominarono la regione circostante di Bukhara.
Oggi l’Ark, è invece un’attrazione turistica e ospita all’interno dei musei che espongono la sua storia.
La struttura assomiglia ad un rettangolo, con un perimetro esterno di 790 metri, fatto da alte mura, che racchiudono un’area di 4 ettari.
L’ingresso cerimoniale nella cittadella è architettonicamente incorniciato da due torri del XVIII secolo, le cui parti superiori sono collegate da una galleria, con camere e terrazze.
Una rampa di scale inoltre, conduce attraverso un portale e a un lungo corridoio coperto, che porta alla moschea di Dzhuma e offre anche l’accesso ai magazzini e alle celle dell’antica prigione.
Secondo la leggenda, il creatore dell’Ark, sarebbe stato l’epico eroe Siyavusha, il quale era innamorato della figlia del governatore locale di Afrosiab.
Quest’ultimo infatti concesse ai due di sposarsi, ma solo a condizione che Siyavusha, portasse prima a compimento un’impresa impossibile e cioè costruire un palazzo delimitato dalla pelle di un toro.
Ma Siyavusha, riuscì a tagliare la pelle del toro in strisce così sottili, unendole alle estremità, da riuscire a costruire ugualmente il palazzo.
L’Ark storicamente venne costruita sui resti di strutture precedenti, che costituiscono uno strato di una ventina di metri di profondità sotto l’arco di base.
L’età della struttura comunque non è stata stabilita con precisione, ma dal 500 d.C., era già la residenza dei governanti locali.
Qui infatti, nella solidità della cittadella, hanno vissuto gli emiri, il loro gran visir, i capi militari e numerosi servitori.
Quando i soldati di Gengis Khan conquistarono Bukhara, gli abitanti della città trovarono rifugio nell’Ark, ma gli invasori riuscirono lo stesso a rompere le difese e a saccheggiare la fortezza, che possedeva anche una biblioteca, andata distrutta molto probabilmente in uno di questi assalti.
Nel 1920, durante la guerra civile russa, l’armata rossa, danneggiò seriamente l’edificio, attraverso un bombardamento aereo e l’ultimo khan di Bukhara, che viveva qui, fu costretto a fuggire in Afghanistan con il tesoro reale.
A quanto pare, gran parte dell’edificio andò in rovina, anche perché lo stesso khan, ordinò prima di mettersi in salvo, di far saltare in aria la fortezza, in modo che i suoi luoghi segreti e in particolare l’harem, non potessero essere profanati dai bolscevichi.
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