di Leonardo Corradini
Una coperta di stelle, un materasso di sabbia ed una serenata di cicale… non mi serve altro.
Vorrei solo che il tempo si fermasse, che qualcuno togliesse la pila all’orologio e la gettasse via per sempre!
E’ il momento della malinconia mista a soddisfazione, della tristezza mista a felicità, della gioia mista a dolore… insomma, è il momento dei ricordi che affiorano portati a riva dalla corrente di sentimenti che scorre dal cervello verso il cuore, fino a riempirlo ed allagarlo. Sono sdraiato in questo mare di sabbia, avvolto da ogni singolo granello che mi fa compagnia, accarezzandomi la pelle come per consolarmi, quasi sapesse qual è il mio destino.
Domani una jeep passerà per raccogliermi e riportarmi nel mondo reale, per rinchiudermi nuovamente nella realtà quotidiana di una vita normale, lontano da questo sogno.
Viaggiare non è un vizio, un capriccio… è una necessità. L’immobilità mi uccide, lentamente e silenziosamente.
Manca la tappa finale di questo viaggio, prima di fermarmi finché ancora una volta mi mancherà l’ossigeno e sarò costretto a ripartire. E’ un tragitto agrodolce, quest’ultimo. Un percorso nella memoria a rivivere quello che è stato…
Un arco luminoso nel cielo, quasi una scintilla, fa partire il viaggio verso est. E’ una stella cadente come le decine viste a Gili Meno, una delle diciassettemila isole dell’Indonesia.
Era una notte calda, l’umidità non ti faceva respirare, ti soffocava come uno strofinaccio ficcato in bocca. Il solo luogo dove godere della brezza marina era sullo scoglio delle Stelle, uno sperone la cui posizione esposta permetteva al vento di alleviare le sofferenze dei poveri abitanti: uscii dal bungalow di canne di bamboo che dividevo con ragni e gechi per prendere una boccata d’aria e mi diressi verso lo scoglio.
La via lattea, come un arpione scoccato dall’ultimo dei Moken rimasti, fluttuava in cielo quasi fastidiosa, tanta era la luce che emanava. Mi sedetti ad assaporare la brezza scrutando l’orizzonte ed una pioggia dorata di stelle si materializzò sopra di me. Estasiato, mi sdraiai con il naso all’insù e chiusi gli occhi per un istante… solo un granchio in cerca di cibo mi svegliò molte ore più tardi, quando ormai il sole stava sorgendo.
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