La quasi totalità della popolazione è composta da genti austronesiane (melanesiani, polinesiani) che parlano vari dialetti, il più diffuso dei quali è chiamato tetum ed è una delle lingue ufficiali del Paese (l’altra è il portoghese). Sono inoltre presenti gruppi di origini papuane e una piccola comunità di cinesi. Negli anni del conflitto circa 250.000 persone sono emigrate, per lo più nella parte occidentale dell’isola, ma quasi tutte hanno fatto ritorno a Timor Est a partire dal 2002; altri hanno ottenuto la cittadinanza indonesiana. La densità abitativa media è di 77 ab./km². Timor Est presenta una crescita demografica annua del 5,2% (2002-2007), decisamente elevata: il Paese è superato a livello mondiale solo dagli Emirati Arabi Uniti. I Melanesiani, poi, sono suddivisi in numerosi gruppi (Canachi, Manus, Paluan, Massim, Neocaledoni, ecc.) culturalmente affini e presentano, rispetto ai Papua, caratteri somatici metamorfici di transizione fra gli Australoidi e i Polinesiani. Tratti comuni della cultura sono: società divisa in clan esogamici con totem matrilineari, organizzazione socio-politica di tipo patriarcale nella quale mantiene un certo prestigio lo zio materno, diffusione della poliginia, società segrete maschili (grande peso avevano quelle dei Dukduk e dell’Iniet), esistenza, presso vari gruppi, di classi matrimoniali esogamiche, culto degli antenati, credenza in un Essere Supremo celeste, capanne a pianta sia circolare sia rettangolare con pareti istoriate e dipinte, conoscenza della tessitura per intreccio, dell’agricoltura, della ceramica e della navigazione d’alto mare, diffusione, presso alcune tribù (per esempio dell’arcipelago delle Salomone) del cannibalismo rituale e della deformazione del cranio. Di notevole interesse è la produzione artigianale sia del legno (in particolare statuine e maschere) sia della ceramica.
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