Storia del Brunei

Storia

Nel XV e XVI secolo il Brunei era una potenza importante della regione, in quanto esercitava la propria autorità su tutto il Borneo e su alcune parti delle isole Sulu nelle Filippine. I primi europei a sbarcare su quest’isola furono, nel luglio del 1521, gli equipaggi di Magellano, guidati dallo spagnolo Juan Sebastián Del Cano. Dopo questo primo contatto i commerci con l’Europa, così come gli atti di pirateria contro gli europei, si intensificarono rapidamente. Sarà solo però con l’arrivo degli inglesi, nei secoli XVII e XVIII, che l’influenza politica del Brunei comincerà a declinare. Per quanto riguarda gli spagnoli infatti, essi occuparono la capitale nel 1580, ma furono subito costretti ad abbandonarla e nel 1645 fallirono anche con una spedizione inviata a debellare la pirateria malese. Tra il 1849 e il 1854 invece, gli inglesi riuscirono in questo intento, proteggendo così i loro commerci tra Singapore e il Borneo nordoccidentale. Inoltre, pochi anni prima, il sultano del Brunei cedette Sarawak all’ufficiale dell’esercito inglese James Brooke come ricompensa per l’aiuto fornito nel sedare una guerra civile. Brooke assunse il titolo di primo raja bianco e progressivamente estese il proprio territorio a spese del sultano, consolidando così il suo potere. Sempre nel XIX sec., gli olandesi effettuarono nel Borneo delle spedizioni a scopo esplorativo. Nel corso di tutto questo secolo dunque si assistette ad una continua alternanza fra le prese di possesso degli olandesi e quelle inglesi. Nel 1846 l’isola di Labuan fu ceduta alla Gran Bretagna e nel 1888 il Brunei divenne un protettorato britannico; nel 1906 l’amministrazione del sultanato passò nelle mani di un residente inglese, anche se l’autorità nominale restò al sultano. Dopo la Seconda Guerra Mondiale , la parte olandese del Borneo, composta da 6 “daerak” (territori autonomi),  entrò a far parte degli Stati Uniti d’Indonesia. Nella parte del Borneo britannico invece, l’isola di Labuan si riunì all’amministrazione del Borneo del Nord, che nel 1946 passava alla Corona Britannica. Nel 1956 nacque il Partito del popolo, una formazione di sinistra favorevole all’indipendenza. Nel 1959 fu promulgata la prima Costituzione scritta del Brunei, che promosse l’Islam a religione di stato e limitò le funzioni del rappresentante della Corona britannica alla difesa del territorio ed a compiti amministrativi.
Nel 1962, in risposta ad una rivolta armata capeggiata dal Partito del Popolo, il sultano proclamò lo stato d’emergenza iniziando a governare per decreto. Il Brunei continuò però a rimanere sotto il protettorato britannico, pur godendo di ampia autonomia. Non aderì mai alla proposta di entrare a far parte della Federazione della Malaysia poiché, disponendo di enormi risorse naturali, specialmente relative ai pozzi petroliferi, poteva contare su redditi altissimi. Ancora per molto tempo quindi mantenne questo status e solo nel 1978 ebbe inizio la decolonizzazione, quando cioè il governo di Londra stipulò un nuovo trattato con il Brunei, che prevedeva, per il 1984, la fine del protettorato. Ed infatti il 1° gennaio 1984 il Brunei divenne Stato sovrano ed indipendente ed il sultano, oltre ad essere nominato premier, ebbe l’incarico per le Finanze e gli Interni. In quanto Stato indipendente, il Brunei entrò subito nel Commonwealth britannico e nelle Nazioni Unite, oltre che nell’ASEAN. La Banca Mondiale lo inserì poi fra i Paesi considerati ad alto reddito, allo stesso livello di tutti i Paesi esportatori di petrolio del Golfo Arabico. Nel 1995 è divenuto poi membro del Fondo Monetario Internazionale. Dal 1986 capo dello stato è il sultano Haji Hassan al-Bolkiah Muizzadin Waddaulah, che governa con un regime assolutista, senza alcuna concessione democratica. Nel 1988, ad esempio, ha sciolto il Partito Nazionale Democratico, soltanto perché gli aveva chiesto l’abolizione dello stato d’emergenza, che durava ormai da ben 26 anni. Colpito a partire dal 1998 dalla recessione economica a causa della crisi dei mercati asiatici e della diminuzione del prezzo del greggio, il Brunei ha vissuto poi una leggera ripresa, evidenziando un tasso di crescita di circa il 3%, ma tuttora pesano negativamente sulla sua situazione una forte disoccupazione giovanile e la mancata diversificazione dell’economia. In anni recenti, un piccolo gruppo di giovani ha dato vita a manifestazioni di protesta contro il regime del sultano. La spinta al cambiamento è stata poi accentuata dagli scandali reali che hanno coinvolto il sultano stesso e il fratello più giovane. Nel settembre 2004, dopo 21 anni di chiusura, il Sultanato del Brunei ha annunciato la riapertura del Parlamento, anche se i suoi 21 membri sono stati tutti selezionati con cura dal sultano stesso.

 

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