Lingua:
I tratti culturali di Timor Est risiedono nella composizione di tradizioni, lingue e costumi locali miscelati con quelli importati sull’isola da colonizzatori, mercanti e immigrati provenienti dall’Europa, dalla Cina o dall’Indonesia. Il numero di lingue parlate nella regione, oltre venti, ne è un chiaro esempio.Le lingue ufficiali sono il portoghese e il tetum. Tetum è il nome del popolare linguaggio parlato dalla maggioranza della popolazione di Timor est, vale a dire circa 1.100.000 abitanti. Come sappiamo, Timor est comprende la metà orientale di un’isola, la cui metà occidentale appartiene all’Indonesia. Più specificamente, questo linguaggio predomina nella parte centrale e settentrionale dell’isola di Timor, essendo usato come lingua franca nella vita quotidiana, in cambio di merci o come strumento di comunicazione tra i diversi gruppi etnici. Ci sono circa 35 diversi dialetti di Timor est, parlata da 35 gruppi etnici, ognuno con caratteristiche molto diverse tra loro. Durante la colonizzazione portoghese, che durò circa 450 anni, il popolo di Timor est ha utilizzato Tetum come mezzo di comunicazione e di commercio tra paesi vicini e anche come un mezzo di espressione dei pensieri della cultura. Durante l’occupazione indonesiana (1975-1999) il Tetum continuò a dominare come mezzo di comunicazione, anche sotto la repressione dell’Indonesia. Oggi, la lingua più parlata nell’isola è la lingua indonesiana o bahasa indonesia, introdotta durante il periodo dell’occupazione (25 anni), essendo parlata da circa il 90% della popolazione. Oltre alla lingua Tetum, che è abbastanza flessibile, ci sono anche altre famiglie di lingua come la mambai, tokodede, kemak, makasai, naueti, bunak, galoli e altri. Attualmente, dopo l’indipendenza, che ha avuto luogo nel 1999, la lingua Tetum è la più usata come strumento di comunicazione e di educazione del popolo di Timor est, accanto alla lingua portoghese usata, invece, come mezzo di comunicazione burocratica.
Sono parlati diversi tipi di Tetum, come Piazza Tetum, Tetum Vulgaris e Tetum terik, ma nessuno di loro fu indagato linguisticamente. Il Piazza Tetum fu ampiamente utilizzata dai missionari portoghesi come mezzo di diffusione della religione cattolica e di evangelizzazione.
Religione:
La religione più diffusa è il cattolicesimo, seguita dal protestantesimo e dall’islamismo. Altre religioni presenti sul territorio sono il buddismo, l’induismo e i culti animisti.
Educazione:
Il sistema educativo, basato su un’istruzione primaria e secondaria, è interessato da un profondo processo di ricostruzione, infrastrutturale e programmatico, nel tentativo di ripristinare una situazione di normalità. Il programma prevede inoltre l’istituzione di centri di formazione per gli insegnanti e per i dirigenti scolastici, nonché l’istituzione di un nuovo dipartimento per l’istruzione. Agli sforzi locali si aggiungono alcuni stanziamenti internazionali a sostegno dei progetti di sviluppo dell’istruzione e della ricostruzione delle scuole. Secondo recenti stime il tasso di analfabetismo è pari al 51%.
Arti:
Le feste e le celebrazioni religiose, civili o stagionali, sono le occasioni principali in cui le tradizioni locali si manifestano con vitalità, soprattutto nelle comunità rurali, attraverso i costumi, le danze o i canti al ritmo dei tamburi e dei gong. La tradizione letteraria si è alimentata di racconti popolari, spesso di origine mitica, e tramandati oralmente. Nel Novecento la produzione scritta ha espresso soprattutto opere di poesia. Per quanto riguarda l’architettura tradizionale, in alcuni villaggi dell’interno è ancora possibile trovare le sacred houses, case sacre tradizionali sopraelevate, dove sopravvivono gli antichi culti animisti legati agli antenati. Restano anche vestigia del passato, come chiese e fortezze portoghesi e templi indù e buddhisti). Arte e artigianato sono anche alla base della produzione di lavorati tessili, tra i quali il più famoso e tipico è il tais, una sorta di scialle, i cui significati simbolici, sociali e rituali rivestono un’importanza maggiore rispetto alla mera funzione di indumento. Uno dei giochi più popolari è la lotta dei galli, soprattutto durante i giorni di mercato. Timor Est è, infatti, nota per l’artigianato, la cultura musicale e la danza. Proprio sulla celebrazione della sua “cultura” ha condotto la strenua resistenza all’occupazione indonesiana durata dal 1975 al 1999, e dopo l’indipendenza Timor Est ha visto realizzarsi tutta una serie di progetti culturali innovativi. Per i timoresi, cultura è tutto ciò che ereditiamo dal passato, che è il loro punto di riferimento per comprendere da dove essi provengono; ricevono molte influenze dall’Indonesia, dalla China, dal Portogallo, ecc … paesi che hanno forti radici nella cultura indigena locale e, in pratica, fanno parte di essa. Molte sono le danze tradizionali accompagnate da strumenti musicali tipici come ad esempio il Rama, suoni e ritmi unici che avvolgono e stupiscono.
Durata: 9 giorni / 8 notti
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