Il dominio britannico fu quanto mai deleterio per l’economia indiana, che prima del raj era tra le più fiorenti del mondo grazie soprattutto all’esportazione di spezie e tessuti pregiati. Negli ultimi vent’anni l’economia è in continua crescita, raggiungendo nel 2008 un PIL nominale di 1.253.860 dollari statunitensi.
L’India ha un’economia di tipo misto in cui il governo, sia a livello federale sia nei singoli stati, svolge un importante ruolo di regolazione e pianificazione, oltre a essere titolare di numerose imprese pubbliche. L’agricoltura è il fulcro dell’economia del Paese; le colture più importanti sono quelle di cereali (riso, grano) e legumi (lenticchie, ceci, fagioli). Oggi l’India esporta in grandi quantità tè, cotone, canna da zucchero, pietre e metalli preziosi, mentre nonostante possa contare su una superficie di quasi 3,29 milioni di km², non dispone di risorse minerarie diversificate, soprattutto per quanto concerne i metalli e, fatto ancora più importante, non dispone di grandi riserve di petrolio, che deve importare per oltre il 70% del proprio fabbisogno. La moneta è la rupia indiana, il cui tasso di cambio è di circa 46,2 per dollaro statunitense.
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