Economia:
Il Myanmar è una delle nazioni più povere al mondo, a causa del ristagno economico, della cattiva gestione e dell’isolamento che ha conosciuto la sua storia recente.
Sotto la gestione britannica, il Myanmar conobbe una fase di benessere, diventando addirittura il più grande paese al mondo esportatore di riso (in seguito, con l’aumento demografico, sono diminuite le esportazioni) e di olio e producendo il 75% del teck del mondo: si riteneva dunque che il Paese fosse in via di sviluppo. Nel 1948, dopo l’instaurazione del primo governo militare, il Primo Ministro U Nu tentò di rendere l’allora Birmania uno stato ricco. Ma il colpo di stato nel 1962 fu seguito da un programma economico socialista, che pose sotto il controllo statale tutte le aziende, con l’eccezione di quelle agricole, e ne bloccò la crescita. Solo nel 1989, il governo birmano ha cominciato a decentralizzare il controllo economico, liberalizzando alcuni settori dell’economia; le industrie lucrative delle gemme, la lavorazione dell’olio e la silvicoltura sono però delle attività che rimangono ancora severamente regolate. Le attività più redditizie in Myanmar sono quelle del mercato nero, in quanto l’interferenza del governo è bassa.
Le merci viaggiano soprattutto attraverso il confine birmano-thailandese. I principali partner commerciali sono Thailandia, Cina, India, Giappone, Singapore e Malesia. ¾ della popolazione coltiva la terra e solo il 10% lavora nel settore industriale.
Per quanto riguarda l’agricoltura, la coltura primaria è quella del riso, ma nelle regioni settentrionali, che sono più aride, si coltivano altri cereali (grano, miglio, sorgo), patate, legumi e canne da zucchero. Sulle montagne nord orientali, vicino ai confini con Laos e Thailandia, è diffusa la coltivazione di oppio. Le terre coltivate sono il 14% del totale del territorio, sui 2/3 delle terre arabili è praticata la risicoltura e la meccanizzazione dell’agricoltura è solo agli inizi.
È consistente anche il reddito dato dall’allevamento di bovini, come anche dalla pesca. Le foreste del Tenasserim, e degli stati Karen e Shan, forniscono pregiati legnami, tra cui il teak, di cui Myanmar è il principale produttore mondiale, e poi il bambù e il pynkado. Lungo il litorale del Tenasserim ci sono inoltre grandi colture di caucciù.
Discrete sono le riserve petrolifere che si trovano nelle zone costiere e nella zona centrale; un oleodotto unisce per 400 km i pozzi di Syriam e Rangoon. Importante è l’estrazione di gas naturale lungo l’Irrawaddy e sulla costa del golfo di Martaban. Si estraggono poi piombo, zinco, stagno e tungsteno. Rilevanti ricavi si hanno dall’esportazione dei rubini (estratti nelle miniere di Mogok), che nel Myanmar sono pregiatissimi e sono considerati tra i migliori del mondo. Le industrie non sono molto sviluppate: ci sono stabilimenti tessili, alimentari ma anche industrie pesanti come quelle cementizie, metallifere e belliche.
Il turismo potrebbe essere un’ottima via per la ripresa economica del Myanmar, specialmente grazie ai templi di Pagan e si lavora molto in questa direzione.
Forma di governo:
Questo Stato è composto da sette divisioni e sette stati, che sono divisi in contee, spazi comunali e villaggi. Qui di seguito, le divisioni e gli Stati:
- Stato Rakhine
- Stato Chin
- Stato Kachin
- Stato Shan
- Stato Kayah
- Stato Karen
- Stato Mon
- Divisione di Sagaing
- Divisione del Tenasserim
- Divisione dell’Irrawaddy
- Divisione di Rangoon
- Divisione di Bago
- Divisione di Magway
- Divisione di Mandalay
Politicamente, si ha un regime militare che incute non poco terrore; la vita è sotto il controllo della giunta militare dall’1988. Ogni forma di dissenso è soppressa e gli agitatori politici sono incarcerati per aver espresso le loro opinioni.