Il Somapura Mahavihara si trova nei pressi del villaggio di Paharpur, nel Distretto di Nagaon, in Bangladesh ed è considerato tra i più celebri vihara, (ovvero la sala o l’edificio principale del tempio buddista), dell’intero subcontinente indiano.
I primi studi archeologici dell’area del complesso monastico nei pressi di Paharpur furono condotti dall’archeologo K.N. Dikhist e si conclusero nel 1938.
In seguito altri studi furono condotti da Prudence R. Myer nel 1969 e nel 1985 il sito fu dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Somapura fu fondato dal re Dharmapala, il secondo sovrano della dinastia Pāla, che regnò per 40 anni sull’India settentrionale.
Oltre a Somapura, Dharmapala fece anche edificare l’università di Vikramaśīla.
Dal IX al XII secolo Somapura attirò numerosi studiosi e traduttori tibetani, ma dovette subire anche un incendio.
Per tale motivo venne restaurato immediatamente e proseguì la sua attività anche durante la dinastia Sena, per poi cadere nell’oblio e nell’abbandono a causa delle invasioni islamiche che si verificarono nel XIII secolo.
L’area archeologica di Somapura, che copre 110.000 m2, presenta al centro un grande complesso rettangolare, rappresentante i resti architettonici di un vasto monastero buddista, in cui 177 celle monastiche circondano lo stupa principale, cioè il monumento buddista la cui funzione è quella di conservare reliquie, posto al centro.
Le stanze erano usate dai monaci per alloggio e meditazione e oltre al gran numero di stupa e santuari di varie dimensioni e forme, sono state scoperte anche placche di terracotta, sculture in pietra, iscrizioni, monete, ceramiche ed un certo numero di edifici secondari.
La curiosa pianta cruciforme, la struttura a terrazze con camere interne e la forma a piramide in via di diminuzione, che caratterizzano il sito è davvero qualcosa di insolito nell’architettura buddista indiana e ricorda fortemente i templi buddisti di Birmania, Giava e Cambogia.
Le opere in terracotta nel sito hanno purtroppo subito gravi danni a causa della mancanza di una corretta manutenzione, della scarsità di manodopera e di fondi, delle forti piogge e in particolare della corruzione dominante del paese.
Inoltre, il cattivo drenaggio dell’acqua accompagnato da alti livelli di salinità nei terreni ha contribuito al deterioramento delle suddette opere, compreso anche il verificarsi di numerosi atti vandalici.
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