L’economia armena è trainata dal settore primario, grazie anche alla notevole quantità di giacimenti minerari, e dal settore terziario, in particolar modo dal turismo montano.
Al contrario il settore industriale, seppur sviluppato nelle industrie alimentare, meccanica, della gomma, chimica, del tabacco, elettrica, cartaria e tessile, ha sofferto gravemente a causa del blocco economico imposto dall’Azerbaijan nel 1991.
Nonostante lo sviluppo del Paese sia frenato dalla mancanza di sbocchi sul mare e dalle limitazioni per le esportazioni imposte dalla Turchia e dall’Azerbaijan via terra, l’Armenia è discretamente sviluppata rispetto alle altre regioni del Caucaso.
Gli Armeni emigrati all’estero investendo grandi somme di denaro nel paese e acquistando numerosi immobili mantengono attivo il mercato immobiliare della capitale.
Nel 2003 l’economia armena inizio a crescere a ritmo del 12% annuo e contemporaneamente la povertà estrema scese dal 20% al 6%.
L’Armenia è una Repubblica Semipresidenziale il cui Presidente viene eletto direttamente dal popolo. Il Primo Ministro deve ottenere la fiducia del Parlamento, denominato Azgayin Zhoghov (assemblea nazionale) e costituito da 131 rappresentanti.
Il territorio armeno è suddiviso in 11 marzer (province), ognuna delle quali è guidata da un marzpet (governatore) nominato dal governo nazionale, ad esclusione della provincia di Yerevan, anche capitale nazionale, in cui la carica è affidata al sindaco.
Il Paese gode di ottimi rapporti con la Georgia, dalla quale dipende per l’accesso al mare, e con Francia, Stati Uniti, Russia e Iran, Paesi della diaspora armena. Al contrario risultano difficili i rapporti con Turchia e Azerbaijan. La prima continua a negare il Genocidio Armeno, mentre il secondo difende due parti del proprio territorio, il Karabagh e il Nakhchivan, dalla rivendicazione armena.
L’Armenia ha aderito nel 1994 al programma Partnership for Peace della NATO e nel 2001 al Consiglio d’Europa, impegnandosi nella cooperazione con le istituzioni europee.
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