Il monastero di Geghard, è un’eccezionale costruzione architettonica che si trova nell’omonimo comune nella provincia di Kotayk’, in Armenia.
Esso è parzialmente scolpito nella roccia di una montagna adiacente e nell’anno 2000 è entrato a far parte della lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Secondo la tradizione, il monastero venne fondato nel IV secolo da San Gregorio Illuminatore, nel luogo in cui si trova una sorgente all’interno di una grotta, sorgente che in tempi precedenti al Cristianesimo era ritenuta sacra.
Per questa ragione il nome originale del monastero era quello di Ayrivank, che significa “il monastero della grotta”, mentre oggi è conosciuto col nome di Geghard, che significa “il monastero della lancia”, con riferimento proprio alla lancia che ferì Cristo durante la crocifissione, che secondo la leggenda sarebbe stata portata in Armenia dall’apostolo Taddeo e conservata nel monastero insieme a molte altre reliquie.
Questa lancia, che ha una targa a forma di diamante attaccata alla sua parte terminale, oggi però è conservata nel museo di Echmiadzin.
Benché ci siano iscrizioni risalenti al 1160, la chiesa principale, chiamata Katoghike, venne costruita nel 1215 col patrocinio dei fratelli Zagare e Ivane, generali della regina Tamar di Georgia, che riconquistò gran parte dell’Armenia ai Turchi.
Essa è costruita contro la montagna, con una pianta a croce greca iscritta in un quadrato e coperta da una cupola a base quadrata.
Negli angoli inoltre, vi sono piccole cappelle a due piani con volta a botte.
La facciata meridionale di Katoghike, presenta invece un portale con sopra scolpito un leone che attacca un bue e altre splendide raffigurazioni e bassorilievi che adornano archi e cornici esterne.
A ovest del tempio principale ed unito ad esso, si trova poi il Gavit, cioè una sagrestia, costruita fra il 1215 e il 1225, che veniva usata come sala riunioni, sala studio e per accogliere i pellegrini ed i visitatori.
Quattro massicce colonne al centro della sala, sostengono un tetto di pietra con un foro centrale che permette l’ingresso della luce.
Alcune delle chiese che fanno parte del complesso del monastero sono interamente scavate nella roccia, altre sono poco più che grotte e altre ancora sono elaborate strutture architettoniche con parti in muratura e parti scavate nella roccia e decorate con bellissimi bassorilievi.
Uno di questi esempi, è quello della cappella di San Gregorio Illuminatore, precedentemente chiamata cappella di Santa Maria, che venne costruita nel 1177, ad un centinaio di metri oltre l’entrata del monastero.
La cappella è rettangolare con un’abside a ferro di cavallo e sui lati di essa si trovano vari passaggi aperti nella roccia.
Alcune tracce di intonaco con resti di affreschi, indicano inoltre, che in passato le mura interne della cappella erano decorate con alcuni disegni.
Nel complesso si trovano infine numerosi khachkar, ovvero dei cippi funerari scolpiti, tipici dell’Armenia, che contribuiscono a rendere questo luogo uno dei più visitati di tutto lo stato.
Dopo una fase di espansione, il monastero cominciò però un lungo declino, la chiesa principale infatti, venne addirittura usata per dare riparo alle greggi dei nomadi Karapapakh durante l’inverno, fino a che non venne restaurato da alcuni monaci provenienti dalla città di Echmiadzin, dopo la conquista russa.
Il sito, tuttora, ospita una piccola comunità ecclesiastica ed è meta di pellegrinaggi.
Un luogo incantevole, in cui regna un’atmosfera di pace e serenità!
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