Viaggiare è vivere

di Maria Gabriella Matragna

Cina, Australia e Brasile: visitare le grandi città per poi perdersi nella maestosità della natura

 

 

Viaggiare mi è sempre piaciuto, mi fa sentire viva! Del viaggio adoro tutto, dallo studio della destinazione ai preparativi, dalla valigia (che sistemo meticolosamente con dentro l’immancabile macchina del caffè) allo scaricare le foto al rientro!

Questa è la prima cosa che faccio quando torno, forse prima di disfare la valigia! Mi sono studiata questo itinerario alla scoperta di tre luoghi, peraltro nazioni grandi come continenti, due dei quali sono diventati traino dell’economia mondiale ovvero Cina e Brasile ed il terzo da sempre esercita il fascino del  Nuovo Mondo cioè l’Australia.

Di seguito, estratti del mio diario su quello che è stato il viaggio più articolato tra quelli fin qui affrontati. Ho volutamente sorvolato su date, giorni di permanenza, spostamenti, concentrando l’attenzione solo sulle osservazioni perciò ho estrapolato dal diario solo ciò che mi ha maggiormente colpita!

Cina

Arrivata a Pechino, resto impressionata dal cielo tanto grigio che sembra nebbioso, la temperatura non è rigida, il sole fa una gran fatica a venire allo scoperto, le macchine sono un fiume in piena in qualsiasi direzione. Le strade sono immense, curate, degli eleganti attraversamenti stradali le sovrastano, man mano che ci si avvicina al centro, nuovissimi e sfavillanti grattacieli si alternano a quartieri dalle costruzioni basse, le auto vengono così affiancate da biciclette e motorini, ma solo ai semafori rossi in prossimità degli incroci. Poi, scattato il verde, questi ultimi si dissolvono nei vicoletti. Il rumore è assordante, i particolari (lo sfiato della metropolitana a  forma di fungo in un prato) sorprendenti!
La  visita della città comincia con un Tempio come ce ne sono tanti in oriente per cui è con Piazza Tienanmen che realizzo davvero di essere in Cina. Ci arrivo all’imbrunire, lanterne rosse delimitano il mio cammino poi la foto di Mao Tze Tung col suo faccione rassicurante e con tutte le lucine che adornano il profilo del palazzo mi dicono che sono arrivata. La piazza di sera è un brulicare di turisti curiosi e flash fotografici ma è niente paragonato all’indomani mattina quando visito l’interno della Città Proibita. Una marea di turisti, per lo più cinesi, si mettono in fila ognuno seguendo un capogruppo che col suo megafono si fa riconoscere, il caos più totale ma la piazza rispetto alla sera precedente, ha un altro volto, mi appare assai più ampia, i palazzi del potere sono disposti tutt’intorno al perimetro e sono austeri.

Quando varchi la soglia del Palazzo, al solo pensiero di calpestare quello stesso suolo un tempo solcato dagli Imperatori delle varie dinastie ti fa respirare la Storia. Lo straniamento creato dalla lingua così diversa, il pochissimo inglese parlato da pochi, creano non poche difficoltà. I cinesi sono scaltri, per certi versi sembrano Napoletani su scala mondiale, così veloci ad assimilare e copiare, così tanto scaramantici da fare tutti la foto nello stesso punto o indossare tutti le stesse cose come i braccialetti di giada.

La visita di Pechino si concretizza appieno soltanto quando sono sulla Grande Muraglia, una meraviglia assoluta, un “sali – scendi” a perdita d’occhio e una quantità infinita di teste che si incrociano nei due sensi di marcia, il trionfo della loro operosità! Incredibile pensare a quanto tempo e quanta fatica ci siano volute per costruire una simile Unicità!

Pechino mi ha svezzata, ma il viaggio prosegue verso sud alla volta di Shanghai. Il contrasto tra le due è subito evidente, tanto austera la prima e tanto civetta la seconda, totalmente protesa ad ovest al punto che quasi non mi sembra più di essere in Cina. Tutto uno sfavillìo, luci adoperate a iosa, led che illuminano intere facciate dei grattacieli che fronteggiano il Bund (riva in perfetto stile inglese) e sembrano inchinarsi al fiume Huangpu per farsi ammirare in tutto il loro splendore.

La navigazione del fiume è splendida, la riva destra dove tutto è avveniristico si contrappone alla riva sinistra dove domina un antico orologio classico che mi ricorda tanto il Big Ben. A destra fai un salto nel futuro, guardi grattacieli stratosferici e dalle forme bizzarre come l’immenso apri bottiglia o il grattacielo della Perla, a sinistra tutto fermo al secolo scorso, le facciate degli hotels fanno da sfondo all’ampio marciapiede dove tutto si svolge lentamente, la gente passeggia e si fa fotografare senza flash perché basta la luce emanata dai grattacieli della riva opposta.

Lasciata la via principale, m’incammino in un vicoletto dove si cucina ogni cosa senza la minima norma sanitaria, odori fortissimi e leccornie di ogni tipo sfilano sotto le narici, non so se concedermi qualcosa o resistere, opto per la seconda. L’antico e finto quartiere stile vecchia Shanghai dove pure si mangia in ogni angolo (qui assaggio i famosi ravioli al vapore ripieni, una vera delizia!) si contrappone al modaiolo quartiere francese in cui sembra di nuovo di essere in Europa per via dei negozi e dei locali, se non fosse per lo stacco che si crea tra gli enormi grattacieli adiacenti queste palazzine ad un piano, lo stridente contrasto crea un atmosfera davvero unica. Ma è tempo di lasciare Shanghai, il viaggio prosegue tramite il famoso treno superveloce alla volta di Tongli, antico e tranquillo villaggio dove si coltivano perle e sulle sponde di un fiume scorre la vita intera, molto pittoresco e questo sì, caratteristico. Naturalmente, tra le attrazioni più belle viste in Cina non posso non citare l’esercito di terracotta di Xian, questo capolavoro assoluto conservatosi quasi perfettamente e venuto fuori grazie ad un contadino ed alla sua ricerca di un pozzo, assolutamente incredibile.. Ma la cosa che più di tutte mi lascia il segno è lo spettacolo di canto e balli con cena, serviti in un teatro al centro di Xian, magia pura, un’esperienza davvero indimenticabile.. Invece dove ho visto la Cina che, nel mio immaginario, mi aspettavo di trovare è stato nell’estremo sud.

Qui ho visto le piantagioni di riso e di thè, ho visto la natura prendere il sopravvento, il paesaggio in tutto il suo splendore specialmente navigando lungo il fiume Lijiang su cui si affacciano formazioni rocciose alte come montagne e dalle forme più strane.

Ho visto lunghe file di imbarcazioni rurali fatte da canne di bambù con una persona al comando trasportare coppie di cinesi in un giorno di festa. Anche la cittadina di Guilin ha un percorso artificiale creato sull’acqua in cui ci si imbatte in ponti illuminati, case in cui dei figuranti inscenano momenti della vita quotidiana o della migliore tradizione cinese, tutto molto affascinante. La visita della Cina si conclude ad Hong Kong che è diversa da tutto quanto visto sinora. Qui i contrasti diventano ancora più evidenti, intanto lo stile di vita è occidentale ed il tutto è molto più “sfacciato” se paragonato alla “misurata” Cina. Caos, musica ad alto volume e mega schermi, negozi di lusso ed altri meno, prostituzione, ostentazione, caldo umido.

La baia però è davvero splendida, sia vista dall’alto del Peak che durante la navigazione. Anche qui giochi di luci affascinanti, addirittura uno spettacolo ai raggi laser che illuminano a suon di musica ciascuno dei riconoscibilissimi grattacieli della sponda di Wan Chai, visto dalle terrazze di Kowloon.  Ma è tempo di proseguire e di lasciare la Cina per andare alla volta dell’Australia.

 

Australia

.. arrivo a Melbourne, primo impatto più che positivo. Intanto la prima differenza lampante è il concetto di densità di abitanti sul territorio. Nelle grandi città cinesi è tutto grigio, sia per  l’inquinamento ma anche per le infinite costruzioni mentre in Australia ci sono tutti i colori della natura, il verde su tutti ma anche l’azzurro intenso del cielo. Ritornano le voci della gente ma non del traffico. Ritrovo l’inglese anche se l’accento è molto particolare, ma mi ci abituo subito. La città è vivibile, il clima è gradevole, il cielo è di un azzurro tersissimo che fa contrasto con le candide nuvole, la gente è rilassata, sono tutti sorridenti e sembrano godersi la vita. Anche l’architettura non è aggressiva, le costruzioni vittoriane sono tutte molto curate in uno stile che ricorda quello inglese ma è davvero tipico in quanto sono palazzine ad un piano e chiese con guglie in cui solo qualche grattacielo del centro economico le sovrasta. Anche il cibo è diventato più accattivante, intanto gli odori ma anche i sapori sono finalmente più affini al mio palato. E poi c’è una varietà e scelta infinita di locali e baretti carini, molti dei quali italiani.

Si vede che è un continente giovane, la città ha meno di duecento anni, viene valorizzato anche il nulla, al pensiero che in Italia Pompei cada a pezzi mi viene da piangere.. La visita inizia da Federation Square, il cuore della città, che si affaccia sul fiume Yarra. Passeggiare per il centro è davvero piacevole, poi se proprio non ce la fai più ci sono questi tram tipici che ti fanno visitare la città gratuitamente e su alcune carrozze, si può anche mangiare!

Il Queen Victoria Market è un vero spettacolo di colori ed odori e poi una cosa che non manco mai di fare è osservare le città dai loro punti più alti ed ogni volta è una emozione che toglie il fiato e qui a Melbourne c’è l’Eureka Skydeck. Ma l’attrazione che mi ha invogliato a fare tappa a Melbourne è lei, la Great Ocean Road. Non potevo certo perdermi “i dodici apostoli” (rimasti in otto) la cui vista lascia senza fiato. Per chi non lo sa, si tratta di enormi pilastri di pietra calcarea modellati da vento e onde ed alti fino a 45 metri, visibili dal Port Cambell National Park.

Perso il giro di sorvolo in elicottero, devo “accontentarmi” di scendere i Gibson Steps e guardarle dal basso, la qual cosa mi fa sentire davvero piccola di fronte alla Natura.  Ma devo dire che questa sensazione in Australia l’ho provata spesso. Intanto nei vari spostamenti, chilometri e chilometri senza incrociare nulla se non i cartelli di fare attenzione all’attraversamento stradale dei canguri che talvolta mi è capitato di vedere saltellare, per fortuna a debita distanza! A Kangaroo Island invece il contatto è stato diretto con la splendida fauna locale (in particolare, inutile dirlo i canguri ed i koala insieme ai leoni marini, pinguini) ma anche con la Natura poiché è tutto sterrato e si dorme in strutture semplici ma allo stesso tempo confortevoli e perfettamente inserite nell’ambiente circostante, che siano in campagna o che offrano la vista sul mare, qui ti senti veramente in pace col mondo!

Capitolo a parte per Ayers Rock dove, oltre a sentirmi una “essere minuscolo”, ho sentito la potenza del Silenzio interrotta solo dal suono del Didgeridoo, il tipico strumento aborigeno che ti mette di fronte al fatto che questi indigeni, come è accaduto in America, sono stati ridotti in minoranza e costretti a vivere in riserve, in nome della Civiltà!Descrivere la variazione impercettibile della luce del sole man mano che sorge o tramonta e vedere le varie gradazioni di rosso che cambiano di tono ed intensità è qualcosa di impagabile, un’esperienza quasi mistica, impossibile da descrivere a parole. Forse è per questo che viene considerata una Montagna Sacra.

La cena servita col monolito sullo sfondo poi è davvero una celebrazione! La visita in Australia non prosegue per la grande barriera corallina ma termina a Sydney dove l’Opera House regna sovrana nella splendida baia che è una festa di vele e che mi godo appieno questo skyline proprio facendo un giro in barca! Un’altra bella esperienza è stata la visita al Fish Market dove si assiste alle aste per aggiudicarsi la migliore mercanzia e si può acquistare e degustare al momento. Anche questa città è giovane e dinamica e me ne rendo perfettamente conto solo dopo aver visitato la famosa Bondi Beach facendomi il percorso a piedi fino a Bronte, mai vista una simile concentrazione di persone così atletiche ed in forma! Dopo aver speso tempo a George Street, in giro per i negozi, è tempo di ripartire per cui l’ultimo scatto è dall’Harbour Bridge al tramonto, col sole che cala dietro alle vele dell’Opera House nella splendida baia. Voglio fissare questa immagine nella mia mente perché domani avrò archiviato l’Australia. Già, prossima tappa il Brasile!

 

Brasile

Questo immenso paese, se vogliamo è un mix perfetto, sviluppato e popolato come la Cina (anche se qui ci trovi una molteplicità di razze) ma con una maestosità della Natura incredibile, che si supera nelle cascate di Iguacu e in Amazzonia. La prima tappa non può che essere Rio, tante volte vista in filmati e fotografie.

Lo splendido Cristo Redentore rosato al tramonto e la vista che si ha dal Corcovado mi fanno pensare che sia valsa la pena di venire qui. Il Pan di Zucchero raggiunto in teleferica, la bellissima ed infinita spiaggia di Copacabana, l’odore irresistibile che emanano le churrascarie dove gusto i buonissimi bocconi di carne arrostita dal sapore unico, il ritmo coinvolgente della samba ballata in ogni dove. Non oso immaginare cosa possa diventare questa città durante il Carnevale.. Naturalmente non è tutto bello, assisto ad un tentativo di scippo ai danni di un turista e rifletto: la realtà è che questo è un paese che sta crescendo molto in fretta e questo non può non avere degli effetti collaterali che, come sempre accade, sono sempre a carico dei meno fortunati! Mi lascio Rio alle spalle, il viaggio prosegue verso Salvador de Bahia.

Questa città per me rappresenta meglio il Brasile come unione di Portogallo ed Africa, dove il centro sembra essere davvero fermo ai tempi del colonialismo, con le donne vestite di bianco che danzano o vendono le loro merci sui carretti al centro del Pelourinho, patrimonio dell’Umanità! Ragazzi che praticano la capoeira (mix di arti marziali e danza) attirano l’attenzione di vari gruppi di turisti che si prendono una pausa dalle guide per ammirarne i movimenti. I caseggiati secolari con i loro ampi androni e le balconate dai delicati colori pastello si alternano alle innumerevoli chiese per lo più bianche e ocra, rimaste quasi intatte ed i cui nomi mi suonano molto familiari. Le botteghe di artigianato locale offrono la loro mercanzia a basso costo. Anche le sue spiagge sono proprio come me l’ero immaginate, lunghissime e piene di gente che improvvisa partite di calcio o pallavolo, donne dai corpi statuari che fanno veramente tanta invidia, insomma un paradiso.

Ma il tempo è tiranno e quindi devo lasciare questa meraviglia per andarne a vederne un’altra ovvero Manaus porta d’ingresso dell’Amazzonia, la più grande regione del Brasile estesa per quasi la metà dell’intera nazione. Il nome è dovuto agli indios omonimi che là vivevano, è diventata famosa per l’esportazione della gomma ma questo fenomeno ha subìto un arresto con conseguente declino della città che però ha saputo rialzarsi. Il simbolo è lo spettacolare teatro costruito con le migliori materie prime del mondo tra cui il nostro marmo.

Il viaggio prosegue andando all’interno del paese nel Polmone verde più grande del mondo. Avevo avuto un assaggio a Rio, a Barra de Tjiuca ma si trattava di un pezzo di foresta inserita in un contesto urbano. Qui il verde mi inghiottisce in ogni direzione, alberi immensi con rami lunghissimi, si osservano e si odono i colori e i suoni della Natura. I vari corsi d’acqua che l’attraversano sono immensi ed infiniti, difatti l’esperienza più particolare è l’incontro delle Acque, cioè vedere che per un tratto lungo circa 6 km, le acque del Rio Negro si uniscono a quelle del Rio Solimoes per formare il Rio Amazonas ma corrono parallele senza mescolarsi, a causa di differenti velocità di correnti e temperatura! Anche vedere la comunità indigena dei caboclos con la foresta dei macacos ha il suo peso, inevitabile un parallelismo con gli indigeni australiani, anche qui davvero il tempo sembra essersi fermato.

E’ bello vedere come la gente qui sembri  contenta, nonostante non abbiano nulla o quasi, questo mi fa riflettere su quanto l’occidente consumistico abbia falsato la percezione della vita.. l’ultima tappa del viaggio è anch’essa naturalistica al 100%, si tratta naturalmente delle imperdibili cascate di Iguacu la cui portata d’acqua è superiore a quelle di Niagara di cui conservo un ricordo indelebile.

Infatti, arrivata a destinazione, sento lo stesso frastuono e vedo l’acqua nebulizzata che staglia l’arcobaleno per cui mi lascio guidare alla volta della cosiddetta “gola del Diavolo” ovvero il punto da cui si gode la migliore osservazione. Questo fenomeno è l’apoteosi della Natura, ti fa davvero sentire la grandezza di un Essere superiore. Il lunghissimo viaggio volge al termine, la stanchezza accumulata è tantissima così come il bagaglio, non solo quello fisico ma anche e soprattutto quello di emozioni ed esperienza.
Sono tante le cose di questo viaggio che mi resteranno impresse nel cuore e nella mente, per questo durante i miei viaggi redigo un diario: voglio ricordare il più possibile sensazioni ed emozioni. Spesso, visitando un nuovo posto, mi capita che mi ricordi altro e paradossalmente più si viaggia, più questa cosa succede. A chi mi chiede quale sia il posto più bello mai visitato sinora, io rispondo sempre che non ce n’è uno su tutti perché ciascuno è bello a modo suo.  E’ proprio vero che “chi vive vede molto ma chi viaggia vede di più!”

Ogni viaggio è un capitolo a sé, un po’ come accade nella vita dove si fa tesoro di ogni esperienza vissuta, così in ogni viaggio c’è sempre un episodio da ricordare. Magari è una persona che non conosci con cui scambi volentieri due chiacchiere, magari è assaggiare una specialità del posto e scoprire che il sapore è simile a qualcosa che ti è familiare, per cui ti rendi ancora più conto di quanto sia bello viaggiare, di quanto si è fortunati nel poterlo fare e la speranza è di continuare a farlo il più a lungo possibile. Ora non mi resta che disfare la valigia, alla prossima!

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